Tari sempre più indigesta e costosa: i locali ne chiedono l'azzeramento

Fra i numerosi costi fissi che bar, ristoranti e non solo devono sopportare nonostante la chiusura, c'è la tassa sui rifiuti. A Bologna puntano sull'algoritmo per renderla più equa e scovare i furbetti

13 aprile 2021 | 17:13
Sono tanti, a volte piccoli ma comunque fastidiosi altre volte pesanti come macigni. Sono i costi fissi che le aziende colpite dalle chiusure dovute alla pandemia devono comunque onorare. Tari compresa che, nonostante il blocco del canale Horeca, ha aumentato il suo peso sui conti di ristoranti, bar e locali pubblici che di rifiuti, negli ultimi 12 mesi, ne hanno prodotti davvero pochi. Tanto che ora sono uniti nel chiedere un suo azzeramento per il 2021 (prima dell'arrivo della prima rata, attesa per la fine di aprile).



A Bologna puntano sull'algoritmo

Tanto basta per mettere gli enti locali sulle tracce di chi deve versare la propria quota. Come successo a Bologna, dove il Comune ha assoldato un algoritmo per scovare eventuali anomalie e quei contribuenti che erano riusciti a scappare alle maglie del controllo. L’obiettivo è duplice: da un lato, far pagare tutti; dall’altro, pagare meno. Intrecciando i dati di diversi database (dall’anagrafe al catasto, passando per l’Agenzia delle Entrate), l’algoritmo del Comune di Bologna - realizzato da Municipia Gruppo Engineering - punta ad ampliare la platea dei contribuenti così da far scendere la pressione di alcune tasse locali su imprese e cittadini.

Primo banco di prova, la tassa sui rifiuti: «Grazie agli algoritmo si va a scovare il 10% di contribuenti evasori Tari in modo da ridurre l’importo per l’altro 90% di contribuente che ora paga di meno. I 10 milioni che abbiamo messo in gioco in termini di innovazione di processo ha permesso lo sconto fino al 50% per bar, alberghi, ristoranti, negozi no food», ha affermato l’assessore al Bilancio del capoluogo emiliano, Davide Conte.

Locali chiusi ma tassa in aumento

Un progetto che potrebbe andare incontro alle esigenze di ristoratori, proprietari di bar e alberghi che anche durante l’assemblea straordinaria di Fipe tenutasi in piazza San Silvestro a Roma, hanno battuto su questo tasto (chiedendo peraltro l'azzeramento della tassa sui rifiuti). Nel 2020, infatti, nonostante il blocco delle attività causa Covid e la conseguente drastica riduzione della quantità di rifiuti prodotta (oltre 5 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2019), il costo totale della Tari ha raggiunto il livello record di 9,73 miliardi con un incremento dell'80% negli ultimi 10 anni. E, manco a dirlo, ristoranti, pizzerie e pub risultano fra i più tartassati.

A scattare la fotografia è stato, qualche giorno fa, l'Osservatorio tasse locali di Confcommercio, che parla di «un vero e proprio paradosso che penalizza ulteriormente le imprese del terziario, con costi ancora troppo alti e sproporzionati a fronte dei quali non corrisponde un'efficiente gestione dei servizi resi dagli enti locali». L'Ossrvatorio permanente dedicato alla raccolta e all’analisi di dati e informazioni sull’intero territorio relative alla tassa rifiuti pagata dalle imprese del terziario, ha passato al setaccio le delibere e i regolamenti di tutti i Comuni capoluoghi di provincia oltre a più di 2.000 altri Comuni di piccole e medie dimensioni. Risultato? Costi salatissimi.

Dal canone alla Cosap, troppe spese

Ma la Tari è solo l'ultima delle voci di costo che i locali pubblici devono sostenere. Fra le diverse gabelle ci sono anche il canone Rai e la Cosap (tassa sull'occupazione di superficie pubblica). Ma pure il canone d'affitto che, lasciato alla contrattazione fra privati, rischia di abbandonare al proprio destino diverse imprese. Su questo, la Fipe ha chiesto nuove proroghe del credito d’imposta, come fatto per il mondo del turismo.

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Alberto Lupini


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