La Svizzera non rinuncia al foie gras: il divieto di importazione va respinto
Il Consiglio federale raccomanda di respingere l'iniziativa sul divieto d’importazione di foie gras chiesto dagli animalisti. Ma in Svizzera potrebbero introdurre regole più stringenti per l'etichettatura
No al divieto dell'importazione del foie gras, ma sì a regole più stringenti. Mentre la produzione è vietata sul territorio dal 1978 per motivi di benessere animale, il Paese rimane un importante importatore, con circa 200 tonnellate di foie gras consumate ogni anno. Gli animalisti avevano raccolto firme per impedirne anche l'importazione, ma il Consiglio federale ha raccomandato al parlamento di respingere la proposta. Tuttavia, il Paese elvetico pensa di introdurre regole più chiare per quanto concerne l'etichettatura.
Foie gras in Svizzera, la vicenda
Gli animalisti di Alliance Animale Suisse hanno raccolto e depositato 100mila firme contro l'importazione di foie gras alla Cancelleria federale, aprendo la strada ad un possibile referendum popolare. Se fosse stata approvata, l'iniziativa avrebbe portato al divieto totale di importazione del foie gras in Svizzera, dove la produzione è già vietata dal 1978.
Gli animalisti, infatti, denunciavano il “gavage”, la pratica di alimentazione forzata di anatre e oche, che provoca gravi sofferenze agli animali, conducendoli a patologie come la steatosi epatica. Attualmente, la Svizzera importa circa 200 tonnellate di foie gras ogni anno, rendendola uno dei principali consumatori globali. Tuttavia, il 70% della popolazione svizzera non consuma questo prodotto, con significative differenze regionali: la Svizzera tedesca registra un basso consumo (15%), mentre Svizzera romanda e Ticino sono più propensi (rispettivamente 71% e 49%).
Foie gras in Svizzera, la questione morale
Gli animalisti sostenevano che un eventuale divieto di importazione sia compatibile con gli obblighi commerciali internazionali della Svizzera, citando precedenti come il bando di pellicce di foca, cane e gatto. La Corte Suprema dell'Omc ha infatti riconosciuto che la tutela degli animali può rientrare nella morale pubblica.
Ma il Governo ha sottolineato che un divieto sarebbe incompatibile con gli impegni internazionali della Svizzera. Elisabeth Baume-Schneider, consigliera federale, ha spiegato che un divieto di importazione si scontrerebbe con accordi come quello sulle tariffe doganali e il commercio (Wto) e quello di libero scambio con l'Ue. Inoltre, una misura di questo tipo limiterebbe la libertà di scelta dei consumatori e potrebbe esporre la Svizzera a ritorsioni commerciali.
Foie Gras, il compromesso
Per rispondere alle preoccupazioni sollevate dai promotori dell'iniziativa, il governo intende introdurre un obbligo di dichiarazione per i prodotti ottenuti mediante alimentazione forzata. In Svizzera, tale pratica è vietata da oltre 40 anni, ma molti prodotti derivati dal foie gras vengono comunque importati. L'etichettatura, prevista entro il prossimo anno, consentirà ai consumatori di riconoscere i metodi di produzione, favorendo una maggiore trasparenza e sensibilizzazione.
Oltre all'etichettatura per il foie gras, il Governo ha annunciato ulteriori misure per dichiarare se prodotti animali, come le cosce di rana, sono stati ottenuti senza anestesia o stordimento. Questi obblighi, secondo il Consiglio federale, rappresentano un approccio pragmatico per tutelare il benessere animale senza compromettere gli obblighi internazionali.
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Alberto Lupini
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