Strutture extraricettive dimenticate «Rappresentiamo metà del settore»

Property Managers, associazione che rappresenta oltre 600 aziende, si appella al Governo per aiuti senza i quali si fallirebbe. Per l'estate lancia un progetto che conceda affitti a prezzi inferiori per le vacanze

09 maggio 2020 | 17:45
Rappresentano più della metà dell'accoglienza turistica, danno lavoro a migliaia di persone, generano un indotto di milioni di euro e sono la leva per rilanciare il turismo messo in ginocchio dall'emergenza Covid-19. Ma sono rimasti esclusi da ogni misura a sostegno delle imprese turistiche prevista dal governo. Questa è la realtà segnalata da chi si occupa di strutture extra ricettive. Così gli imprenditori che operano nel campo lanciano un appello al ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo Dario Franceschini, in queste ore al lavoro per definire gli interventi da inserire nel decreto di maggio.


Stefano Bettanin

«Ogni misura a sostegno delle imprese del turismo deve includere tutte le società regolarmente operanti che raccolgono e versano l’imposta di soggiorno, quindi anche noi», ha affermato Stefano Bettanin, presidente di Property Managers Italia, associazione nazionale di categoria del turismo residenziale che rappresenta più di 600 aziende italiane e non solo, che operano in maniera professionale in questo settore, più di 50mila alloggi su unità immobiliari (appartamenti, ville, aparthotel, case galleggianti, ecc...), dislocate in tutta Italia.

«Il turismo in appartamento o in strutture extra-ricettive negli ultimi anni ha visto un aumento esponenziale di gestori di tali strutture che oggi rappresentano più del 55% dell'intero comparto dell'hospitality in Italia. Eppure non vengono considerati dal governo: è assurdo, vuol dire non aver capito come è cambiato il settore, come funziona la filiera del turismo», commenta Bettanin, «sbigottito e rammaricato» da quella che viene descritta "cecità del Ministero e del Governo", che «ci prende in considerazione per tasse, credito di imposta, tasse di soggiorno e invece non si ricorda di noi quando prevede aiuti». È offeso, Bettanin, «dalle accuse denigratorie e infondate mosse da alcuni rappresentanti del reparto turistico tradizionale che fanno campagne vergognose contro di noi, invece di pensare a fare sistema per far ripartire tutti insieme la macchina del turismo».

Nel mondo del Vacation Rental le società rappresentate da Property Managers Italia operano in piena regola, versando tasse, contributi, imposta di soggiorno e ritenuta per le locazioni turistiche e chiedono al governo «di sostenere chi ha scelto di operare in questo mercato in maniera trasparente, pienamente legale e strutturate» estendendo le misure a sostegno del settore, attualmente previste solo per il comparto alberghiero o per strutture ricettive in senso classico (compreso il bonus vacanze, idea avanzata proprio dai property manager nel tavolo convocato al Mibact lo scorso 4 marzo) a tutte le imprese regolari, indipendentemente dai codici Ateco con cui vengono identificate. Una richiesta ancor più forte perché a detta di Bettanin il Governo non si è mai preoccupato, nonostante le innumerevoli richieste, di prevedere un codice Ateco che identificasse in maniera univoca le aziende che operano professionalmente nel settore dell'ospitalità extra ricettiva e innovativa, come peraltro avviene in tutti gli altri Stati membri dell'Unione europea.

«Non ci dimenticate perché sarebbe come dimenticare un pezzo del Paese che non tornerà se non viene aiutato ora, a danno non solo delle aziende, delle famiglie, dei lavoratori che rappresentiamo, ma di tutta l'economia italiana». A rimetterci sono i dipendenti delle aziende che gestiscono gli alloggi, i proprietari di case ma anche i moltissimi operatori che gravitano attorno a questa attività: dalla manutenzione alla pulizia, dai servizi offerti alle visite guidate.

Secondo uno studio dell'Università Bocconi, nel mercato solo il 23% della spesa turistica è destinato all'alloggio: il resto è destinato a ristoranti, negozi, musei, noleggio auto. Se un alloggio rende in media 18mila euro all'anno (dati Airbnb), l'indotto che ricade sul territorio è quindi mediamente di 60mila euro per alloggio, per un totale di 3 miliardi di euro.

La pandemia Covid-19 ha azzerato le prenotazioni e quindi il fatturato da fine febbraio per tutto marzo, aprile e maggio, ma si intravede una timida ripresa per l'estate 2020, grazie alla domanda interna. Gli italiani quest'anno faranno le vacanze in Italia, al mare ma non solo e le strutture extra ricettive (in qualunque forma esercitate, anche a causa della confusione normativa tra Stato e Regioni, mai regolata in maniera uniforme, nonostante i ripetuti appelli di Property Managers Italia, ai vari governi in questi 4 anni), diffuse in maniera capillare lungo lo Stivale, garantiscono privacy e distanziamento sociale, oltre a un'accurata pulizia: Property Managers Italia sta lavorando a un protocollo nazionale, su modello di quelli già adottati in Portogallo e Spagna dalle associazioni di tali Paesi, con cui Property Managers Italia collabora a livello europeo, per certificare la sanificazione degli alloggi a ogni check out.

Property Managers Italia, dopo aver lanciato la campagna “Una casa per medici e infermieri” (offrendo gratis appartamenti a personale sanitario durante l'emergenza Coronavirus), ora propone “Una casa per gli italiani”: appartamenti e ville saranno affittati a prezzi simbolici per permettere alle famiglie, rimaste per mesi in confinamento, di scoprire e riscoprire le bellezze dal Paese. Gli ospiti inoltre grazie al progetto Spesa Amica, potranno ricevere a domicilio (con consegna gratuita) prodotti freschi a chilometro zero, un modo per fornire un servizio ai clienti e aiutare le aziende agricole del territorio.

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Alberto Lupini


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