Stati Generali, ma il Turismo dov'è? Conte si dimentica gli hotel
Il presidente Bernabò Bocca si scaglia contro l’assenza (per ora) del settore al tavolo. «Noi non ci siamo, eppure rappresentiamo il 13% del Pil». Anche Confindustria Alberghi resta alla finestra in attesa . Sarebbero invece state invitate sigle minori che non rappresentano certo il turismo. Un'altra scivolata del Ministro Dario Franceschini
15 giugno 2020 | 15:46
Gli Stati Generali si riuniscono, ma il turismo sembra essere tagliato fuori dal tavolo. L’occasione sembrava essere ghiotta per il settore, sia da un punto di vista pratico che di segnale forte che il Governo avrebbe potuto dare al settore. E invece, nulla di fatto. Almeno per ora le associazioni degli albergatori non hanno ricevuto alcun invito. Federalberghi e Confindustria hotel sono a oggi in attesa di un qualunque invito, ma nè dal premier Conte, nè dal ministro del Turismo Dario Franceschini sono arrivati segnali. Vero è che l'organizzazione di questa riunione è un po' arraffazonata, all'italiana potremmo dire, e che quindi da un giorno all'altro l'invito potrebbe arrivare, ma viene da chiedersi a questo punto che tipo di sostanza possa avere un incontro organizzato in fretta e furia. Per altre chiacchiere? E magari l'invito a partecipare arriva solo dopo una giusta reprimenda da parte di chi fa riferimento ad un mondo che vale direttamente il 13% del Pil, ma che con l'indotto pesa per almeno un tezo dell'economia reale del Paese.
Viene da pensare ad ogni modo che il ministro che dovrebbe tutelare il turismo, Dario Franceschini, non abbia alcun peso a questo tavolo. O la colpa resta di un Governo miope o la colpa è, appunto, di un Ministro con poca personalità. Ma la questione resta sempre che il turismo a questo tavolo per ora non c'è. E a questo punto c'è da pensare che anche il documento della task force di Colao sia una grande bufala: uno dei 6 punti di intervento è dedicato al Turismo, ma gli albergatori, a oggi, non dovrebbero avere voce...
A denunciare per primo con amarezza la mancata convocazione è stato il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca: «Siamo un settore che pesa per il 13% del Pil - ha detto all’Huffington Post - e tra quelli più colpiti. Eppure non siamo stati invitati agli Stati generali, mentre ci sono sigle sconosciute, saranno amiche di qualcuno al governo». L’ipotesi è che una macchina così corposa come quella degli Stati Generali possa muoversi lentamente e che quindi una convocazione possa quindi arrivare nei prossimi giorni. Ma Bocca non ci sta: «Non è mica un invito al ristorante - ha detto - parliamo di rilancio economico, di piani, di progettazione, e noi non sappiamo se dobbiamo andarci? Ma che storia è?».
Un’irritazione data soprattutto da numeri drammatici che le associazioni continuano a snocciolare. Il comparto prevede di perdere 350mila posti tra i lavoratori stagionali, il 20% delle strutture rischia di chiudere e comunque in 67mila non apriranno fino a settembre. «Noi - precisa Bocca - a regime abbiamo 500mila posti di lavori stagionali, se ne salveranno forse 150mila. Il 95% degli addetti agli alberghi è in cassa integrazione. Fino al 3 giugno era aperto il 5% delle strutture, adesso stanno riaprendo altre strutture, in particolar modo quelle di mare, ma le prenotazioni non arrivano».
«Noi rappresentiamo 27mila imprese di uno dei settori più colpiti - prosegue Bocca - leggiamo di essere quelli più aiutati, ad oggi non sappiamo ancora come usare i 2,4 miliardi stanziati per il bonus vacanze. Non abbiamo mai avuto alcun contatto con Palazzo Chigi. Con Dario Franceschini e il ministero della Cultura invece sì. E la nostra non è una posizione di polemica sterile, perché su alcuni provvedimenti siamo anche d’accordo».
Bocca riflette proprio su quanto di buono si sta facendo per il settore: «Sono azioni positive quelle che ci aiutano a sopravvivere come l’abolizione della prima rata dell’Imu, quella di giugno, anche se dovrebbe essere abolita per tutto il 2020. E l’intervento per il credito d’imposta sui canoni d’affitto, perché è giusto aiutare proprietari e gestori. Poi ci sono anche le note dolenti».
«Abbiamo chiesto agevolazioni per chi riapre - spiega Bocca - perché chi riapre toglie gente dalla cassa integrazione, fa risparmiare lo stato, e sarebbe opportuno detassare quel costo del lavoro, ma non abbiamo avuto risposte. Ci sorprende anche che nel decreto Crescita è stato inserito un po’ di nascosto un articolo in cui viene tolto il posto destinato alle imprese nel Cda dell’Agenzia nazionale del turismo, l’Enit. È un vero e proprio colpo di mano, inspiegabile. Si passa da una formula a tre, con un presidente indicato dal ministero, uno dalle regioni e uno dalle imprese, a uno schema in cui oltre al presidente e all’amministratore delegato, entrambi scelti dalla politica, si aggiunge solo un rappresentante delle regioni. Vediamo un diffuso atteggiamento che va contro le imprese. Si cerca di nazionalizzare e centralizzare il più possibile».
C'è irritazione anche da parte di Confindustria alberghi, ma l'umore sembra più tiepido, in attesa forse di una convocazione data per scontata. Nei giorni scorsi da parte dell'associazione era arrivato il plauso all'ampio capitolo dedicato dal Piano Colao al turismo. Ora però viene il dubbio che tutta quella manovra fungesse un po' da contentino per calmare le acque e che le tante parole e i pochi programmi concreti lì inseriti fossero un preludio alla "dimenticanza" negli inviti al tavolo.
«Non vogliamo fare polemiche a priori - spiega il direttore di Confindustria Alberghi, Barbara Casillo - perchè abbiamo capito che l'organizzazione di questi Stati Generali si sta costruendo giorno dopo giorno. Diciamo che non mettiamo nemmeno in conto la possibilità di non essere convocati, sarebbe quantomeno sorprendente. Se però l'invito non arrivasse, allora ci arrabbieremo e non poco».
Turismo assente agli Stati Generali
Viene da pensare ad ogni modo che il ministro che dovrebbe tutelare il turismo, Dario Franceschini, non abbia alcun peso a questo tavolo. O la colpa resta di un Governo miope o la colpa è, appunto, di un Ministro con poca personalità. Ma la questione resta sempre che il turismo a questo tavolo per ora non c'è. E a questo punto c'è da pensare che anche il documento della task force di Colao sia una grande bufala: uno dei 6 punti di intervento è dedicato al Turismo, ma gli albergatori, a oggi, non dovrebbero avere voce...
A denunciare per primo con amarezza la mancata convocazione è stato il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca: «Siamo un settore che pesa per il 13% del Pil - ha detto all’Huffington Post - e tra quelli più colpiti. Eppure non siamo stati invitati agli Stati generali, mentre ci sono sigle sconosciute, saranno amiche di qualcuno al governo». L’ipotesi è che una macchina così corposa come quella degli Stati Generali possa muoversi lentamente e che quindi una convocazione possa quindi arrivare nei prossimi giorni. Ma Bocca non ci sta: «Non è mica un invito al ristorante - ha detto - parliamo di rilancio economico, di piani, di progettazione, e noi non sappiamo se dobbiamo andarci? Ma che storia è?».
Un’irritazione data soprattutto da numeri drammatici che le associazioni continuano a snocciolare. Il comparto prevede di perdere 350mila posti tra i lavoratori stagionali, il 20% delle strutture rischia di chiudere e comunque in 67mila non apriranno fino a settembre. «Noi - precisa Bocca - a regime abbiamo 500mila posti di lavori stagionali, se ne salveranno forse 150mila. Il 95% degli addetti agli alberghi è in cassa integrazione. Fino al 3 giugno era aperto il 5% delle strutture, adesso stanno riaprendo altre strutture, in particolar modo quelle di mare, ma le prenotazioni non arrivano».
Bernabò Bocca
«Noi rappresentiamo 27mila imprese di uno dei settori più colpiti - prosegue Bocca - leggiamo di essere quelli più aiutati, ad oggi non sappiamo ancora come usare i 2,4 miliardi stanziati per il bonus vacanze. Non abbiamo mai avuto alcun contatto con Palazzo Chigi. Con Dario Franceschini e il ministero della Cultura invece sì. E la nostra non è una posizione di polemica sterile, perché su alcuni provvedimenti siamo anche d’accordo».
Bocca riflette proprio su quanto di buono si sta facendo per il settore: «Sono azioni positive quelle che ci aiutano a sopravvivere come l’abolizione della prima rata dell’Imu, quella di giugno, anche se dovrebbe essere abolita per tutto il 2020. E l’intervento per il credito d’imposta sui canoni d’affitto, perché è giusto aiutare proprietari e gestori. Poi ci sono anche le note dolenti».
«Abbiamo chiesto agevolazioni per chi riapre - spiega Bocca - perché chi riapre toglie gente dalla cassa integrazione, fa risparmiare lo stato, e sarebbe opportuno detassare quel costo del lavoro, ma non abbiamo avuto risposte. Ci sorprende anche che nel decreto Crescita è stato inserito un po’ di nascosto un articolo in cui viene tolto il posto destinato alle imprese nel Cda dell’Agenzia nazionale del turismo, l’Enit. È un vero e proprio colpo di mano, inspiegabile. Si passa da una formula a tre, con un presidente indicato dal ministero, uno dalle regioni e uno dalle imprese, a uno schema in cui oltre al presidente e all’amministratore delegato, entrambi scelti dalla politica, si aggiunge solo un rappresentante delle regioni. Vediamo un diffuso atteggiamento che va contro le imprese. Si cerca di nazionalizzare e centralizzare il più possibile».
C'è irritazione anche da parte di Confindustria alberghi, ma l'umore sembra più tiepido, in attesa forse di una convocazione data per scontata. Nei giorni scorsi da parte dell'associazione era arrivato il plauso all'ampio capitolo dedicato dal Piano Colao al turismo. Ora però viene il dubbio che tutta quella manovra fungesse un po' da contentino per calmare le acque e che le tante parole e i pochi programmi concreti lì inseriti fossero un preludio alla "dimenticanza" negli inviti al tavolo.
«Non vogliamo fare polemiche a priori - spiega il direttore di Confindustria Alberghi, Barbara Casillo - perchè abbiamo capito che l'organizzazione di questi Stati Generali si sta costruendo giorno dopo giorno. Diciamo che non mettiamo nemmeno in conto la possibilità di non essere convocati, sarebbe quantomeno sorprendente. Se però l'invito non arrivasse, allora ci arrabbieremo e non poco».
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Alberto Lupini
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