Spreco alimentare domestico In un anno calo del 25%

L’Osservatorio Waste Watcher ha reso note alcune rilevazioni effettuate negli ultimi 12 mesi sulle famiglie italiane individuando una notevole riduzione dei rifiuti legati al cibo consumato in casa . Il costo dello spreco vale 4,9 euro per nucleo familiare a settimana contro i 6,6 dell’anno passato. In totale fanno 6,5 miliardi di euro nel cestino

04 febbraio 2020 | 15:07
Le campagne di sensibilizzazione sulla riduzione dello spreco alimentare sembra che inizino a dare i propri frutti. Stando ai dati rilevati dall’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg infatti gli italiani hanno diminuito i rifiuti alimentari domestici del 25% nell’ultimo anno. L’annuncio è arrivato in vista della 7ª Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, in programma domani, promossa dalla campagna Spreco Zero con il patrocinio dei ministeri dell’Ambiente, della Salute e degli Affari Esteri.


In un anno è calata del 25% la quantità di rifiuti alimentari

In “soldoni”, lo spreco settimanale medio costa 4,9 euro a nucleo familiare, per un totale di circa 6,5 miliardi di euro, e un costo complessivo di circa 10 miliardi di euro che include gli sprechi di filiera produzione/distribuzione 2020, oltre 3 miliardi e 293 milioni. L’ultimo Rapporto Waste Watcher, diffuso nel corso del 2019, si era attestato su un valore medio di 6,6 euro settimanali per nucleo familiare (il costo di 600 grammi circa di spreco settimanale), per un totale di circa 8,4 miliardi di euro, la tendenza 2020 è quindi di circa il 25% in meno in termini di spreco alimentare nelle case degli italiani.


L'attenzione deriva da una maggior senso di responsabilità

L’attenzione al cibo è un tema molto sentito tanto che quasi 7 italiani su 10 (il 66%) ritengono ci sia un legame stretto tra spreco alimentare, salute dell'ambiente e dell'uomo (è sempre così per il 30% degli intervistati, lo è spesso per il 36% e solo talvolta per il 20%). Un “credo” che si riversa già alla radice: al momento dell’acquisto l'attenzione agli aspetti della salubrità del cibo e del suo valore per l’impatto sulla salute, così come agli elementi di sicurezza alimentare, incide in maniera determinante per 1 italiano su 3, il 36%. Mentre per un’identica percentuale di italiani (36%) questo aspetto incide in modo non determinante. Il 13% degli italiani ritiene di poter dare per scontato questi aspetti rispetto al cibo in vendita e una residua percentuale non ci fa caso (6%) o non ha elementi specifici di valutazione (9%).

Al centro di questa filosofia non possono che esserci le etichette: ben il 64% dichiara di consultarle al momento dell'acquisto come garanzia di sicurezza per i prodotti, mentre 1 italiano su 2 (51%) attribuisce valore alla stagionalità dei prodotti, come garanzia di scelta alimentare corretta. I prodotti bio sono presidio di certezza nell'acquisto del cibo per 1 italiano su 5 (19%) e una significativa percentuale dichiara di informarsi prima di fare la spesa (17%). In ogni caso, l'asticella dell'attenzione per la questione spreco si è quindi decisamente alzata: lo dichiarano d'altra parte 7 italiani su 10 (68%) per i quali l'ultimo decennio è stato decisivo per approcciare la gestione del cibo in modo più consapevole, mentre per il 24% l'attenzione è rimasta inalterata.


Già dalla spesa cresce l'attenzione a cibi freschi e sani

Per quasi 6 italiani su 10 (57%) è cruciale la sensibilizzazione prodotta negli ultimi anni attraverso la veicolazione di dati e la sensibilizzazione di campagne informative e iniziative coinvolgenti sul tema spreco, che ha raggiunto oltre 1 italiano su 5 (23%). Un po’ meno sono filtrati i messaggi della produzione/grande distribuzione (14%), dei media (12%) e le raccomandazioni di singoli personaggi autorevoli (5%).

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Alberto Lupini


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