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Solo 4 bar o ristoranti su 10 hanno prestiti dalle banche

Troppo lente le procedure per avere i 25mila euro, mentre salgono gli interessi. Per finanziamenti superiori si scende a un'azienda su 4. I consulenti del lavoro denunciano una situazione drammatica.

 
18 giugno 2020 | 18:30

Solo 4 bar o ristoranti su 10 hanno prestiti dalle banche

Troppo lente le procedure per avere i 25mila euro, mentre salgono gli interessi. Per finanziamenti superiori si scende a un'azienda su 4. I consulenti del lavoro denunciano una situazione drammatica.

18 giugno 2020 | 18:30
 

Più della metà delle imprese che hanno inoltrato domanda di accesso ai prestiti bancari, previsti dai decreti "Cura Italia" e "Liquidità", sono ancora in attesa di finanziamento. È quanto emerge dalla terza indagine di monitoraggio "Il ruolo delle banche nelle misure a sostegno di imprese e lavoratori", svolta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro tra il 12 e 17 giugno 2020 sugli iscritti all'Ordine. Secondo gli intervistati, solo il 41,4% delle aziende che hanno fatto richiesta di accesso ai prestiti entro 25mila euro a copertura pubblica, che rappresentano la parte più consistente delle domande pervenute alle banche (secondo l’ultimo monitoraggio del Mise diffuso oggi pari a 580mila domande), ha ricevuto l’erogazione. Una rilevazione ancora peggiore dei dati sui pubblici esercizi denunciati dalla Fipe in ripetute occasioni.

Solo il 41,4% delle aziende che hanno fatto richiesta di accesso ai prestiti entro 25mila euro a copertura pubblica ha ricevuto l’erogazione - Solo 4 bar o ristoranti su 10 hanno prestiti dalle banche

Solo il 41,4% delle aziende che hanno fatto richiesta di accesso ai prestiti entro 25mila euro a copertura pubblica ha ricevuto l’erogazione

Ancora più bassi, invece, sono i risultati con riferimento ad altre forme di finanziamento: solo il 24% dei richiedenti ha ricevuto i prestiti a garanzia pubblica sopra i 25mila euro, mentre per quanto riguarda la Garanzia Sace, la percentuale si attesta al 27,2%.

Molteplici sono le criticità che ancora contraddistinguono l'erogazione dei prestiti, come segnalato dal 54,7% degli intervistati. In particolare, i rallentamenti dell'istruttoria da parte delle stesse banche (31,8%), la richiesta di documentazione ulteriore rispetto a quanto previsto (28,7%), la disorganizzazione degli istituti bancari, che non sono ancora pronti con modulistica e personale (22,3%); il 9,2% segnala poi la proposta di prodotti finanziari alternativi, mentre l’8% la richiesta di apertura di conto corrente presso la stessa banca.

Tra i temi più discussi, spiegano i consulenti del lavoro, vi è anche quello relativo ai tassi di interesse che le banche stanno applicando, in un momento drammatico ed emergenziale come quello attuale. Sempre dalle indicazioni emerse dal campione, con riferimento ai prestiti fino a 25mila euro, circa la metà (50,9%) degli intervistati indica il tasso di interesse ricompreso tra l'1% e 1,50%, il 25% un tasso tra l'1,5% e il 2%, mentre il 5,2% lo individua al di sopra del 2%. Al crescere tuttavia dell'entità dei prestiti, e presumibilmente della loro durata, i tassi di interesse tendono ad alzarsi: per i prestiti superiori ai 25 mila euro, il 37% del campione indica un tasso di interesse medio tra l'1,5 e 2% mentre il 21,7% un tasso superiore al 2%; similmente avviene con riferimento ai prestiti Sace, per cui il 32% segnala un tasso di interesse tra l'1,5% e il 2% e il 24% superiore al 2%.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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