Semaforo rosso per Dop e Igp Così l'Europa uccide il Made in Italy

Il via libera dell'Europa al Nutriscore in Germania mette a rischio l'85% delle esportazioni di Dop e Igp italiane. Nell'Unione altri 5 Paesi hanno già adottato questo sistema , che penalizza ingiustamente i nostri prodotti d'eccellenza. Le esportazioni del comparto agroalimentare in questi Stati valgono circa 28 miliardi di euro

18 settembre 2020 | 15:16
di Sergio Cotti
Il rischio, nemmeno tanto remoto, è quello di frenare le esportazioni delle eccellenze made in Italy in Europa. Il via libera al Nutriscore in Germania (la cosiddetta “etichetta a semaforo”), da parte dell’Unione Europea, preoccupa tutta la filiera dell’agroalimentare italiano. A rischio ci sono 28 miliardi delle esportazioni agroalimentari Made in Italy nell’Unione Europea (di cui 7,2 solo in Germania), tra i quali si contano una rilevante presenza di prodotti, dai formaggi all’olio fino ai salumi Dop ingiustamente penalizzati dal nuovo sistema.

Semaforo rosso per i prodotti made in Italy anche in Germania

Ma perché il semaforo in etichetta fa così paura? Si tratta di una pratica che pretende di attribuire dei valori di salubrità agli alimenti che, in tanti casi purtroppo, penalizza i prodotti Dop e Igp del nostro Paese. L’etichettatura nutriscore, con il segnale verde, contraddistingue prodotti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari. Un sistema che, come si può capire, è del tutto discriminatorio e incompleto e che finisce per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.

Il pericolo è che le etichette nutrizionali che dopo Francia, Belgio, Spagna, Paesi Bassi e Lussemburgo, verranno presto introdotte anche in Germania, possano affermarsi un po’ ovunque in Europa, sotto la spinta delle multinazionali che in questo modo bocciano ingiustamente quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine.

Un vero e proprio controsenso, che va nella direzione di fuorviare innanzitutto le scelte dei consumatori, e di penalizzare le tante aziende italiane che producono formaggi, salumi, olio e altri alimenti di elevatissima qualità, gli stessi che l’Unione Euopea dovrebbe invece preoccuparsi di tutelare.

Intanto l’Italia, insieme a Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lettonia e Romania, ha proposto in un documento per il Consiglio dei ministri dell'agricoltura in programma lunedì prossimo, di escludere i prodotti Dop e le Igp e i prodotti mono-ingrediente come l'olio d'oliva dall'etichetta nutrizionale europea, che dovrà tenere conto delle linee guida dietetiche di ciascun Paese. In particolare, il nostro Paese propone un'etichetta nutrizionale "armonizzata a livello Ue", si legge nel documento, che "dovrebbe educare e considerare gli alimenti nel contesto più generale di diete sane ed equilibrate", ed essere volontaria, con la possibilità per gli Stati membri di renderla obbligatoria.

Sugli scudi, fin dall’approvazione del nutriscore da parte del parlamento tedesco, un mese fa, è la Coldiretti: «Così si rischia di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di sfavorire elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea - spiega il presidente Ettore Prandini - ma anche specialità come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma le cui semplici ricette non possono essere certo modificate».

Ettore Prandini

Per questo è importante il via libera dell’Unione Europea dello scorso 28 luglio 2020 al sistema di etichettatura nutrizionale FOP (Batteria) proposto dall’Italia. Non è un caso che al fianco dell’Italia sotto la spinta della Coldiretti si sono schierati gli agricoltori europei e le loro cooperative riunite nel Copa e Cogeca, in vista della proposta della Commissione Europea sul tema prevista nel 2022, dopo che nel 2021 sarà condotto uno studio di impatto, nell’ambito della Strategia Farm to Fork.

«È inaccettabile spacciare per tutela del consumatore un sistema che cerca invece di influenzarlo nei suoi comportamenti orientandolo a preferire prodotti di minore qualità - conclude Prandini - l’equilibrio nutrizionale va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera come prevede la proposta italiana del sistema a batteria».

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