Il vino italiano è stato risparmiato quasi totalmente dalla sanzioni comminate dall'Unione europea alla Russia. L'Ue ha infatti imposto il blocco delle esportazioni di beni di lusso: liquori, birra, tartufi, caviale. Anche vino, ma a essere colpite dall'embargo sono soltanto le bottiglie con un valore superiore ai 300 euro.
Il vino italiano "salvato" dalle sanzioni
Il vino italiano non viene toccato dalle sanzioni Ue alla Russia. A riferirlo è Coldiretti, che traccia anche un quadro del rapporto tra Russia e Italia nell'ambito dei vini. L'Italia è il primo Paese fornitore di vino in Russia, con una quota di mercato di circa il 30%, davanti a Francia e Spagna, ed ha registrato nel 2021 un boom della domanda di spumanti a partire da Prosecco e Asti ma tra le denominazioni più apprezzate ci sono anche i vini Dop toscani, siciliani, piemontesi e veneti.
Resta il problema per l'agroalimentare
Se il vino italiano si salva, almeno parzialmente, dalle sanzioni Ue, sull’agroalimentare italiano continua a pesare l’embargo deciso da Putin nel 2014 come risposta alla sanzioni occidentali per l’annessione della Crimea. Un blocco che è già costato alle esportazioni agroalimentari tricolori 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo. Il Decreto tuttora in vigore colpisce – sottolinea la Coldiretti – una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia. L’agroalimentare è, fino ad ora, l’unico settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti made in Italy presenti nella lista nera come salumi, formaggi e ortofrutta, senza risparmiare le specialità, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal prosciutto di Parma a quello San Daniele.
I "tarocchi" sul mercato russo
Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia si aggiunge – continua la Coldiretti – la beffa della diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il made in Italy, realizzati in Russia come parmesan, mozzarella, robiola, o nei Paesi non colpiti dall’embargo come scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta made in Bielorussia, ma anche salame Milano e gorgonzola di produzione Svizzera e reggianito di origine brasiliana o argentina. Nei supermercati russi si possono trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella “Casa Italia” all’insalata “Buona Italia”, dalla robiola Unagrande alla mortadella Milano. Il danno riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, ha dovuto rinunciare ai prodotti alimentari made in Italy originali.
Il banco Coldiretti del falso "made in Italy"