Santanchè sotto inchiesta: anche nella maggioranza si chiedono le sue dimissioni

Una frattura nel governo Meloni che si è aperta con le dichiarazioni di Stefano Candiani, ex sottosegretario ed ora deputato della Lega: «Sarebbe meglio che si dimettesse prima della condanna per evitare imbarazzi»

29 marzo 2024 | 13:11

Ctensione nella maggioranza per la situazione che tocca in prima persona la ministra del Turismo, Daniela Santanchè. Sì, perché, dopo che la “Pitonessa” è stata accusata dalla Procura di Milano di truffa ai danni dell'Inps per 126.468 euro - nella cassa integrazione Covid a zero ore di 13 dipendenti in realtà messi ugualmente al lavoro per Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria -, il governo Meloni si è “spaccato” in due sulla questione: se la premier e la stessa Santanchè si sentono «tranquille», alcuni membri della Lega premono per le dimissioni della ministra per salvaguardare la credibilità del governo.

«Sarebbe meglio che la ministra del Turismo si dimettesse prima della condanna per evitare imbarazzi nel governo», ha dichiarato l'ex sottosegretario Stefano Candiani. Un monito che ha acceso scintille con i meloniani, tanto che la stessa Lega ha dovuto metterci una pezza: «Siamo garantisti. La vicenda che riguarda il ministro Santanchè confermerà la compattezza della maggioranza e la piena sintonia tra tutti i leader». Ma c'è qualcosa che evidentemente non torna.

Caso Santanchè, Lollobrigida: «Vediamo se ci sarà il rinvio a giudizio»

Tant'è che sulla questione è intervenuto anche il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che ha detto: «La vicenda della collega Santanchè non la conosco nei dettagli, ci saranno valutazioni che saranno fatte anche vedendo i contenuti delle carte, aspettiamo. Peraltro, mi sembra che abbia già chiarito che eventualmente arrivasse un rinvio a giudizio ne prenderebbe atto e conseguentemente agirebbe: quindi si tratta di aspettare quel tipo di passaggio».

Santanchè, il rinvio a giudizio “non interessa” all'opposzione

Ma, all'opposizione, il rinvio a giudizio non interessa. La Santanchè, a prescindere, deve dimettersi: parola di Carlo Calenda, leader del partito Azione. «Voteremo la sfiducia, questa situazione si è protratta troppo. E non perché verrà rinviata a giudizio, è una questione politica: non può fare il ministro avendo evidenza di comportamenti che non sono adeguati».

«Bisogna essere garantisti ma non vuol dire che l'etica pubblica non conta, se no facciamo una grande confusione che porta al "liberi tutti". Per me - ha concluso il leader di Azione - non è assolutamente rilevante se la rinviano a giudizio o meno».

Caso Santanchè, cosa è successo con la cassa integrazione Covid

Nello specifico, cosa è successo con la cassa integrazione Covid? Come detto, nell'inchiesta a carico della Santanchè, nel suo ruolo di amministratrice delegata (ora ex) delle due società, del compagno che l'aveva sostituta come amministratore delegato di Editore e del responsabile delle tesorerie Concordia, è contestato di avere incassato in maniera illecita 126.468 euro di cassa integrazione per un totale di 20.117 ore nel periodo tra il maggio 2020 e il febbraio 2022, cioè durante i vari lockdown.

Secondo l'accusa, nonostante le aziende avessero incassato i fondi, i 13 dipendenti (7 di Visibilia Editore e 6 di Visibilia Concessionaria) avrebbero continuato a lavorare regolarmente. Il fascicolo era stato aperto grazie a Federica Bottiglione, che aveva dichiarato di aver lavorato anche in cassa integrazione, ex manager di Visibilia Editore, e che aveva registrato le conversazioni Dimitri Kunz D'Asburgo. Accuse da cui la ministra Santanchè si era difesa, lo scorso luglio, in Parlamento.

Santanchè, indagini non concluse per il presunto falso in bilancio di Visibilia

A tutto ciò si è aggiunta l'accusa di falso in bilancio (che vede sempre la ministra tra gli indagati). L'avviso di conclusione delle indagini non è stato ancora notificato, ma è probabile che avvenga la settimana prossima dopo l'esame del supplemento di perizia richiesto al professore dell'Università Bocconi consulente dei pm.

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Alberto Lupini


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