Nonostante le ripetute dichiarazioni e gli sforzi del Governo italiano per vietare l’uso di termini come "bistecca" e "hamburger" per prodotti a base vegetale, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea rischia di smontare anche la legge firmata da Francesco Lollobrigida, dopo aver bocciato quella francese. Si profila una sonora sconfitta per il ministro dell’Agricoltura italiano, che, nel tentativo di proteggere l’industria della carne, ha voluto seguire un modello francese già bocciato a livello comunitario. La decisione della Corte Europea non lascia, infatti, spazio a dubbi: i prodotti vegetali francesi potranno usare i nomi tradizionalmente associati alla carne, aprendo seri dubbi anche sull'adegautezza della strategia italiana.
In pratica, accogliendo i ricorsi di alcuni produttori francesi di prodotti a base vegetale, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea, con il pieno consenso di tutti i produttori "vegetariani" ha recentemente emesso una sentenza importante che consente l'uso di questi termini anche per alimenti realizzati con proteine vegetali, a meno che non esista una denominazione legale specifica adottata dal singolo Stato membro. Si presume cioè che con questa precisazione la Corte Ue voglia salvare tutte le dominazioni Dop e Igp.
Nomi carne vegetale: il divieto francese e la risposta dell'Ue
Ma andiamo con ordine e vediamo che cosa è successo. Nel 2020, il governo francese, in risposta alle proteste dei produttori di carne, aveva adottato una legge per vietare l'utilizzo di termini tradizionalmente legati alla carne per descrivere prodotti vegetali. Nel giugno 2022 e febbraio 2024, furono pubblicati due decreti che vietavano denominazioni come "prosciutto vegano", "salsiccia vegana" e "pancetta vegetariana", con l'argomentazione che avrebbero potuto confondere i consumatori. Tuttavia, quattro organizzazioni francesi, tra cui l'Association Protéines France e Beyond Meat, hanno presentato ricorso contro queste misure, sostenendo che i decreti violavano il regolamento dell'Unione Europea sull’etichettatura.
Nomi carne vegetale: la decisione della Corte di Giustizia Ue
La Corte di Giustizia dell'Ue ha accolto il ricorso, stabilendo che i termini tradizionali della carne possono essere utilizzati per prodotti vegetali, a patto che l'etichetta informi chiaramente i consumatori sugli ingredienti. Secondo la Corte, le normative europee sull’etichettatura proteggono già adeguatamente i consumatori, e un divieto sui nomi tradizionali non è necessario. Il governo francese non può, quindi, vietare l’uso di questi termini se non è stata adottata una denominazione legale specifica per i prodotti a base vegetale.
Nomi della carne vegetali: le conseguenze per la Francia e l'Italia
Il Consiglio di Stato francese aveva già sospeso i decreti in attesa della decisione della Corte. Ora, la palla passa di nuovo al Consiglio, che dovrà prendere una decisione definitiva sulla questione. Tuttavia, questa sentenza avrà, probailmente, ripercussioni anche oltre i confini francesi, in particolare in Italia, dove il governo ha approvato una legge simile per vietare termini come "bistecca" o "salsiccia" per prodotti plant-based e carne coltivata.
Effetto domino in Italia: salta la legge Lollobrigida sui nomi della carne vegetale?
In Italia, il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida aveva annunciato una legge che vieta l'utilizzo di termini legati alla carne per prodotti vegetali, ispirandosi proprio alla normativa francese. La sentenza della Corte Ue rischia ora di mettere in discussione la validità di questa legge, che potrebbe essere considerata contraria alle regole europee. Il divieto italiano, approvato come parte della legge sulla carne coltivata, impedisce anche l’uso di termini come "scaloppina" e "hamburger" per prodotti non di origine animale.
Le critiche alla legge italiana e il pasticcio evitabile
Già prima della sentenza europea, la legge italiana era stata oggetto di critiche per non aver rispettato la procedura europea TRIS, che richiede la notifica e la revisione delle leggi nazionali da parte dell'UE. Il risultato, come previsto da molti osservatori, è stato un pasticcio che ora deve essere risolto. Nel 2020, il Parlamento europeo aveva respinto una proposta simile, sostenendo che i termini come "hamburger" e "bistecca" potevano essere usati anche per i prodotti vegetali, purché le etichette fossero chiare e non ingannevoli.
Il settore plant-based in crescita: un mercato in espansione
In Italia, il mercato dei prodotti plant-based è in piena espansione. Secondo i dati Circana di settembre 2024, il settore vale oltre 640 milioni di euro e ha registrato una crescita del 16% tra il 2021 e il 2023. Prodotti come burger e polpette di ceci sono sempre più diffusi, e l'uso di nomi riconoscibili, come "bistecca" o "salsiccia", è fondamentale per attirare i consumatori e promuovere la transizione verso un’alimentazione più sostenibile. Organizzazioni come il Good Food Institute Europe hanno chiesto al governo italiano di abolire il divieto di meat sounding per rispettare le normative europee e sostenere questo mercato in crescita.
Il futuro del meat sounding in Europa
La sentenza della Corte di Giustizia dell'Ue rappresenta una vittoria significativa per l'industria plant-based e per i sostenitori di un’etichettatura alimentare più inclusiva e chiara. Tuttavia, resta da vedere come i singoli Stati membri, inclusa l'Italia, si adatteranno a queste nuove direttive europee. La decisione potrebbe aprire la strada a una maggiore liberalizzazione nell'uso dei termini tradizionali della carne per i prodotti vegetali, garantendo al contempo una trasparente informazione ai consumatori.
Soddisfatti i produttori di carne vegetale
Naturalmente le sentenza è stata accolta con gioia da molti produttori di carne vegetale anche in Italia. Questa «è una decisione importante e una conferma che stiamo andando nella direzione giusta». Così Massimo Santinelli, fondatore e titolare di Biolab, una delle prime aziende italiane a produrre carne a base vegetale.
«Finalmente - continua Santinelli - la Corte di giustizia europea ha messo la parola fine a una vicenda che destava molte preoccupazioni in un comparto produttivo che sta acquisendo un ruolo importante nell’industria agroalimentare italiana e che aiuta la diminuzione dell’impronta di carbonio del settore. Questo significa che ora tutta l’Europa potrà continuare a utilizzare etichette che escludono l’origine animale nel cibo, rendendo sempre più consapevole il consumatore riguardo all’alternativa alle proteine animali».
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Alberto Lupini
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