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Il ristorante i Bergé di Muscandia chiude e prepara cibo per i profughi dall’Ucraina

La brigata del ristorante è alle prese con la preparazione di conserve che serviranno ad accogliere i profughi. In particolare, si preparano i cavoli e altri prodotti ortofrutticoli donati dagli agricoltori locali

 
12 marzo 2022 | 16:59

Il ristorante i Bergé di Muscandia chiude e prepara cibo per i profughi dall’Ucraina

La brigata del ristorante è alle prese con la preparazione di conserve che serviranno ad accogliere i profughi. In particolare, si preparano i cavoli e altri prodotti ortofrutticoli donati dagli agricoltori locali

12 marzo 2022 | 16:59
 

In una guerra così tremenda è devastante come quella che si sta combattendo in Ucraina, ognuno aiuta come può. Così, con un post su Instagram, il ristorante i Bergé di Muscandia a Pino d'Asti (At), avvisa che è chiuso perché «ha convertito la propria cucina alle esigenze dell'accoglienza dei profughi». Aggiungendo che «tornerà la pace e torneremo a servire ai nostri tavoli».

L’iniziativa di Bergé di Muscandia a Pino d’Asti Il ristorante i Bergé di Muscandia chiude e prepara cibo per i profughi dall’Ucraina

L’iniziativa di Bergé di Muscandia a Pino d’Asti


In cucina per conservare i cavoli

Nel frattempo, come riporta La Repubblica la brigata del ristorante è alle prese con la preparazione di conserve che serviranno ad accogliere i profughi. In particolare, si preparano i cavoli: «i nostri fornitori ci hanno promesso almeno 250 chili di cavoli e poi patate e altri prodotti invenduti che prepareremo da mettere in conserva: arriveranno i profughi e servirà cibo» spiega a La Repubblica, Romeo Morelli, cuoco del ristorante legato alla cooperativa sociale, nato per favorire integrazione dei ragazzi ospitati nei centri di accoglienza dei dintorni: richiedenti asilo provenienti dal Nord Africa, Pakistan, Bengala e profughi da Kabul e dall'Afghanistan, molti dei quali lavorano nelle aziende agricole che forniscono i prodotti al ristorante, sono occupati in cucina, servono ai tavoli, si occupano dell'orto e dell'allevamento di maiali.

 


Un aiuto concreto per i profughi in arrivo

«Abbiamo chiuso il ristorante per gestire l'ondata di cavoli - continua Morelli - C'è lavoro per giorni e giorni. Il locale aveva riaperto da appena una settimana, dopo le chiusure per Covid, ma a fronte di quanto accade in Ucraina abbiamo valutato di usare le nostre energie e il nostro lavoro per qualcosa di più utile. Ci hanno avvisati che arriveranno famiglie di profughi, così abbiamo chiesto ai nostri fornitori se avevano prodotti invenduti e ci hanno risposto che avevano cavoli ancora nei campi e ce li hanno portati».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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