Riapre solo il 40% degli alberghi La stagione estiva è a rischio

Un’indagine di Federalberghi ha rivelato numeri preoccupanti nel mondo dell’accoglienza nonostante la ripartenza. Il presidente Bernabò Bocca in audizione al Senato: «Subito aiuti, l’estate è a rischio»

05 giugno 2020 | 15:48
Nonostante sia venuto meno il divieto di spostamento tra le regioni, solo il 40% degli alberghi italiani è attualmente aperto. E il 26,8% ha già deciso che rimarrà chiuso per tutto il mese di giugno.


Gran parte degli alberghi hanno deciso di non riaprire

Sono questi i primi risultati dell’indagine mensile di Federalberghi, presentati oggi in audizione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato. A maggio, nel comparto ricettivo sono andati in fumo circa 118mila posti di lavoro stagionali. Solo il 78,9% degli alberghi italiani prevede di essere aperto ad agosto, nonostante si tratti tradizionalmente del mese clou per il mercato delle vacanze.

Bernabó Bocca, presidente di Federalberghi, va dritto al punto: «Noi lottiamo con i denti per ripartire e confidiamo che nei prossimi mesi il sentiment possa migliorare, ma la circostanza che a maggio, per il terzo mese consecutivo, si sia di fatto registrato il totale azzeramento delle attività, mette una pietra tombale sui conti della stagione primaverile, che quest’anno è stata cancellata dal calendario, insieme a più di ottanta milioni di presenze».


Bernabò Bocca

«Anche la stagione estiva è a rischio - prosegue Bocca - le prenotazioni languono, i telefoni non squillano, siamo in apprensione per le sorti delle nostre imprese. Le prime vittime rischiano di essere cinquecentomila lavoratori stagionali che non saranno riassunti e le loro famiglie. Ma si addensano nubi fosche all’orizzonte anche per il milione di dipendenti in attesa di capire se al termine della cassa integrazione troveranno un’azienda in attività, che tenta faticosamente di rimettersi in piedi, o un portone chiuso».

«Al Governo e al Parlamento - dice Bocca - chiediamo uno scatto di reni. Alcuni dei provvedimenti sin qui adottati vanno nella direzione giusta, ma lo fanno con una lentezza esasperante e senza il vigore necessario. Occorre potenziarne la portata, aumentando le risorse a sostegno del turismo ed accelerando i tempi di effettiva entrata in vigore, altrimenti le imprese non ce la faranno».

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Alberto Lupini


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