Una lettera di dispiacere, scritta con vicinanza e passione. È la scelta che la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) ha fatto a poche ore dal provvedimento del Governo che ha previsto la
chiusura totale anche di bar e ristoranti. A parlare è il presidente Lino Stoppani che, tuttavia, mette al primo posto il senso di responsabilità e invita gli associati ad attenersi ad
ogni tipo di norma emanata. Dispiacere, anche perchè gli
appelli della federazione fatti nei giorni scorsi sembra che non siano stati ascoltati.
Fipe preoccupata per la salute del settore
Questo il testo completo della lettera:“Cari amici imprenditori,
alla fine, purtroppo, si è materializzato quello che ritenevamo tra i peggiori scenari possibili: un provvedimento draconiano, di grande severità, che lascia però allo stesso tempo spazio ad incertezze ed iniquità. Gli ultimi provvedimenti del Governo hanno infatti imposto la chiusura delle attività commerciali, bar e ristoranti compresi, ma con eccezioni, alcune delle quali difficilmente comprensibili.
Molti dei nostri Imprenditori avevano anticipato i tempi negli ultimi giorni, chiudendo volontariamente i loro esercizi, iniziativa giustificata dal crollo degli incassi, ma anche - anzi, nella gran parte dei casi, soprattutto - dal timore di non riuscire a tutelare la salute, loro, dei loro dipendenti e dei loro clienti. Molti d’altra parte avevano ritenuto di andare avanti, convinti di avere una responsabilità economica e un ruolo di servizio pubblico non secondario.
Ci attende ora un periodo di inattività la cui incertezza nella durata alimenta aggiuntive preoccupazioni e rende complicata qualsiasi programmazione. L’invito agli imprenditori che Fipe orgogliosamente rappresenta, è di accettare responsabilmente il sacrificio a fronte di un’emergenza sanitaria che le autorità ci dicono essere molto grave, per diffusione esponenziale del contagio e collegato rischio di collasso dei presidi medico-ospedalieri.
Da parte di chi raccoglie e porta la voce di questi imprenditori, ritengo tanto un dovere collaborare, quanto non tacere la preoccupazione. Registriamo che sono stati imposti divieti non generalizzati, escludenti cioè molte attività, come quelle industriali, artigianali, agricole, oltre che la distribuzione alimentare e il commercio elettronico, in quest’ultimo caso offrendo un ulteriore vantaggio competitivo alle piattaforme digitali. Se emergenza è, le deroghe dovrebbero riflettere con più coerenza questo messaggio.
La campagna condensata nello slogan “Andrà tutto bene”, che si è cercato di veicolare in tanti modi anche per acquietare gli animi ed evitare comportamenti controproducenti, non aiuta il realismo: dobbiamo oggi più che mai renderci consapevoli degli effetti che questa calamità avrà sul tessuto delle nostre Imprese, già fragile di suo per le tante debolezze che Fipe da sempre sottolinea. La buona comunicazione non è allarmista o rassicurante, è quella coerente e sostenuta da azioni conseguenti. I provvedimenti sul lavoro, fisco, credito o di sostegno economico, vanno presto trasformati da annunci in concrete azioni di aiuto alle Imprese.
Il rischio non è solo la possibilità di crescita del tasso di mortalità del settore, ma anche la perdita, ancora più grave, del patrimonio di conoscenze e competenze che valorizzano oggi il sistema dell’accoglienza italiano, di cui i Pubblici Esercizi sono una componente essenziale e prioritaria. Per questo alle Imprese oggi va data la migliore assistenza possibile, aspetto sul quale oggi più che mai entra in gioco la credibilità, l’autorevolezza e la forza del sistema associativo.
Agli imprenditori del nostro settore continuiamo a mettere a disposizione tutto l’aiuto e l’assistenza che possiamo dare, a dimostrazione -prima ancora che di professionalità della nostra Organizzazione- del grande rispetto e affetto verso il nostro mondo, da dimostrare mettendoci tutta la serietà, le energie e le competenze che la gravità della situazione richiede.
In discussione c’è il futuro dell’Italia, delle sue straordinarie Imprese, delle famiglie dei nostri Imprenditori e dei loro dipendenti, ma anche il futuro di Fipe, che si sente chiamata con loro, per loro, insieme a loro ad una prova di equilibrio, coraggio e forza d’animo che non ha precedenti, ma farà la storia del nostro Paese. Con questo impegno, forza e coraggio.
”