Quote latte, l'Italia rischia nuove multe +3% di produzione dal 2014
25 febbraio 2015 | 12:32
Nell’ultimo anno di attuazione del regime delle quote latte che terminerà il prossimo 31 marzo, c’è il rischio concreto dell’arrivo di nuove multe per il superamento da parte dell’Italia del proprio livello quantitativo di produzione assegnato dall’Unione europea, dopo quattro anni in cui nessuna multa è stata dovuta dagli allevatori italiani. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dell’ultimo aggiornamento dei dati Agea dai quali si evidenzia un aumento della produzione del 3,24% rispetto allo scorso anno, con un incremento in valori assoluti di 2,561 milioni di quintali, sulla base dei primi nove mesi della campagna relativa al periodo che va dal 1 aprile 2014 al 31 marzo 2015.
Quello che si preannuncia è quindi il primo splafonamento dopo l’introduzione della legge 33 del 2009 la quale prevede la possibilità di compensazione solo agli allevamenti di montagna e delle zone svantaggiate, a quegli che non hanno superato il livello produttivo 2007-2008 e ultimi, in ordine prioritario, a quegli allevamenti che producono entro e non oltre il 6% della quota loro assegnata. Dopo la mobilitazione degli allevatori è stato annunciato dal Commissario europeo all’agricoltura Phil Hogan un provvedimento per permettere di rateizzare le multe di quest'anno a carico dei loro allevatori - per un massimo di tre anni e senza interessi.
Intanto, in risposta alle richieste di Coldiretti durante la mobilitazione nelle principali piazze italiane “Un giorno da allevatore”, il ministero delle Politiche agricole sta predisponendo un decreto per rendere operativo il piano latte qualità che porta ad uno stanziamento di 108 milioni di euro , divisi in tre anni, per gli allevamenti italiani.
La questione quote latte è iniziata 30 anni fa nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992, con la legge 468, poi il 2003, con la legge 119, e infine il 2009, con la legge 33, sono state le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte che ha consentito alla stragrande maggioranza degli allevatori di mettersi in regola.
Con la fine del regime delle quote latte è prevedibile un aumento della produzione lattiera italiana e comunitaria che potrebbe aumentare del 5%, secondo le stime della Coldiretti, con il rischio di ripercussioni negative sui prezzi del latte alla stalla, con notevoli difficoltà soprattutto per gli allevamenti da latte che risiedono nelle zone più fragili e sensibili del nostro Paese e dell’Unione. «Occorre intervenire a livello comunitario e nazionale - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - per preparare con strumenti adeguati un atterraggio morbido all’uscita del sistema delle quote. È importante che le risorse previste dal “Fondo latte di qualità” vadano agli allevatori».
Quello che si preannuncia è quindi il primo splafonamento dopo l’introduzione della legge 33 del 2009 la quale prevede la possibilità di compensazione solo agli allevamenti di montagna e delle zone svantaggiate, a quegli che non hanno superato il livello produttivo 2007-2008 e ultimi, in ordine prioritario, a quegli allevamenti che producono entro e non oltre il 6% della quota loro assegnata. Dopo la mobilitazione degli allevatori è stato annunciato dal Commissario europeo all’agricoltura Phil Hogan un provvedimento per permettere di rateizzare le multe di quest'anno a carico dei loro allevatori - per un massimo di tre anni e senza interessi.
Intanto, in risposta alle richieste di Coldiretti durante la mobilitazione nelle principali piazze italiane “Un giorno da allevatore”, il ministero delle Politiche agricole sta predisponendo un decreto per rendere operativo il piano latte qualità che porta ad uno stanziamento di 108 milioni di euro , divisi in tre anni, per gli allevamenti italiani.
La questione quote latte è iniziata 30 anni fa nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992, con la legge 468, poi il 2003, con la legge 119, e infine il 2009, con la legge 33, sono state le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte che ha consentito alla stragrande maggioranza degli allevatori di mettersi in regola.
Con la fine del regime delle quote latte è prevedibile un aumento della produzione lattiera italiana e comunitaria che potrebbe aumentare del 5%, secondo le stime della Coldiretti, con il rischio di ripercussioni negative sui prezzi del latte alla stalla, con notevoli difficoltà soprattutto per gli allevamenti da latte che risiedono nelle zone più fragili e sensibili del nostro Paese e dell’Unione. «Occorre intervenire a livello comunitario e nazionale - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - per preparare con strumenti adeguati un atterraggio morbido all’uscita del sistema delle quote. È importante che le risorse previste dal “Fondo latte di qualità” vadano agli allevatori».
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