Quarantena, l'Inps cambia le regole Sparisce la "malattia" in isolamento
In caso di nuovi lockdown per emergenza Covid che impediscano di lavorare, l’isolamento non sarà equiparato alla malattia. Il riconoscimento si ha solo quando la quarantena è decisa da un operatore di sanità pubblica
12 ottobre 2020 | 13:00
La quarantena domiciliare, oggi asciugata a 10 giorni, è da considerarsi malattia? Secondo l’Inps no, almeno in automatico. Un cambio di rotta rispetto al decreto Cura Italia del 17 marzo che invece le equiparava. In caso di nuovi lockdown per emergenza Covid che impediscano di lavorare, l’isolamento domestico coatto non sarà quindi equiparato dall’Istituto alla malattia.
Il riconoscimento della malattia si ha solo quando la quarantena è decisa da un operatore di sanità pubblica, come nel caso di contatto stretto con soggetti positivi. «In tutti i casi di ordinanze o provvedimenti di autorità amministrative che di fatto impediscano ai soggetti di svolgere la propria attività lavorativa – si puntualizza in una nota dell'Inps - non è possibile procedere con il riconoscimento della tutela della quarantena in quanto è necessario un provvedimento dell'operatore di sanità pubblica».
L'Inps spiega anche che la malattia non viene riconosciuta ai lavoratori fragili in smart working sulla base degli accordi con il proprio datore di lavoro, a meno di malattia conclamata. Inoltre la malattia non viene riconosciuta se il lavoratore malato è in cassa integrazione o ha l'assegno dei fondi di solidarietà.
Il tema è ampio e dalle mille sfaccettature. Per esempio, se un figlio è venuto a contatto con persone positive ed è in attesa del tampone stabilito dall'Asl, il lavoratore non può essere considerato in malattia. Se il figlio ha meno di 14 anni si può usufruire del congedo retribuito al 50%, ma se ne ha più di 14 anni non ci sono altre strade da percorrere se non utilizzare di ferie o permessi non retribuiti finché non arriva l'esito del tampone. Il principio base è questo: in assenza del provvedimento dell'Asl nessun medico può certificare una malattia che non è ancora conclamata.
Un caso frequente è rappresentato dalla cassa integrazione. Se un lavoratore si ammala prevale il trattamento di integrazione salariale sull'indennità di malattia. Diverso il caso del lavoratore che si ammala mentre è in servizio, ma durante il periodo di malattia è previsto che debba essere dei giorni in cassa integrazione. Se il provvedimento di cassa integrazione riguarda tutto il reparto in cui opera, prevale la cassa integrazione. Nel caso in cui sia solo per alcuni lavoratori, allora rimane valida la malattia.
In ogni modo, la riduzione dei tempi di quarantena a 10 giorni risulta comunque una buona notizia per lavoratori e imprese in un momento difficile per l’economia e l’occupazione. È quanto sottolinea Coldiretti nel commentare questa svolta. «Si tratta di una decisione che alleggerisce il peso sul sistema sanitario ma che difende anche la capacità produttiva del Paese e le opportunità di reddito delle famiglie – precisa Coldiretti - La quarantena breve anticipa il rientro al lavoro con un effetto importante per chi svolge attività autonome spesso duramente colpite dalla pandemia, ma riduce anche il rischio di paralisi del ciclo produttivo nelle imprese».
Per informazioni: www.inps.it – www.coldiretti.it
La malattia non viene riconosciuta ai lavoratori fragili in smart working a meno di malattia conclamata
Il riconoscimento della malattia si ha solo quando la quarantena è decisa da un operatore di sanità pubblica, come nel caso di contatto stretto con soggetti positivi. «In tutti i casi di ordinanze o provvedimenti di autorità amministrative che di fatto impediscano ai soggetti di svolgere la propria attività lavorativa – si puntualizza in una nota dell'Inps - non è possibile procedere con il riconoscimento della tutela della quarantena in quanto è necessario un provvedimento dell'operatore di sanità pubblica».
L'Inps spiega anche che la malattia non viene riconosciuta ai lavoratori fragili in smart working sulla base degli accordi con il proprio datore di lavoro, a meno di malattia conclamata. Inoltre la malattia non viene riconosciuta se il lavoratore malato è in cassa integrazione o ha l'assegno dei fondi di solidarietà.
Il tema è ampio e dalle mille sfaccettature. Per esempio, se un figlio è venuto a contatto con persone positive ed è in attesa del tampone stabilito dall'Asl, il lavoratore non può essere considerato in malattia. Se il figlio ha meno di 14 anni si può usufruire del congedo retribuito al 50%, ma se ne ha più di 14 anni non ci sono altre strade da percorrere se non utilizzare di ferie o permessi non retribuiti finché non arriva l'esito del tampone. Il principio base è questo: in assenza del provvedimento dell'Asl nessun medico può certificare una malattia che non è ancora conclamata.
Un caso frequente è rappresentato dalla cassa integrazione. Se un lavoratore si ammala prevale il trattamento di integrazione salariale sull'indennità di malattia. Diverso il caso del lavoratore che si ammala mentre è in servizio, ma durante il periodo di malattia è previsto che debba essere dei giorni in cassa integrazione. Se il provvedimento di cassa integrazione riguarda tutto il reparto in cui opera, prevale la cassa integrazione. Nel caso in cui sia solo per alcuni lavoratori, allora rimane valida la malattia.
In ogni modo, la riduzione dei tempi di quarantena a 10 giorni risulta comunque una buona notizia per lavoratori e imprese in un momento difficile per l’economia e l’occupazione. È quanto sottolinea Coldiretti nel commentare questa svolta. «Si tratta di una decisione che alleggerisce il peso sul sistema sanitario ma che difende anche la capacità produttiva del Paese e le opportunità di reddito delle famiglie – precisa Coldiretti - La quarantena breve anticipa il rientro al lavoro con un effetto importante per chi svolge attività autonome spesso duramente colpite dalla pandemia, ma riduce anche il rischio di paralisi del ciclo produttivo nelle imprese».
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