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Natale, ora è una presa in giro Tutti in attesa delle scelte di Conte

Il Governo sta valutando ulteriori restrizioni in vista delle festività ma manca una decisione. L'ipotesi è addirittura di una zona rossa, ma Conte predilige una linea più morbida. Nel frattempo i ristoranti restano alla finestra per capire cosa potranno fare. Nell'ultimo bollettino 17.572 casi con 680 decessi e un indice di positività all'8,8%.

16 dicembre 2020 | 11:25
Natale, ora è una presa in giro 
Tutti in attesa delle scelte di Conte
Natale, ora è una presa in giro 
Tutti in attesa delle scelte di Conte

Natale, ora è una presa in giro Tutti in attesa delle scelte di Conte

Il Governo sta valutando ulteriori restrizioni in vista delle festività ma manca una decisione. L'ipotesi è addirittura di una zona rossa, ma Conte predilige una linea più morbida. Nel frattempo i ristoranti restano alla finestra per capire cosa potranno fare. Nell'ultimo bollettino 17.572 casi con 680 decessi e un indice di positività all'8,8%.

16 dicembre 2020 | 11:25
 

Così è davvero troppo. Siamo alla sera del 16 dicembre, mancano 9 giorni al Natale e ancora non sappiamo cosa si potrà fare perchè il Governo non ha ancora deciso nulla. Forse nella giornata di giovedì si arriverà ad una svolta quando ciò che uscirà dall'incontro del premier Giuseppe Conte con i capi delegazione verrà sottoposto al parere delle Regioni. Di quale colore si tingerà l’Italia insomma non si sa ancora, forse sarà un mix che confonderà ulteriormente e porrà ulteriori dubbi sulla gestione della pandemia, a questo punto più che mai disastrosa per tempistiche e totale mancanza di idee.

Il governatore del Veneto Luca Zaia - quello che gonfiava il petto per una gestione della sua regione gagliarda, severa ed efficace all'insegna di una libertà sbandierata ai quattro venti ora spinge per la zona rossa. A supportarlo il ministro per la Salute, Roberto Speranza e il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia.

Interrogato sulla possibilità di introdurre nuove misure durante le vacanze di Natale il premier Giuseppe Conte ha detto. «Abbiamo già predisposto un piano per le festività natalizie. Forse qualche ritocchino ci sarà. Alla luce dei suggerimenti del Comitato tecnico scientifico (che ieri dopo una riunione fiume aveva proprio invitato a stringere le norme sugli spostamenti ed aumentare i controlli ndr.) qualche misura ulteriore la introdurremo. Ci stiamo riflettendo. Dobbiamo scongiurare in ogni caso una terza ondata perché sarebbe molto pesante. Il sistema delle regioni colorate sta funzionando, abbiamo evitato un lockdown generalizzato come in Germania. Con misure calibrate e ben circoscritte stiamo reggendo bene questa seconda ondata».

Nell'ultimo bollettino sono stati registrati 17.572 nuovi casi con 680 decessi e un indice di positività all'8,8%, in lieve discesa rispetto al 9,1% di ieri.

Ristoranti in attesa di decisioni - Pranzo di Natale o altre chiusure? Ristoranti ancora col fiato sospeso

Ristoranti in attesa di decisioni

Ipotesi: zona rossa o arancione
Tra le ipotesi la zona rossa nei festivi e prefestivi delle due settimane centrali come richiesto dell’asse rigorista, con la chiusura di negozi e ristoranti dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio e all’ Epifania. Nove giorni di zona rossa per scongiurare aperitivi, cenoni e veglioni. Un’idea che getta ancora nello sconforto il mondo dei bar e dei ristoranti già logorato da mesi di chiusure e mancati aiuti. 300mila imprese sono in attesa di sapere, a questo punto, di che morte morire. Uno studio di Fipe su dati Istat ha evidenziato una perdita di fatturati superiore al 50% nel periodo gennaio-ottobre e una previsione di fatturati dimezzati nel segmento dicembre-febbraio. C'è chi ha fatto peggio perchè il 4% delle attività chiuse in autunno non ha nessuna speranza di riaprire.

Bar e ristoranti a picco
Un disastro annunciato, determinato dal clima di sfiducia che si è venuto a consolidare durante l’autunno quando solamente il 15,1% delle imprese della ristorazione e dell’accoglienza ha potuto restare completamente aperto, lavorando a pieno regime pur in un contesto di generale debolezza dei consumi. La stragrande maggioranza ha invece dovuto fare i conti con una limitazione della propria attività, confinata spesso al solo asporto e ad un po' di food delivery almeno per chi ha deciso di farlo.

Altre proteste dai ristoratori
Si fanno sentire anche i soci del Consorzio Modena a Tavola che attraverso il presidente Stefano Corghi, spiegano: «Noi le regole le abbiamo rispettate e abbiamo adeguato i nostri locali per garantire la sicurezza. Abbiamo fatto investimenti. Ora ulteriori restrizioni rischiano di far chiudere i battenti a diverse imprese. In queste ore sentiamo ovunque parlare di senso di responsabilità che gli italiani non avrebbero avuto. Io dico non facciamo di tutte le erbe un fascio. A quanto mi consta i contagi non sono di certo nati nei nostri locali. In ogni caso, chi non ottempera alle regole è giusto che sia sanzionato. Evitiamo però di colpire nel mucchio, secondo logiche che noi davvero facciamo molta fatica a comprendere. Abbiamo bisogno di poter progettare il nostro futuro. Pur consapevoli che la situazione è straordinariamente complessa, chiediamo la massima chiarezza possibile: sulle regole di apertura e, cosa altrettanto importante sui ristori che al momento, oltre ad arrivare con il contagocce, risultano assolutamente inadeguati».


Conte predilige la linea morbida
L’unico appiglio per vedere un po’ meno nero è la posizione di Conte che si muove, un po’ a zig zag, lungo la linea morbida tracciata anche da Italia viva e da parte del M5S: al massimo il premier sta pensando ad una fascia arancione nazionale. Ultima (complicata) ipotesi, colorare di arancione i giorni prefestivi e di rosso i festivi. Per il Viminale la soluzione più sicura è chiudere tutto. «Se teniamo aperto, i controlli sono più difficili e i rischi più grandi», è la linea della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese.

I ristoranti devono progettare per tempo il Natale
Qualunque sia la decisione, nella speranza che possa essere la migliore per salute dei cittadini e che tenga in considerazione la necessità di lavorare per tutto il settore dell’accoglienza che più volte ha ribadito e dimostrato che i propri controlli di sicurezza funzionano, questo clima di instabilità non fa bene a prescindere. Aprire e chiudere per i ristoranti non è come accendere e spegnere la luce con l’interruttore; la macchina organizzativa è imponente soprattutto in vista delle festività e necessita di organizzazione. Non pochi sono i ristoranti che hanno deciso di non riaprire nonostante i decreti lo permettessero rinunciando addirittura a Natale e Capodanno sia in sala che con il delivery.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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