Prandini: Soldi non siano uno spot Per la filiera aiuti a lungo termine

Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini ha commentato positivamente l'idea del Ministro Teresa Bellanova di destinare 1 miliardo ai ristoranti, precisando che non deve essere uno spot . Poi è tornato sulla questione voucher richiedendoli a gran voce soprattutto con l'avvicinarsi della vendemmia

29 luglio 2020 | 08:30
di Federico Biffignandi
Eppure qualcosa si muove. Il Governo negli ultimi giorni ha mosso - almeno a parole - passi importanti verso la ristorazione sedendosi a tavoli con le associazioni e condividendo le necessità che da mesi sono inascoltate. Il progetto più ambizioso sembra essere quello del ministro Teresa Bellanova che ha annunciato di voler predisporre un miliardo di euro da suddividere per 180mila ristoratori. L’obiettivo è anche quello di favorire tutta la filiera agroalimentare italiana ed è a questo proposito che non sorridono solo gli imprenditori della ristorazione, ma anche produttori e trasformatori. Ecco perché il commento di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, non può che essere positivo.


Ristoratori sempre in attesa di un aiuto vero e immediato

«Per quanto riguarda la ristorazione - ha detto il numero uno dell’associazione nazionale - è da marzo che stiamo dicendo quanto sia fondamentale sostenerla perché rappresenta un perno determinante per tutta una filiera che comprende anche agricoltura e turismo. Stiamo sostenendo a gran voce questa tesi perché crediamo nelle eccellenze italiane ma, soprattutto, perché come molti altri abbiamo notato quanto poco si stia facendo a livello nazionale per dare aiuti concreti».



Ora però la cifra di un miliardo ha cambiato le carte in tavola, almeno come prospettive e dunque la fiducia cresce: «Se arrivasse davvero questo miliardo - ha osservato Prandi - io ritengo possa essere molto positivo, a patto che non serva come semplice iniezione di liquidità per tappare qualche buco nell’immediato. Questa cifra deve essere anche un gesto per spingere l’alleanza tra tutti gli attori della filiera che sia consolidata e strutturale. Se ci perdiamo in altre iniziative spot e prettamente economiche non riusciremo a proseguire con efficacia. Serve una strategia sul medio-lungo termine cosa che in Italia si è persa da ormai 30 anni, mentre altri competitor - su tutti la Francia - stanno puntando fortissimo su questo settore e su questo modo di valorizzarlo».

La speranza che il gioco di squadra torni a far parte del settore è forte, soprattutto perché qualcosa prima della pandemia si stava notando, ma tutto (o molto) si è sgretolato con il lockdown e con la distanza siderale che si è creata tra governo e Horeca e anche all’interno dell’Horeca stesso. «Stavamo lavorando bene con cuochi, ristoranti conosciuti e meno conosciuti, stavano nascendo sinergie importanti - ha detto Prandini - anche con i ristoranti italiani all’estero succedeva questo. Loro stavano diventando gli ambasciatori del made in Italy nel mondo. Poi la pandemia ha fatto inceppare il meccanismo che, tuttavia, deve essere riattivato quanto prima. Con orgoglio ci tengo a dire che agli Stati Generali siamo stati l’unica associazione impegnata nell’agricoltura che si è realmente preoccupata di tutelare i diritti dei ristoratori ribadendone la centralità per l’economia italiana».


Ettore Prandini

Dal momento che il piano-Bellanova punta anche a valorizzare i prodotti agroalimentari italiani è lecito chiedersi se ci si possa attendere una defiscalizzazione da attuare a favore dei ristoratori che dovessero acquistare materie prime italiane. «Ritengo possa essere molto utile - ha risposto il presidente della Coldiretti - perché misure come queste sostengono il mercato. Bisogna aiutare i consumatori a tornare nei ristoranti perché di conseguenza i ristoranti tornano a respirare. Anche in questo caso però non occorrono misure d’eccezione, ma strutturali. Bisogna fare in modo che la gente torni nei ristoranti sette giorni su sette e non solo al mare o in montagna, ma anche in città e nei giorni di metà settimana. Ecco perché ritengo che i bonus - come quello elargito per le vacanze - non siano uno strumento efficace e gli albergatori l’hanno dimostrato. Gli aiuti devono andare alla radice, alla riduzione dell’iva, all’abbassamento della contribuzione, del costo del lavoro».

Infine uno sguardo allo stato di salute dell’agricoltura. «Purtroppo - commenta Prandini - la situazione non è facile nemmeno nelle aziende agricole italiane nonostante si stia facendo un gran lavoro per sostenerle. Insistiamo a richiedere i voucher dove c’è una contrapposizione di vedute a livello politico. Serve agilità e semplicità ora, gli imprenditori devono essere aiutati senza difficoltà burocratiche, anche in altri settori. Anche perché la vendemmia si sta avvicinando e le aziende vinicole rischiano di non avere personale sufficiente per andare in vigna a produrre come sempre. Sarebbe un rischio enorme, uguale a quello che è accaduto tra aprile e maggio nel mondo ortofrutticolo. Il vino è un business eccezionale per l’economia italiana e va tutelato. Già al momento stimiamo una perdita di fatturati legati al vino che si assesterà tra il 30 e 35%, non possiamo fare peggio anche perché ci sono altri ostacoli complicati come la Brexit e i dazi americani: non è il momento di fare autogol».

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Alberto Lupini


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