Pos unico per i buoni pasto Taglio a costi e burocrazia
Approvato un emendamento al Dl Semplificazioni che accoglie una battaglia storica della Fipe. Cursano: «Un passo avanti verso la modernizzazione. Ora il governo intervenga per abbassare le commissioni»
31 agosto 2020 | 16:01
L’epoca dei 5 Pos diversi accanto al registratore di cassa di bar e ristoranti sembra essere finita. Finalmente anche i pubblici esercizi potranno leggere i buoni pasto elettronici su un unico dispositivo, a prescindere da quale sia la società emettitrice. La buona notizia per migliaia di ristoratori arriva dal Senato. Le Commissioni Affari costituzionali e Lavoro di Palazzo Madama hanno approvato due emendamenti al Dl Semplificazioni presentati a firma dei senatori Gianmauro Dell’Olio (M5S) e Daniele Manca (Pd), sostenuti dalla maggioranza di Governo, che fanno propria una battaglia storica di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici Esercizi. Un risparmio non da poco per titolari e gestori dei locali che si muovono all’interno del circuito dei buoni pasto, che fino ad oggi si sono visti costretti a sostenere il 25% di spese ogni 1.500 euro di fatturato, solo per installazione, commissioni e contratti di affitto dei vari lettori elettronici.
«Quella del Pos unico è una battaglia di semplificazione e modernizzazione che porterà importanti risparmi all’interno di un sistema costoso come quello dei buoni pasto - sottolinea il vice presidente vicario di Fipe, Aldo Cursano - in questo momento di gravissima difficoltà per gli operatori del settore ogni euro risparmiato diventa vitale. Le realtà piccole e piccolissime che hanno minore possibilità negoziale grazie a questo intervento normativo non saranno più costrette a tenere accanto al registratore di cassa un dispositivo per ogni società emettitrice. È un risultato importante che ci auguriamo venga confermato anche nelle aule del Parlamento e auspichiamo nei prossimi mesi un ulteriore intervento del legislatore per ridurre drasticamente le commissioni che oggi toccano il 20%».
Ogni giorno, negli esercizi convenzionati grandi e piccoli, in Italia si spendono in media 13 milioni di euro sotto forma di buoni pasto. Per un valore complessivo di circa 3,2 miliardi di euro. Un servizio sostituivo di mensa essenziale sia per i lavoratori, per i quali rappresenta una componente netta del salario, sia per gli imprenditori, trattandosi di un contributo esentasse.
«Purtroppo - aggiunge Cursano - le distorsioni di questo sistema, come abbiamo denunciato più volte, non si limitano al Pos unico. La vera tassa occulta per i ristoratori è infatti rappresentata dalla scontistica sul valore nominale del buono pasto, imposta dalle gare al massimo ribasso condotte dallo Stato attraverso Consip alle società emettitrici, che poi lo scaricano per intero sugli esercenti. La nostra battaglia su questo ulteriore aspetto non si fermerà, ma per il momento apprezziamo la volontà della maggioranza di andare incontro a un settore martoriato dalla crisi post Covid. Un settore che, non ci stancheremo mai di ripetere, rappresenta una componente essenziale della filiera agroalimentare italiana, nonché il fiore all’occhiello dell’offerta turistica del nostro Paese».
Pos unico per i buoni pasto
«Quella del Pos unico è una battaglia di semplificazione e modernizzazione che porterà importanti risparmi all’interno di un sistema costoso come quello dei buoni pasto - sottolinea il vice presidente vicario di Fipe, Aldo Cursano - in questo momento di gravissima difficoltà per gli operatori del settore ogni euro risparmiato diventa vitale. Le realtà piccole e piccolissime che hanno minore possibilità negoziale grazie a questo intervento normativo non saranno più costrette a tenere accanto al registratore di cassa un dispositivo per ogni società emettitrice. È un risultato importante che ci auguriamo venga confermato anche nelle aule del Parlamento e auspichiamo nei prossimi mesi un ulteriore intervento del legislatore per ridurre drasticamente le commissioni che oggi toccano il 20%».
Ogni giorno, negli esercizi convenzionati grandi e piccoli, in Italia si spendono in media 13 milioni di euro sotto forma di buoni pasto. Per un valore complessivo di circa 3,2 miliardi di euro. Un servizio sostituivo di mensa essenziale sia per i lavoratori, per i quali rappresenta una componente netta del salario, sia per gli imprenditori, trattandosi di un contributo esentasse.
«Purtroppo - aggiunge Cursano - le distorsioni di questo sistema, come abbiamo denunciato più volte, non si limitano al Pos unico. La vera tassa occulta per i ristoratori è infatti rappresentata dalla scontistica sul valore nominale del buono pasto, imposta dalle gare al massimo ribasso condotte dallo Stato attraverso Consip alle società emettitrici, che poi lo scaricano per intero sugli esercenti. La nostra battaglia su questo ulteriore aspetto non si fermerà, ma per il momento apprezziamo la volontà della maggioranza di andare incontro a un settore martoriato dalla crisi post Covid. Un settore che, non ci stancheremo mai di ripetere, rappresenta una componente essenziale della filiera agroalimentare italiana, nonché il fiore all’occhiello dell’offerta turistica del nostro Paese».
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Alberto Lupini
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