Ponte del 2 giugno senza turismo Il settore perde un altro miliardo
Altro allarme di Confindustria alberghi che analizza il mancato flusso turistico di questi giorni e richiama il Governo ad aiuti da destinare agli addetti ai lavori, come la riduzione del costo del lavoro
03 giugno 2020 | 19:25
L’avvio della fase 3 con il ritorno alla circolazione all’interno del Paese, segna un passaggio importante, ma restano molte incognite sul settore alberghiero. Il weekend del 2 giugno si è chiuso ancora con un “nulla di fatto” per il settore turistico, con mancati introiti stimati per almeno 1 miliardo di euro che vanno a sommarsi a circa 25 miliardi di euro, dovuti al fermo del settore che, va ricordato, ormai dura da 100 giorni.
Ad oggi oltre il 95% delle strutture alberghiere è ancora chiuso e il 97% dei lavoratori del settore è in attesa della cassa integrazione. Gli effetti delle misure di sostegno per le imprese, ancora tardano ad arrivare. E dobbiamo sottolineare che le perdite accumulate non potranno in alcun modo essere colmate. Nel settore alberghiero non esiste “magazzino”, la camera che non viene venduta è persa e non potrà più essere recuperata.
Le prospettive per le prossime settimane, per chi deciderà di riaprire sono comunque molto difficili, con un mercato di fatto ridotto dall’assenza di turismo estero e l’incremento dei costi determinato dalla gestione della sicurezza che le aziende assicurano a tutti i loro ospiti. Servono interventi urgenti e mirati per garantire la sopravvivenza del settore.
Tra tutti in primis, favorire il rientro in azienda dei lavoratori oggi in cassa integrazione, prevedendo che il valore degli ammortizzatori sociali si trasformi in riduzione del costo del lavoro. Una misura a costo zero per le casse dello Stato, ma che riporterebbe i lavoratori in azienda con il recupero della piena retribuzione e renderebbe più sostenibile la riapertura per le imprese.
«Abbiamo di fronte a noi un periodo di grosse incertezze e un percorso totalmente in salita. Le nostre strutture sono ancora chiuse e per quelli che apriranno, i prossimi mesi saranno quasi certamente caratterizzati da una bassissima occupazione - dichiara Maria Carmela Colaiaicovo, vice presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi - il problema che più ci preoccupa è che molti operatori non possano riaprire in assenza della necessaria sostenibilità economica. I flussi di cassa si sono interrotti drasticamente i primi di marzo e per questo auspicavamo in un intervento del Governo che sostenesse le imprese in questa situazione di assoluta gravità. Sono necessarie misure subito efficaci che rendano possibile la ripresa dell’attività e mettano a riparo le imprese del settore dagli appetiti di speculatori, o peggio della malavita».
Continua a soffrire tutto il turismo
Ad oggi oltre il 95% delle strutture alberghiere è ancora chiuso e il 97% dei lavoratori del settore è in attesa della cassa integrazione. Gli effetti delle misure di sostegno per le imprese, ancora tardano ad arrivare. E dobbiamo sottolineare che le perdite accumulate non potranno in alcun modo essere colmate. Nel settore alberghiero non esiste “magazzino”, la camera che non viene venduta è persa e non potrà più essere recuperata.
Le prospettive per le prossime settimane, per chi deciderà di riaprire sono comunque molto difficili, con un mercato di fatto ridotto dall’assenza di turismo estero e l’incremento dei costi determinato dalla gestione della sicurezza che le aziende assicurano a tutti i loro ospiti. Servono interventi urgenti e mirati per garantire la sopravvivenza del settore.
Tra tutti in primis, favorire il rientro in azienda dei lavoratori oggi in cassa integrazione, prevedendo che il valore degli ammortizzatori sociali si trasformi in riduzione del costo del lavoro. Una misura a costo zero per le casse dello Stato, ma che riporterebbe i lavoratori in azienda con il recupero della piena retribuzione e renderebbe più sostenibile la riapertura per le imprese.
«Abbiamo di fronte a noi un periodo di grosse incertezze e un percorso totalmente in salita. Le nostre strutture sono ancora chiuse e per quelli che apriranno, i prossimi mesi saranno quasi certamente caratterizzati da una bassissima occupazione - dichiara Maria Carmela Colaiaicovo, vice presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi - il problema che più ci preoccupa è che molti operatori non possano riaprire in assenza della necessaria sostenibilità economica. I flussi di cassa si sono interrotti drasticamente i primi di marzo e per questo auspicavamo in un intervento del Governo che sostenesse le imprese in questa situazione di assoluta gravità. Sono necessarie misure subito efficaci che rendano possibile la ripresa dell’attività e mettano a riparo le imprese del settore dagli appetiti di speculatori, o peggio della malavita».
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Alberto Lupini
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