Pochi taxi nelle grandi città d'Italia: servono più licenze

La mancanza di nuove licenze taxi, ferme da decenni, aggrava ulteriormente il contesto. Alcune delle principali città italiane come Milano, Napoli, Firenze e Roma sono particolarmente colpite dalla situazione con stazioni e piazze turistiche affollate, centralini dei radiotaxi che non rispondono e posteggi cittadini vuoti

11 luglio 2023 | 05:00
di Luca Bassi

Tanti turisti, pochi servizi. Il post-Covid ha segnato un vero e proprio boom di visitatori in tutta Italia, con enormi benefici per tanti settori che erano stati segnati - alcuni in modo importante - dalle restrizioni portate dalla pandemia. Questo fenomeno ha però messo in evidenza - tra le altre cose - anche le carenze del servizio taxi in Italia, con code interminabili, tempi di attesa lunghissimi e chiamate a vuoto nelle principali città italiane. Da Milano a Roma la mancanza di nuove licenze taxi, ferme da decenni, aggrava ulteriormente la situazione. Alcune delle principali città italiane come Milano, Napoli, Firenze e Roma sono particolarmente colpite dalla situazione, con stazioni e piazze turistiche affollate, centralini dei radiotaxi che non rispondono e posteggi cittadini vuoti. Nella capitale, ad esempio, si stima che servirebbero almeno mille taxi in più rispetto ai numeri attuali, mentre a Milano ne servirebbero almeno altri 650. In generale, considerando le città più turistiche, si ritiene che il servizio dovrebbe essere aumentato di almeno il 20% (con ovvie differenze rispetto alle zone più o meno “prese d’assalto” dai visitatori).

La punta di un iceberg

Una situazione di disagio non nuova, in Italia, questa dei taxi. Anzi, una situazione che dura da almeno vent’anni, come ha sottolineato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, che ha parlato «di incapacità da parte degli amministratori comunali nel gestire la materia e dell’influenza delle lobby dei tassisti». Nel frattempo, a bloccare ulteriormente la situazione, si aggiunge il fatto che il rilascio di nuove licenze taxi è in stallo in molte città italiane. Le metropoli e i grandi centri urbani necessiterebbero di molti più taxi e taxisti per coprire il fabbisogno turistico che, soprattutto in periodi come questo, raggiunge livelli molto elevati. Al contrario, il numero di licenze rilasciate ad esempio a Milano è rimasto invariato dal 2006, nonostante il flusso turistico sia notevolmente aumentato negli ultimi anni.

Molte città stanno quindi cercando soluzioni per far fronte alla crescente esigenza di aumentare la disponibilità di taxi. A Roma si vocifera che potrebbe essere lanciato un bando per il rilascio di mille nuove licenze taxi, anche in vista del Giubileo 2025, mentre a Milano si propone la riapertura dell’avviso per le collaborazioni familiari e la revisione dei turni di servizio. Le amministrazioni locali stanno anche considerando opzioni più radicali, come l’introduzione di turni integrativi e licenze stagionali non cedibili per aumentare la flessibilità dell’offerta durante i picchi di richiesta turistica, fiere ed eventi. Queste soluzioni sono però spesso ostacolate da paletti amministrativi e dalla mancanza di un indirizzo univoco da parte della Conferenza Stato-Regioni.

Uggè (Conftrasporto): «Serve un accordo con gli Ncc»

Una possibile soluzione ce l’ha Paolo Uggè, vicepresidente di Conftrasporto, che si appella a quanto detto dal presidente di Radiotaxi Loreno Bittarelli: «Serve un accordo con gli Ncc - spiega Uggè. Quella del dialogo fra il Governo, i tassisti e i noleggiatori di auto con conducente è la giusta via per una soluzione adeguata a un problema che si trascina da anni. L’Europa, che, con il recente pronunciamento della Corte di Giustizia, ha detto no alle licenze ‘centellinate’ dei taxi, una soluzione l’ha trovata, ma è decisamente penalizzante per coloro che hanno assicurato a oggi un servizio indispensabile colmando i vuoti di un servizio di trasporto pubblico mal gestito da una politica incapace di decidere» spiega Uggè.

«Alcuni anni fa, con Il presidente Bittarelli era stato individuato un percorso che, se da un lato rispondeva alle esigenze della liberalizzazione, dall'altro tutelava la professionalità di tanti piccoli imprenditori», ricorda il vicepresidente di Conftrasporto, a capo anche della Federazione degli Autotrasportatori Italiani.

Una piattaforma unica per taxi e Ncc

Uggè evoca l’accordo stretto un anno fa fra Radiotaxi Roma e Uber, che prevedeva una percentuale da riconoscere alla piattaforma per ogni corsa effettuata tramite prenotazione sulla app del servizio taxi 3570, garantendo per tutti i soci di quest’ultimo un numero più elevato di chiamate. «Con quell’accordo, che ben conosco - aggiunge Uggè - la nota compagnia dei taxisti romani ha trasformato in partner commerciale quello che prima era un antagonista, assicurando la garanzia di professionalità e i criteri autorizzativi che devono continuare ad appartenere a ciascun operatore». «Oggi lo stesso Bittarelli rilancia la necessità di un dialogo ‘a tre’ imperniato sull'esperienza: il ministro Salvini lo ascolti, nell'interesse del Paese e dei tanti operatori in questione», è l’appello che il presidente Fai-Conftrasporto, rivolge al governo.

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Alberto Lupini


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