Oggi, il livello del Pil italiano è superiore del 2,5% rispetto a quello del quarto trimestre del 2019, con il Paese ha più che recuperato i livelli pre-pandemici, facendo meglio delle altre maggiori economie europee e addirittura degli Stati Uniti. «Restano, però, ancora indietro i consumi, a partire da quelli alimentari, che, nella media dello scorso anno, risultano inferiori di circa venti miliardi di euro rispetto al 2019». Lo ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel corso dell’Assemblea annuale 2023. La causa? «Quell'inflazione che continua a mordere, che erode il potere d'acquisto».
Pil dell'Italia, crescita dell'1,2% nel 2023
Inflazione, spiega lo stesso Sangalli, «che erode il potere d’acquisto, sia dei redditi correnti, sia della ricchezza detenuta in forma liquida. Abbiamo mostrato - ha spiegato - una straordinaria capacità di adattamento e di reazione, da parte di imprese, lavoro e reti di sicurezza sociale. È il risultato della collaborazione tra buone politiche pubbliche ed iniziativa privata». Confcommercio, poi, per il nuovo anno, stima il Pil in crescita dell'1,2%, i consumi dell'1% e un piccolo miglioramento nel 2024 (Pil +1,3%, consumi +1,1%). L'inflazione 2023 è vista al 5,9% per calare al 2,3% nel 2024.
Manca troppo personale nel commercio
«C'è spazio per nuova occupazione - aggiunge Sangalli - il terziario di mercato sta vivendo una persistente carenza di personale. Nel turismo e nel commercio, mancano, ad esempio, rispetto al 2022, circa 480 mila lavoratori. E per oltre il 40 per cento, vi è un concreto rischio che la domanda non possa essere soddisfatta, soprattutto per la mancanza di competenze. Occorre, allora, intervenire per colmare la distanza tra formazione ed esigenze delle imprese, così come per programmare adeguati flussi di lavoratori immigrati».
Fisco, per ConfCommercio servono riforme radicali
L’assemblea è stata ovviamente l’occasione per toccare punti nevralgici come quelli del fisco, tema sul quale per Sangalli non è più tempo di "manutenzioni ordinarie", con la legge delega per la riforma "si apre un cantiere di lavoro complesso e occorre proseguire il confronto con le parti sociali. «Il sistema fiscale deve essere coerente con le regole europee ed internazionali. In questo quadro va considerata la stessa web tax. E qui non capiamo perché un piccolo commerciante debba pagare le tasse, tutte e subito, mentre questo non succede per le grandi piattaforme globali – dice il presidente di ConfCommercio - sul versante dei redditi d'impresa, giuste le scelte - tanto in materia di Irpef, quanto in materia di Ires - che intendono favorire il reinvestimento degli utili in azienda».
Sangalli invoca una no tax area
E sull'Irpef Sangalli aggiunge: «sembra necessario costruire una no tax area senza disparità e definire un chiaro sistema di detrazioni e di deduzioni per conciliare imposta piatta e principio di progressività. Bene se ci sarà la cedolare secca anche per le locazioni commerciali. Ma vogliamo essere chiari: se si riduce il costo per i proprietari vanno anche tagliati i costi degli affitti».
«Per la sostenibilità finanziaria del processo di riforma, si rafforza la necessità di un esame accurato delle agevolazioni. E quanto all'IRAP, la delega ne conferma il percorso di graduale superamento. Lo chiediamo da tempo - precisa Sangalli - ma è difficile sostituirla: Occorre un adeguato approfondimento, perché c'è il rischio che a pagare siano le imprese più dinamiche ed efficienti».
Non mancano osservazioni sull'Iva: «Bene la razionalizzazione, ma essa non dovrà mai, mai tradursi in un incremento della tassazione indiretta su beni e servizi». Sulla "fiscalità green", e in particolare per l'accisa sui prodotti energetici e sull'energia elettrica, «va ribadita l'esigenza di un approccio che tenga insieme sostenibilità ambientale, economica e sociale. La riforma dovrebbe prioritariamente puntare a ridurre i differenziali esistenti tra i livelli minimi di tassazione stabiliti a livello europeo e quelli praticati nel nostro Paese. Sarà poi, necessario preservare misure indispensabili per la competitività delle nostre imprese dei trasporti, da quella per il gasolio commerciale a quella sui regimi di esenzione per il trasporto marittimo».
Più in generale, sul fronte del fisco «c'è bisogno di recuperare la fiducia, semplificando gli adempimenti, favorendo gli strumenti volontari come il concordato preventivo, riordinando la normativa in un Codice unico tributario e valorizzando gli strumenti informatici, fondamentali per il contrasto e il recupero di evasione ed elusione».
Tante le sfide per il terziario, dal codice appalti ai fondi del Pnnr
Nella sua relaziona Carlo Sangalli ha ovviamente approfondito anche le sfide aperte per il settore. Come sul codice degli appalti: «Semplificazione e legalità possono e devono essere due facce della stessa medaglia». Ed in tema di appalti «va salvaguardata la funzione delle imprese della ristorazione collettiva che svolgono un ruolo sociale anche nei confronti delle fasce più deboli della popolazione». Nel piano transizione 4.0 vanno rafforzate le aliquote per i crediti d'imposta e va definito un più ampio ventaglio di spese ammissibili, così da supportare l'innovazione nel terziario.
C'è anche il tema degli investimenti del Pnrr necessari per la filiera del recupero e del riciclo, che costituisce, ancora oggi, una criticità in molte regioni del Paese. E c'è poi l'esigenza di rivedere, come preannunciato, l'intera materia degli incentivi edilizi, in modo da conciliare efficienza energetica e antisismica con la spinta alla crescita e con la sostenibilità della finanza pubblica. Non possiamo però dimenticare che tante nostre imprese della filiera dell'edilizia si trovano ancora ad affrontare i crediti incagliati.
Sangalli invoca anche «una soluzione strutturale della questione del payback sui dispositivi medici: mette a repentaglio l'intera filiera delle pmi fornitrici e le stesse prestazioni del servizio sanitario. E sul credito dice: «E' necessario intervenire sulle garanzie, anche in considerazione della crescita dei tassi d'interesse. Resta importante il Fondo Centrale di garanzia, ma occorre integrare gli interventi sia di livello europeo, che quelli dei consorzi fidi. C'è il tema della moneta elettronica. «Siamo da sempre a favore! - Precisa Sangalli - ma bisogna abbassare i costi del Pos. Una maggiore trasparenza delle commissioni sarebbe utile».
Le previsioni del Centro studi dConfCommercio
Confcommercio stima per il 2023 il Pil in crescita dell'1,2%, i consumi dell'1% ed un "lieve miglioramento" nel 2024 (Pil +1,3%, consumi +1,1%). L'inflazione 2023 è vista al 5,9% per calare al 2,3% nel 2024. E sull'andamento dell'economia avverte: il rialzo delle stime Pil è effetto "esclusivamente" della "maggiore crescita acquisita": è "confermata la fase di rallentamento, più intenso nel secondo quarto rispetto alla seconda metà dell'anno". Fase "di molto somigliante alle dinamiche pre-pandemiche, da tutti stigmatizzate come insufficienti a garantire uno sviluppo equilibrato e diffuso del benessere economico della nazione". "Si acuiscono i divari Nord-Sud", con il Mezzogiorno che nel 2023 "crescerà quasi tre volte meno del Nord. La Lombardia con una crescita dell'1,7% è la regione con la migliore performance, all'ultimo posto Calabria e Sardegna con crescita zero". Il Sud appare "fermo ai box" secondo l'analisi sulle economie regionali del centro studi di Confcommercio, diffusa in coincidenza con l'assemblea annuale: è un divario che si conferma "anche per i consumi con il Sud a +0,4% e il Nord a +1,2%". Per aree, la stima del pil 2023 è di un +1,4% per Nord-Ovest e per Nord-Est, +1,2% al Centro (e in media per il Paese), +0,5% al Mezzogiorno +0,5%
Pil, Mattarella: «La ripresa si basa sulla cooperazione tra gli attori della nostra economia»
Per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, «sulla cooperazione tra gli attori della nostra economia si basa in misura rilevante la ripresa». «La sinergia tra imprese, istituzioni nazionali ed europee - ha scritto Mattarella in un messaggio - ha saputo contrastare gli effetti recessivi causati dalla pandemia sanitaria e le conseguenze dell’aggressione della Federazione russa ai danni dell’Ucraina».
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Alberto Lupini
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