Piatti del futuro, equilibrio e sostenibilità sarà il giusto connubio

Quali saranno i piatti del futuro? Innovazione tecnologica e sostenibilità si fondono per creare cibi nutrienti ed equi. Carne coltivata, proteine alternative e diete personalizzate sono il primo passo verso un'alimentazione consapevole.

26 novembre 2024 | 11:36

È capitato in più occasioni di immaginare, anche solo per un momento, quali saranno i piatti del futuro, che mangeremo tra cinquanta o cent’anni. Chiaramente, tutte queste considerazioni vanno di pari passo con le riflessioni a livello ambientale, sul mondo in cui vivremo e come sarà in termini di risorse a nostra disposizione, ma anche con quelle dal punto di vista tecnologico.

L’evoluzione della tecnologia, infatti, ha fatto dei passi così tanto in avanti che sembrano passati secoli più che decenni rispetto alla fine degli anni Novanta, ad esempio, quando internet non imperversava ancora come fa oggi. D’altra parte, se ci pensiamo, non è solo il settore culinario che è stato ampiamente rivoluzionato, ma lo sono stati anche tanti altri ambiti. Basti pensare al settore dell’intrattenimento, dove i casino online ormai riescono a offrire un’esperienza di gioco paragonabile a quelli reali, ma anche a tanti altri aspetti della nostra vita di tutti i giorni, come pagare una visita piuttosto che la sosta in un parcheggio. Quindi, non deve stupire come anche il futuro della ristorazione dovrà passare necessariamente dalla tecnologia e dai suoi sviluppi.

I piatti del futuro? Dovranno essere ricchi e sostenibili

Soluzioni adottate di recente, come l’agricoltura verticale, piuttosto che la carne che viene coltivata all’interno di appositi laboratori, sono già un primo piccolo step verso un mondo più sostenibile, ma anche più equo e giusto, che possa ridurre il più possibile la povertà tra i diversi popoli.

Queste soluzioni innovative, insieme a tante altre tecnologie di agricoltura cellulare, offrono la possibilità di effettuare la produzione di cibo in maniera estremamente sostenibile, sfruttando la minor porzione di terreno possibile, ma anche un minor quantitativo di risorse d’acqua. E, così facendo, si riduce l’incubo per gli animali legato agli allevamenti intensivi.

Sia i big data che l’intelligenza artificiale, infatti, possono dare senz’altro una mano a rendere più ottimizzata non solo l’attività di produzione del cibo, ma anche quella di distribuzione. L’obiettivo è quello inevitabilmente di diminuire il più possibile qualsiasi spreco, allargando le maglie dell’accessibilità al cibo sano ed equilibrato a tutte le fasce della popolazione. Insomma, dovremo abituarci a cibi nuovi sulle nostre tavole, a partire dai piatti proteici alternativi realizzati con le proteine vegetali, ma anche con insetti oppure alghe. In ambito medico, è chiaro che si cercherà di perseguire la strada delle alimentazioni personalizzate, con diete ad hoc create in base al DNA e al microbioma intestinale. In questo modo, le persone potranno seguire il nutrimento maggiormente adeguato in relazione alle proprie caratteristiche e ai propri fabbisogni.

La chiave per i piatti del futuro: un mix tra innovazione tecnologica e sostenibilità

La vera soluzione alle domande che ci poniamo oggigiorno è sicuramente rappresentata dalla capacità di creare un connubio efficace e versatile tra innovazione dal punto di vista tecnologico e sostenibilità a livello ambientale. La ricerca e lo sviluppo tecnologico dovranno vertere inevitabilmente su proposte alimentari che possano soddisfare i fabbisogni del corpo umano, ma al contempo essere sostenibili.

In tal senso, l’educazione alimentare rappresenta un altro passaggio fondamentale di tale transizione verso un’alimentazione differente. Sarà importantissimo, infatti, educare le nuove generazioni a fare scelte sempre più consapevoli. Prima di tutto, migliorando e aumentando la promozione di diete a base vegetale e che prevedano un drastico calo nei consumi di carne, e al contempo supportando il più possibile la produzione locale, ma anche quella stagionale. Al tempo stesso, potrebbero essere necessarie delle misure ancora più drastiche, come ad esempio l’imposizione di specifiche sugar tax oppure dei veri e propri provvedimenti con una finalità disincentivante, che in realtà sono già stati emanati in numerosi Paesi in tutto il mondo.

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Alberto Lupini


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