In palestra, all’oratorio o, più semplicemente, in aula, al proprio banco. Ecco dove gran parte degli alunni italiani consumeranno i loro pasti a scuola a partire da settembre. In tempi di emergenza contagi da covid-19, una cosa è certa, ormai: il popolo degli studenti tornerà tra i banchi (a rotelle?) dopo la prima metà del prossimo mese.
Se il refettorio è troppo piccolo, i pasti a scuola si consumeranno in aula
Il resto è però ancora poco chiaro: si sta lavorando su entrate, uscite, intervalli, utilizzo dei servizi e, naturalmente, su
come organizzare le mense. Per questo la Prefettura di Milano ha pubblicato un primo documento tenendo conto di tutte le possibili ipotesi, legate agli spazi degli edifici scolastici, con tanto di mappa del rischio e consigli utili per superare le criticità. Un vademecum stilato con i suggerimenti degli uffici di Igiene degli alimenti e della Nutrizione di Ats: sotto la lente le cinque situazioni più probabili per la distribuzione dei pasti.
Le scuole che non hanno bisogno di particolari spazi aggiuntivi, dopo le indicazioni per il distanziamento in classe, manterranno il refettorio. Spesso su più turni, in modalità self service o con servizio al tavolo.
Molte scuole rinunceranno invece al locale mensa per far posto alle aule e, in questo caso, sono state pensate tre alternative: pranzo all’interno del plesso ma in un locale prima adibito ad altre funzioni - come palestra o auditorium - pranzo all’esterno dell’edificio come per esempio in oratorio, oppure - opzione più frequente - consumo del menu all’interno dell’aula, sul proprio banco.
La scelta definitiva spetterà ai presidi o ai sindaci, che meglio di ogni altro conoscono le caratteristiche di ogni plesso scolastico. Partendo dalle diverse location, il documento stilato dalla Prefettura prende in considerazione i rischi per la sicurezza, con una premessa: nessuna evidenza scientifica al momento indica l’alimento quale veicolo di infezione. I rischi però ci sono e sono legati principalmente alla simultanea presenza di molte persone in spazi ridotti e all’assenza delle mascherine, impossibili da indossare durante i pasti.
Due le criticità maggiori: distanziamento e disinfezione delle superfici e degli oggetti. Nel caso “self-service” gli alunni possono poi toccare alimenti e stoviglie della linea. In tutti i luoghi diversi dal refettorio dovranno essere valutati prima i requisiti igienico-sanitari dello spazio. Se si mangia sul banco, andrà sanificato prima e dopo. Tra le indicazioni, modalità organizzative che evitino assembramenti, con un vassoio già allestito e consegnato all’alunno, guanti e mascherine ove necessario, e la riduzione dell’orario di lezione a favore del maggior tempo per l’organizzazione del pasto e delle misure igieniche per prevenire i rischi.«Sono indicazioni molto concrete e di buon senso - spiega
Berardo Notarangelo, presidente di Milano Ristorazione, interpellato dal quotidiano Il Giorno - Dopo i sopralluoghi per valutare caso per caso, abbiamo notato che, per quanto ci riguarda, la maggioranza delle scuole adotterà una modalità mista. Il refettorio non abbandonerà la sua funzione, spesso sarà strutturato su più turni e parallelamente il cibo sarà servito in classe. Abbiamo valutato la presenza degli ascensori per il trasporto dei piatti e la logistica e chiesto che le aule che ospiteranno anche questo momento siano collocate al piano terra».
Nei mesi scorsi si era fatta largo anche l’ipotesi del lunch box, una sorta di pasto distribuito in monoporzione ad ogni alunno: «Noi invece daremo un pasto vero - ricorda Notarangelo - perché è una situazione che può durare diversi mesi e i bambini hanno bisogno di menu completi. Non ci sarà mai un pasto di serie A e di serie B. Anche l’idea delle monoporzioni sigillate non ha senso e produrrebbe una marea di rifiuti oltre ad aumentare i costi e ad alterare il gusto».
Nelle prossime settimane continueranno i sopralluoghi in tutti gli edifici d’Italia per capire come sarà necessario organizzarsi, scuola per scuola.
L’obiettivo è quello di ridurre al minimo la necessità di servire i pasti all’esterno degli istituti: «Se il refettorio ospiterà delle classi per la didattica, gli stessi alunni mangeranno lì: manterrà un uso ibrido - continua il presidente di Milano Ristorazione - stiamo incontrando i presidi, anche alla luce di queste indicazioni, per aiutarli a trovare le soluzioni più pratiche. Ce la metteremo davvero tutta perché funzioni tutto bene dall’inizio, ma i primi giorni serveranno a testare una macchina organizzativa completamente diversa: ogni giorno si muovono 120 mezzi per la distribuzione dei pasti dai centri cucina, rivoluzioniamo turni, spazi e servizio. Non è un’operazione banale».