I Pastai al Governo: «Si riapra il dialogo Stiamo perdendo quote di export»

11 settembre 2017 | 18:39
di Andrea Radic
Riccardo Felicetti, presidente dei Pastai italiani Aidepi, è in partenza per l'Australia, ma trova il tempo per spiegare a Italia a Tavola che la “locomotiva della pasta” rischia di rallentare molto, se non adirittura di fermarsi, a causa di atteggiamenti decisamente poco costruttivi da parte del Governo.



Che succede presidente?
Due anni fa i Ministri Martina e Calenda istituirono una “cabina di regia”. Pareva una serio momento di interlocuzione con il Governo e ci aspettavamo un serio impegno da parte loro e delle parti in causa per risolvere i problemi strutturali nel nostro mondo.

Quali sono i problemi maggiori?
Si è creato artificialmente il pensiero che il grano straniero sia meno sicuro di quello italiano e ovviamente non è vero. Semplicemente in Italia non abbiamo quantitativi sufficienti di grano duro per rispondere alla richiesta del mercato. Inoltre non tutto il grano ha qualità sufficienti per essere utilizzato in purezza per fare pasta come richiesto dalla “legge di purezza” che quest’anno compie 50 anni. La cabina di regia avrebbe dovuto affrontare il problema per creare un sistema di filiere dello sviluppo agricolo e raggiungere un accordo. Sarebbe stato un progetto di ampio respiro.

E invece?
Hanno destinato un piccolissimo budget per creare un sistema risibile, decisamente inefficace. Poi, di punto in bianco, hanno chiuso la “cabina di regia” e, senza coinvolgerci, hanno iniziato a emanare decreti ministeriali chiedendone l'approvazione europea. Ma i decreti non rispettavano i criteri relativi alla concorrenza, né rispettavano le altre nazioni produttrici.

Quindi?
Nottetempo ritirano il decreto e ne emanano uno a livello nazionale che di fatto viola le leggi europee senza tenere conto delle osservazioni della categoria a tutela del settore.

Ma Coldiretti plaude
Dobbiamo essere chiari, se un'associazione di categoria diffonde notizie "terroristiche" sulla produzione del grano, e non solo su questo prodotto, mette a repentaglio le aziende, e se il governo tace, certo non le tutela. Si fanno regole a garanzia solo di una parte. Tutto ciò crea gravi difficoltà ai produttori, ponendo un grave limite alla concorrenza e alla flessibilità per le aziende italiane, soprattutto all’estero, dove i costi supplementari che dovremo sostenere ci faranno uscire da una parte dei mercati che storicamente presidiamo con grande leadership. I dati parlano chiaro, le esportazioni sono calate del 3%. La locomotiva della pasta rischia lo stop, e chi governa non se ne fa carico, mentre continuano i proclami politici infangando il lavoro serio di aziende come le nostre.

Avete scritto al presidente del Consiglio, cosa chiedete come associazione nazionale?
Chiediamo che si riapra il tavolo di confronto per raggiungere un vantaggio competitivo per tutti. Molte delle nostre aziende si sono impegnate a titolo personale e diretto scrivendo la provenienza delle materie prime sulle confezioni. E ricordo che le nostre proposte di etichettatura volontaria sono state presentate al Governo 12 mesi fa, prima che la “cabina di regia sulla filiera pasta” si fermasse: non sono state nemmeno commentate Tutti saremmo contenti di produrre pasta esclusivamente con grano italiano, ma non possiamo peggiorare la qualità per rispettare un dictat.

Siete disposti a riavviare l'interlocuzione?
Riapriamo il tavolo di confronto in maniera seria, non ascoltando una parte e snobbando le altre contro l'interesse dei consumatori. La sicurezza alimentare c'è, la garantiscono i laboratori.

C'è una domanda più alta dell'offerta
Certamente, la domanda è più alta dell'offerta e se non si interviene, il consumatore pagherà di più avendo meno. Questo è l'obbiettivo del governo? Ci arriveranno. Usano le eccezioni per confermare le regole. Non c'è grano sufficiente per tutti.

Nel mondo la nostra pasta è molto apprezzata, cosa dicono i clienti?
Si è già creata una spinta emozionale nei nostri clienti, comprensibile ma tecnicamente errata, per cui la pasta fatta con grano italiano è migliore. Questo farà aumentare i costi del grano italiano e di conseguenza aumenteranno i suoi prezzi, rendendo la pasta italiana più costosa e potenzialmente meno performante in pentola di quanto non sia oggi. Pensi che i concorrenti stranieri portino con sè, tradotti in tutte le lingue, i comunicati della Coldiretti, li usano come strumento per screditarci e sottrarci quote di mercato. Quest'anno abbiamo perso 8mila ettari nei primi cinque mesi e stimiamo di arrivare a meno di 16mila entro la fine dell'anno. Cosa ci faranno gli agricoltori con questa produzione? Andrà perduta.

Presidente, la pasta con grano non solo italiano garantisce alta qualità?
Voglio rassicurare i consumatori sulla qualità di tutta la filiera, tutti i parametri di legge nazionali ed europei sono rispettati, tanto che non si parla di sequestri di grano. Quindi di cosa stiamo parlando? Se trovassero cose che non funzionano saremmo i primi a sanzionare, ma questo decreto non migliora nulla, fa aumentare artificialmente il prezzo della materia prima, un bene solo per gli agricoltori, e abbatte la qualità del grano. Sto partendo per l'Australia e già so che mi faranno domande su questo.

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Alberto Lupini


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