Partite Iva in zone rosse Indennizzi per bar e ristoranti
600mila tra ristoranti, bar e negozi a partita Iva costretti a fermarsi avranno nuovo indennizzo. Da spartire 1,6 miliardi di euro. Obiettivo pagare in 15 giorni. Escluse le zone non rosse, eccezioni per le arancioni
04 novembre 2020 | 10:39
Oltre 600mila tra ristoranti, bar e negozi con partita Iva delle Regioni classificate come rosse dal nuovo Dcpm (come Lombardia, Piemonte e Calabria), e quindi costretti a fermarsi, avranno un nuovo indennizzo.
Da dividersi 1,6 miliardi di euro
La cifra da dividersi, come riporta il Corriere della Sera, ammonta a 1,6 miliardi di euro. Si tratta del massimo possibile per evitare al governo di dover chiedere subito altro deficit in Parlamento, allungando i tempi e subendo l’accusa di chiudere tutto senza dare sostegno a chi è costretto allo stop forzato.
Non ci sarà il limite di 5 milioni di fatturato
La buona notizia è che non ci sarà il limite di 5 milioni di fatturato, come previsto invece dal contributo a fondo perduto varato prima dell’estate. Ma resta, invece, il limite di 150mila euro alla somma che potrà essere incassata e che dovrebbe essere pari al 200% del ristoro incassato con il primo contributo. Un punto quest’ultimo su cui i lavori sono ancora incorso.
Obiettivo pagare entro 15 giorni
L’obiettivo è pagare entro quindici giorni dall’entrata in vigore del decreto. Anche se, di fatto, ciò sarà possibile solo per chi è registrato dall’Agenzia delle entrate avendo già chiesto il primo indennizzo. Tempi più lunghi per chi, invece, chiede ora l’aiuto.
Escluse le zone non rosse, eccezioni per le arancioni
E le partite Iva non in zona rossa? Non possono presentare la domanda, non essendoci al momento una stretta maggiore rispetto alle norme in vigore. Eccezione invece per bar e ristoranti delle regioni al livello arancione, che devono comunque chiudere anche a pranzo.
Verso un nuovo deficit?
Una situazione, dunque, che rimane aperta e incerta. È ovvio che se nelle prossime settimane altre regioni diventeranno zone rosse, il numero delle partite Iva che potrebbero chiedere il contributo crescerebbe.
Una questione in più che complica quella dell’estensione dei ristori già previsti per tutto il territorio nazionale alle categorie finora escluse (ad esempio agenti di commercio, lavanderie industriali e distributori automatici) e per le quali servirebbe un margine di sicurezza nel bilancio. Una situazione che forse non esclude un nuovo deficit.
Partite Iva, gli aiuti saranno soltanto per le zone rosse
Da dividersi 1,6 miliardi di euro
La cifra da dividersi, come riporta il Corriere della Sera, ammonta a 1,6 miliardi di euro. Si tratta del massimo possibile per evitare al governo di dover chiedere subito altro deficit in Parlamento, allungando i tempi e subendo l’accusa di chiudere tutto senza dare sostegno a chi è costretto allo stop forzato.
Non ci sarà il limite di 5 milioni di fatturato
La buona notizia è che non ci sarà il limite di 5 milioni di fatturato, come previsto invece dal contributo a fondo perduto varato prima dell’estate. Ma resta, invece, il limite di 150mila euro alla somma che potrà essere incassata e che dovrebbe essere pari al 200% del ristoro incassato con il primo contributo. Un punto quest’ultimo su cui i lavori sono ancora incorso.
Obiettivo pagare entro 15 giorni
L’obiettivo è pagare entro quindici giorni dall’entrata in vigore del decreto. Anche se, di fatto, ciò sarà possibile solo per chi è registrato dall’Agenzia delle entrate avendo già chiesto il primo indennizzo. Tempi più lunghi per chi, invece, chiede ora l’aiuto.
Escluse le zone non rosse, eccezioni per le arancioni
E le partite Iva non in zona rossa? Non possono presentare la domanda, non essendoci al momento una stretta maggiore rispetto alle norme in vigore. Eccezione invece per bar e ristoranti delle regioni al livello arancione, che devono comunque chiudere anche a pranzo.
Verso un nuovo deficit?
Una situazione, dunque, che rimane aperta e incerta. È ovvio che se nelle prossime settimane altre regioni diventeranno zone rosse, il numero delle partite Iva che potrebbero chiedere il contributo crescerebbe.
Una questione in più che complica quella dell’estensione dei ristori già previsti per tutto il territorio nazionale alle categorie finora escluse (ad esempio agenti di commercio, lavanderie industriali e distributori automatici) e per le quali servirebbe un margine di sicurezza nel bilancio. Una situazione che forse non esclude un nuovo deficit.
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