Paella alla valenciana? No, grazie: è più salutare quella friulana

Ad Aquileia (Ud), per un convegno sulla Dieta mediterranea, è stata creata una “paella friulana” con ingredienti locali come orzo, pollo e verdure, valorizzando i prodotti del territorio

15 agosto 2024 | 20:30
di Claudio Soranzo

Accade che a un convegno sulla Dieta mediterranea ad Aquileia (Ud) si pensi di preparare qualcosa di particolare per dimostrare e gratificare i numerosi convenuti con un "piatto" confezionato con gli ingredienti della ormai famosa dieta, che - da quanto dicono gli esperti del settore - ci permette di vivere sani e forti qualche decina di anni in più. E così si arriva all'idea di allestire uno di quei piatti unici in cui dentro c'è un po' di tutto e che alla fine saziano ogni commensale. Si prende spunto dalla famosa "Paella alla valenciana" (quella senza pesce), piatto tipico spagnolo, decidendo di cambiare qualche ingrediente per mettere insieme soltanto quelli consentiti dalla Dieta mediterranea e utilizzarne alcuni più pratici e a km zero.

Come si cucina la paella friulana?

Chiamata una dietologa, pure docente universitaria, si parte subito eliminando la salsiccia, sostituita da pezzetti di petto di pollo ruspante friulano, il riso viene sostituito dall'orzo perlato classico (perché a differenza dell'altro ingrediente non scuoce mai, anche se ci vuole molto più tempo di cottura); si passa quindi alle verdure, in abbondanza, più melanzane e zucchine che nella paella originale non ci sono. Quindi un giro di spezie con l'aggiunta di zafferano friulano di un'azienda nata da poco a Bagnaria Arsa, nei pressi di Palmanova. Una bella irrorata di olio friulano crudo di Corte Tomasin, un ottimo prodotto degli oliveti di Castions di Strada, il tutto sfumato con il Pinot Grigio di Brojli, un buon produttore della Doc Aquileia. In alternativa comunque si può fare anche con della buona birra. Il tutto guarnito con pomodorini e tondelli di limone.

In sostanza un piatto semplice, come quelli che si facevano 50 anni fa in Friuli, ma senza il padellone usato all'occorrenza, del ragguardevole diametro di 90 cm, con 4 manici e fornello a gas a 3 cerchi, ordinato direttamente in Spagna. Quanto ci vuole per impiattare? Un paio d'ore per la preparazione degli ingredienti e altrettante per la cottura. Se avete intenzione di prepararla per una sessantina/settantina di persone/porzioni (ma c'è sempre qualcuno che fa il bis), queste sono all'incirca le quantità: 5 kg d'orzo, 2 kg di pollo, 3 kg di peperoni, 2 di zucchine, 1 di melanzane, 1,5 di piselli, il resto QB, quanto basta. Dulcis in fundo un semifreddo con ricotta vaccina (purtroppo le capre non producono latte a sufficienza con questo caldo torrido) con miele di laguna, uva sultanina e polvere di caffè, preparato da Efrem Tassinato, presidente veneto di Wigwam (un'associazione nazionale di protezione ambientale) e regista del menu dell'evento, concludendo con la classica "Persegada", fettine di pesche affogate nel vino.

Insomma un bel "piattone" che in grandi linee gli organizzatori - il Gruppo tutela antica polenta di Fauglis" (un piccolo centro della Riviera Friulana) avevano già sperimentato in occasione della festa del patrono Sant'Antonio, con una padella ancor più gigantesca, che ha permesso di servire ben 180 porzioni. Promotore e presidente dell'associazione è un agricoltore del posto, Alberto Budai che, insieme alla fida collaboratrice Elisa Cidin, continua a valorizzare la polenta friulana infarcendo la polenta - nelle varie occasioni di festa o per beneficenza - con la saporita salsiccia, oppure con i funghi, oppure ancora con crema di Montasio e noci, in base alle richieste dei committenti.

Naturalmente in Friuli non può mancare il Frico, che si può fare in tante versioni (ogni paese praticamente ha la sua) e allora giù a riempire padellate enormi durante le sagre, gare di pesca e organizzazioni di cene. Sono stati pure chiamati a un ricevimento nuziale, ad allietare sposi e invitati con la loro ineguagliabile polenta farcita. Oppure quando c'è bisogno con urgenza di raccogliere fondi per beneficenza, com'è già successo per esempio per costose cure mediche indilazionabili a un giovane del circondario.

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