Prenotazioni congelate, disdette che fioccano molto di più della neve che - al contrario - si sta squagliando sotto l’insolito caldo di questo periodo. È la fotografia del turismo italiano che da Natale in poi si sta piegando alla forza di Omicron, la variante di Covid in circolazione in tutta Europa che sta raggiungendo livelli storici (mai nessun virus è stato così contagioso, dicono gli esperti). Tirare già le somme delle vacanze natalizie è prematuro, ma è ragionevole pensare che gli alberghi hanno viaggiato con un 40% in meno di presenze rispetto alla media del periodo.
In montagna, non basta lo sci
Sotto la lente d’ingrandimento, ovviamente le località di montagna che grazie al ritorno dello sci dovevano essere le regine delle vacanze e invece si sono ritrovate con poca roba tra le mani. Lungo tutto l’arco alpino, la voce degli addetti ai lavori è titubante, perché il confronto col passato è doveroso e fare bilanci, complesso: guardando al 2020, quando si era in zona rossa, ovviamente si apre un sorriso ampio come una vista da una vetta dolomitica, ma guardando al 2019 c’è da piangere. Capire però quanto sia giusto fare ancora i confronti con un mondo che non esiste più è complesso: serve ancora? Ha ancora senso? Per molti, no eppure i conti a fine anno devono pur tornare.
A Trento, mancano le famiglie
A condizionare maggiormente i viaggi non sono solo i contagi alle stelle, ma anche le restrizioni. Lo sottolinea Giovanni Battaiola, presidente di Federalberghi Trento: «Sul nostro territorio arrivano molte famiglie a trascorrere le vacanze - spiega - ma quest’anno per molti non è stato possibile perché i figli più piccoli non erano ancora riusciti a ricevere le dosi di vaccino. E sarà ancora peggio dal 10 gennaio in poi, quando il super green pass servirà anche per entrare negli alberghi. Siamo preoccupati, anche perché sarà sempre più difficile organizzare il lavoro, fare i turni del personale e ordinare la merce. Per gli albergatori si tratterà, ancora, di lavorare alla giornata che significa spendere almeno il doppio del solito».
Alto Adige: Preoccupa la mancanza di tedeschi
A pesare è stata anche la mancanza di stranieri, non solo nella zona di Trento ma anche e soprattutto in Alto Adige. «Una buona parte dei turisti che arrivano da noi sono tedeschi - spiega Klaus Berger, vicepresidente di Federalberghi Bolzano - ma il fatto che la Germania abbia messo l’Italia in zona rossa li ha allontanati. Soprattutto ha allontanato e allontanerà chi non è vaccinato. Vista questa situazione saranno molti gli alberghi che solitamente lavorano quasi esclusivamente con stranieri a chiudere terminate le festività. Per gli altri, si naviga a vista: i decreti sono in continua evoluzione e arrivano all’ultimo, facciamo molta fatica a stare al passo e gli ospiti pure. Insomma, chiudiamo le vacanze natalizie con un sorriso perché gli italiani sono arrivati, anche per sfruttare il bonus vacanze in scadenza, ma con grande fatica e timore per i prossimi mesi».
Prezzi stabili per non crollare
Qualcuno sperava che, vista la situazione, i prezzi potessero crollare così da convincere anche chi non aveva intenzione di partire, a farlo. Ma così non è stato: le tariffe sono rimaste sostanzialmente invariate anche last minute, per la soddisfazione degli albergatori. Abbassare i prezzi per racimolare qualche cliente avrebbe innescato un circolo vizioso deleterio per il settore: sì, forse qualche cliente in più sarebbe arrivato, ma tutte le strutture avrebbero abbassato le tariffe facendo in modo che tutti ci avrebbero perso. E poi, tornare indietro, a prezzi normali sarebbe stato impossibile.
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Belluno: settimane bianche addio
Dal Trentino-Alto Adige alla provincia di Belluno (che vanta località di spicco, come Cortina d’Ampezzo) la situazione non cambia. «A conti fatti - spiega Walter De Cassan, presidente della Federalberghi provinciale - le vacanze di Natale sono andate meglio del previsto. Tradizionalmente questo è il periodo degli italiani che, potendo muoversi, non hanno mancato all’appuntamento. Il grosso punto di domanda è su che cosa succederà dal 10 gennaio in poi: da lì il mercato sarà prevalentemente straniero ed entrare in Italia sarà molto complicato viste le restrizioni. Probabilmente assisteremo a presenze mordi e fuggi degli italiani fino a marzo. A mio avviso, forse, l’introduzione del super green pass poteva avvenire prima così da poter rimettere in moto con maggior sicurezza e anticipo il settore e il Paese».
Bergamo: turismo di prossimità prevalente
Le classiche settimane bianche saranno dunque solo un lontano ricordo, in media, con il settore ricettivo che dovrà accontentarsi e barcamenarsi per perdere il meno possibile. Tutto è nelle mani del turista italiano, come sottolinea Oscar Fusini, di Federalberghi Bergamo: «Abbiamo assistito anche in queste vacanze ad un turismo prevalentemente di prossimità - ha spiegato - che si è rivolto soprattutto al lago e nelle località delle valli, dove si scia. Le strutture bergamasche hanno sfruttato il fatto che andare all’estero fosse molto complesso e quindi i milanesi sono arrivati sul nostro territorio col proprio mezzo. Anche qui però sono state tante le disdette complice la situazione pandemica in peggioramento. La Lombardia è passata in zona gialla con tendenza all’arancione per cui rialzarsi in breve periodo sarà complesso. A farne le spese è soprattutto la città che ha pagato l’assenza degli stranieri. La nota positiva invece è che su laghi e montagne hanno lavorato bene bar e ristoranti, sfruttando proprio il turismo “di giornata”.
Brescia: Senza stranieri, turismo ko
Non se la passano meglio i cugini bresciani. «La recrudescenza della pandemia - ha detto Alessandro Fantini, vicepresidente vicario di Federalberghi Brescia - ha complicato la situazione con disdette che arrivano ogni giorno e prenotazioni ferme. La preoccupazione è proprio rivolta a quello che succederà nelle prossime settimane: in alta Val Camonica e Val Trompia il turismo di gennaio e febbraio è prevalentemente estero (Polonia, Repubblica Ceca e Regno Unito i maggiori bacini) ma è chiaro che con i contagi alle stelle sarà difficile arrivare. Per quanto riguarda i laghi, siamo già in bassa stagione per cui la situazione è ancor più complicata; in città invece peserà il ritorno allo smart working e i viaggi d’affare che torneranno a mancare».
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Alberto Lupini
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