Non pagare le tasse per pagare gli stipendi: in arrivo l’evasione “per necessità”
Potrebbe scattare con la riforma del Fisco. In altre parole, il legislatore potrà decidere che esistono delle cause per cui c’è una sorta di evasione di necessità, di fronte ad altre situazioni altrettanto rilevanti
Nella riforma del Fisco, che sarà attuata dopo il via libera del Consiglio di ministri al disegno di legge delega, potrebbe esserci il concetto di evasione di necessità. In altre parole, il legislatore potrà decidere che esistono delle cause per cui c’è una sorta di evasione di necessità, di fronte ad altre situazioni altrettanto rilevanti. Ad esempio, non pagare le tasse per poter pagare gli stipendi dei dipendenti potrebbe non essere un reato fiscale, ma, appunto, uno stato di necessità. L’obiettivo, sarebbe quello di instaurare un nuovo rapporto di fiducia tra Stato e contribuente, e per questo vorrebbe differenziare tra evasori con dolo o senza.
L’evasione per necessità
Nel dettaglio, come scrive il Sole 24 Ore, lo Stato vuole eliminare le sanzioni penali per gli omessi versamenti quando emerge «l’impossibilità di far fronte al pagamento del tributo» per evitare che il contribuente rischi di essere condannato per reati «anche in caso di fatti a lui non imputabili». Come dicevamo, quindi si terrà conto dell’oggettiva difficoltà economica nel far fronte agli adempimenti che andrà dimostrata dal contribuente.
Tutele per chi si impegna in piani di rateizzazione
Il testo è ancora in definizione in vista del Cdm, ma nel capitolo della legge delega riferito alle sanzioni, si prevede «di rivedere i profili relativi alla effettiva sussistenza dell’elemento soggettivo, nell’ipotesi di sopraggiunta impossibilità a far fronte al pagamento del tributo, non dipendente da fatti imputabili al soggetto stesso, al fine di evitare che il contribuente debba subire conseguenze penali anche in caso di fatti a lui non imputabili».
Tra le proposte, anche tutele maggiori per chi si impegna in piani di rateizzazione dei debiti con il fisco.
Le critiche alla riforma
«I principi cardine sono fondamentalmente tre: riduzione della pressione fiscale, un nuovo rapporto fra lo Stato e il contribuente che non sia più vessatorio ma paritetico e collaborativo e una reale lotta all’evasione fiscale, posto che le misure adottate finora, dati alla mano, non sembrano aver sortito grandi effetti», ha detto la premier Giorgia Meloni, rispondendo nel question time in aula alla Camera.
Critico invece il leader della Cgil, Maurizio Landini: «Se pensiamo all’Irpef il mancato coinvolgimento del sindacato è ancora più grave: su circa 41 milioni di contribuenti, 22 milioni sono lavoratori dipendenti e 14,5 milioni sono pensionati, un totale di 36 milioni e mezzo di persone, quasi il 90%. A maggiore ragione sarebbe stato doveroso un confronto preventivo». Per non parlare, conclude, «della lotta all’evasione fiscale sparita dai radar».
Luigi Sbarra, segretario generale Cisl, lamenta «un problema di metodo, perché convocare le parti sociali e il sindacato a poche ore dal Consiglio dei ministri, ci sembra sbagliato».
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Alberto Lupini
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