No ai panini da casa e prezzi alti I lidi salentini sotto accusa

La Puglia, con le spiagge del Salento su tutte, sta vivendo un boom di turismo storico favorito dalle bellezze paesaggistiche, ma anche dallo stile di vita e da un costo della vita basso. Ma qualcosa sta cambiando

20 agosto 2019 | 10:26
In questa estate 2019 - che ha visto ancora un’ondata di turisti scegliere le coste pugliesi per le principali vacanze dell’anno - gli stabilimenti balneari del Salento sono stati messi sotto accusa per via di una particolare politica che impedisce ai turisti di portare sotto l’ombrellone pranzi al sacco costringendoli, di fatto, a scegliere il ristorante della spiaggia per mangiare. Se fino a questo punto la scelta potrebbe essere riconducibile, ipotizziamo, al decoro della spiaggia stessa con la riduzione dei rifiuti, il ragionamento cade nel momento in cui i prezzi dei ristoranti sono alti, troppo alti.


Polemica sulle spiagge del Salento

Via dunque alla polemica e alle lamentele che corrono, manco a dirlo, soprattutto sui social. Era accaduto già a fine luglio nella zona di Leuca, poi a Otranto sulla costa Adriatica e - in ultimo - l’episodio dell’ultimo fine settimana in un lido di Torre Lapillo, a nord di Porto Cesareo. Una famiglia è stata invitata dai gestori a non mangiare in spiaggia cibo preparato da fuori lo stabilimento. La famiglia si reca dunque al ristorante della spiaggia, ordina due friselle e si vede recapitare un conto da 30 euro. Questa la versione delle presunte “vittime”.

Giuseppe Mancarella, responsabile provinciale di Cna Balneatori, reagisce: «Abbiamo sprecato tempo e denaro per portare il turismo ad alto livello e adesso una polemica estiva può far crollare tutto. In qualsiasi parte d'Italia se si entra in un locale si guardano i prezzi: ogni partita Iva è libera di vendere come vuole, l'importante è che ci sia un listino chiaro e che si paghino le tasse. Non si può condannare nessuno per questo».

Diverso il discorso sul divieto di mangiare cibo proprio in spiaggia. «Non c’è nessuna proibizione in proposito, ma occorre sempre comportarsi in maniera educata e corretta. Un conto è il panino, un altro la teglia con il pranzo preparato a casa. Ci sono questioni di immagine e problemi igienico-sanitari. Qualsiasi cosa cade sulla sabbia potrebbe portare parassiti. Non vedo problemi con il panino, la frutta, una bottiglietta d'acqua». Il presidente di Federbalneari, Mauro Della Valle taglia corto: «Ogni estate c’è la questione della frisella o della fetta di anguria pagate troppo. Credo sempre che ci sia un punto di equilibrio: al lido in questione anche gli ombrelloni hanno un loro prezzo sopra la media. Forse non ci sono stati i toni giusti per segnalare il divieto di consumare il panino sotto l’ombrellone. Per noi vale quello che dice l'ordinanza regionale e la legge sulla plastic free approvata di recente. In spiaggia purtroppo non si possono introdurre cibi nelle plastiche o in contenitori in vetro. Si possono portare i panini, ma occorre buon senso anche degli utenti. Nessuno dovrebbe essere fiscale da impedire di consumare un panino, ma l'utente dovrebbe comprendere che dietro un lido c'è un'azienda».

Come sempre il buonsenso e la capacità di andare incontro alle esigenze di ognuno nel rispetto di tutto sono gli ingredienti necessari per costruire la ricetta della buona convivenza. Di certo bisognerebbe stare molto attenti a non rovinare un business così importante per la regione Puglia e per tutta l’Italia, non alzando i prezzi sconsideratamente e non pretendendo di mangiare e servirsi a prezzi stracciati. Di mezzo c’è sempre la questione (sacra) della qualità.

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Alberto Lupini


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