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Il 2020 chiude con 300mila imprese in meno, chiude il 14,4% di bar e ristoranti

Le stime di Confcommercio attribuiscono il calo del numero di imprese per l’80% al Covid e agli effetti della pandemia. Il Cerved stima perdite di fatturato tra il 55 e il 60% per alberghi, ristoranti e agenzie viaggi. È allarme rosso per il comparto del turismo mentre si teme adesso l'ondata di chi non riaprirà a gennaio: fallimenti e disoccupati.

 
28 dicembre 2020 | 12:00

Il 2020 chiude con 300mila imprese in meno, chiude il 14,4% di bar e ristoranti

Le stime di Confcommercio attribuiscono il calo del numero di imprese per l’80% al Covid e agli effetti della pandemia. Il Cerved stima perdite di fatturato tra il 55 e il 60% per alberghi, ristoranti e agenzie viaggi. È allarme rosso per il comparto del turismo mentre si teme adesso l'ondata di chi non riaprirà a gennaio: fallimenti e disoccupati.

28 dicembre 2020 | 12:00
 

Bilancio 2020 drammatico per le imprese italiane. Le stime dell’Ufficio studi Confcommercio sulla nati-mortalità delle imprese, sulla base dei dati Movimprese Unioncamere, parlano di un calo di oltre 300mila unità rispetto all’anno precedente. Chiuse definitivamente circa 390mila imprese del commercio a fronte di 85mila nuove aperture: il calo complessivo si attesterebbe dunque intorno a 305mila (-11,3%). Per l’80% (240mila imprese) il calo sarebbe da attribuire alla pandemia di Covid-19 e al crollo dei consumi che si è attestato al 10,8%, pari ad una perdita di 120 miliardi di euro.

Nel 2020 300mila imprese in meno Calo del 14,4% per bar e ristoranti

Tra i settori più colpiti ci sono bar e ristoranti, con un calo del 14,4%. Quello dell’accoglienza è stato tra i primi comparti a fermarsi a causa dell’emergenza sanitaria. Lo stop del turismo straniero, il lockdown e lo smartworking hanno di fatto azzerato la clientela dei locali, che hanno iniziato a soccombere a causa delle difficoltà economiche e della mancanza di adeguate compensazioni e aiuti da parte del governo. È l'ennesimo allarme rosso per il comparto del turismo mentre si teme adesso l'ondata di chi non riaprirà a gennaio: fallimenti e disoccupati record in vista. E il Governo non ha predisposto ancora un piano di salvataggio per evitare conseguenze sociali gravissime.

Secondo l'Ufficio studi di Confcommercio, delle 240mila imprese sparite dal mercato a causa della pandemia, 225mila sono da attribuire ad un eccesso di “mortalità” e 15mila a un deficit di “natalità”. Una riduzione del tessuto produttivo che risulta particolarmente accentuata tra i servizi di mercato, che si riducono del 13,8% rispetto al 2019, mentre nel commercio rimane più contenuta, ma comunque elevata, pari all'8,3%. Tra i settori più colpiti nell'ambito del commercio troviamo abbigliamento e calzature (-17,1%), ambulanti (-11,8%) e distributori di carburante (-10,1%); nei servizi di mercato le maggiori perdite di imprese si registrano, invece, per agenzie di viaggio (-21,7%), bar e ristoranti (-14,4%) e trasporti (-14,2%). C'è poi tutta la filiera del tempo libero che, tra attività artistiche, sportive e di intrattenimento, fa registrare complessivamente un vero e proprio crollo con la sparizione di un'impresa su tre.

Alla perdita di imprese, sottolinea Confcommercio, va poi aggiunta anche quella relativa ai lavoratori autonomi, ovvero quei soggetti titolari di partita Iva operanti senza alcun tipo di organizzazione societaria. Si stima la chiusura per circa 200mila professionisti tra ordinistici e non ordinistici, operanti nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi, attività artistiche, di intrattenimento e divertimento e altro.

Stime Cerved: crollo del fatturato per turismo e ristorazione
Anche le stime del Cerved, istituto che analizza il rischio del credito e una delle principali agenzie di rating in Europa, non fanno ben sperare per i prossimi mesi. Per un cambio di rotta si deve sperare che arrivino in fretta le risorse del Recovery Fund, che potrebbero far ripartire investimenti e crescita. Va male il settore del turismo e dell’accoglienza: secondo le stime, tra 2019 e 2020 gli alberghi avranno perso il 60% del fatturato, -56,6% per la ristorazione, le strutture ricettive extra-alberghiere segneranno un -55%, così come le agenzie viaggi e i tour operator.

Potrebbero essere 145mila le imprese italiane a rischio default, a seguito di una perdita di fatturato di 362 miliardi nel 2020 (-13,8% rispetto al 2019), «con effetti fortemente differenziati - spiega Andrea Mignanelli, amministratore delegato del Cerved - tra i settori maggiormente colpiti dal Covid e altri, che invece non hanno risentito della crisi pandemica. I dati relativi alle chiusure aziendali non riflettono ancora gli effetti economici della crisi sanitaria, che potrebbero manifestarsi con forza nel corso del prossimo anno: il numero di imprese a rischio default è infatti cresciuto da 76mila a 113mila (145mila secondo uno scenario più severo). Per evitare fallimenti in massa sarà decisivo il Next Generation Eu: utilizzare le risorse per la digitalizzazione e la transizione energetica potrebbe far ripartire gli investimenti e rilanciare la crescita».

Vediamo nel dettaglio i settori che avranno totalizzato le maggiori perdite di fatturato tra 2019 e 2020, secondo le previsioni del Cerved. In testa ci sono le imprese della meeting industry: l'organizzazione di fiere e convegni perderà fino all'80% di fatturato. A seguire il cinema, altro settore messo a durissima prova dalla pandemia (-79%), i trasporti aerei (-60%), alla pari con gli alberghi (-60%). Le aziende del settore informazione, comunicazione e intrattenimento vedranno più che dimezzarsi il loro fatturato (-59%), così come quelle della ristorazione (-56,6%), le strutture ricettive extra-alberghiere (-55%), le agenzie viaggi e tour operator (-55%). Giù anche la gestione degli aeroporti (-46,7%) e gli autonoleggi (-42,9%).

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