Il minestrone di Chiampo verso la De.co. Una ricetta semplice e a km zero
Il minestrone (el menestron) in terra veneta è un po’ come la cassoeula lombarda o il caciucco livornese. La ricetta si perde nella notte dei tempi e ogni famiglia ha la sua. Il piatto non è quindi vincolato da uno specifico disciplinare anche perché, soprattutto in tempi non recenti, era il risultato di quello che si riusciva a raccogliere nell’orto e nel campo. Ogni famiglia, infatti, realizzava questo piatto in base alle verdure e ai legumi offerti in quel momento. Spesso frutto anche di scambi e baratti con i vicini.
Gli ingredienti comuni del minestrone erano la patata, ovvero la regina delle tavole povere: ricca di carboidrati e adatta a saziare gli appetiti più vivaci. Insieme ai fagioli, che, in mancanza della carne riuscivano ad apportare una percentuale soddisfacente di proteine. E poi zucchine, cipolle, carote e sedano. Per dare gusto e condimento al tutto, al posto dell’olio d’oliva, costoso e raro, si usavano le parti meno nobili del maiale, contenenti il giusto grado di grasso per rendere saporita e nutriente la minestra.
Nell’ovest vicentino, ovvero verso Montebello, Lonigo e dintorni, veniva aggiunto il gambino, mentre in altre zone si usava la cotenna oppure il lardo, come nella Valle del Chiampo. Nella limitrofa provincia veronese, invece, si utilizzava l’acqua di cottura del cotechino. A fine cottura si gettava la pasta nel minestrone bollente. Diversi i tipi usati: bigoli fatti in casa, oppure subioti o garibaldini. Ora, a Chiampo (Vi) è stata presentata la ricetta-tipo del minestrone. Quella che incarna meglio di ogni altra il modello di questa particolare minestra di verdura. Da gustare tiepida oppure anche a temperatura ambiente, ma ottima anche fredda in estate.
«Ho passato settimane a fare interviste alle famiglie - spiega Serenella Cichellero, titolare assieme al marito Agostino Dal Lago del ristorante “Al Torcio” dove è stata presentata la ricetta del menestron de ‘sti ani - per capire quali fossero i segreti e le modalità di preparazione. L’esperimento è riuscito in pieno, tanto che si pensa di procedere alla domanda del riconoscimento De.co. del minestrone, realizzato a km zero».
«La ricetta - aggiunge il cuoco Agostino - è semplicissima. Si prendono dei fagioli secchi e li si ammolla per 10 ore in acqua fredda. Poi si fa un soffritto con la cipolla e il lardo con un mazzetto di erbe aromatiche. Si versano i fagioli, e si fanno asciugare per cinque minuti. Dopo si aggiungono le verdure lavate e tagliate a pezzi e si lascia sobbollire per circa 3 ore. Alla fine, si raccolgono parte dei fagioli e delle patate con un mestolo forato e si schiacciano con una forchetta in maniera grossolana. Dopo un ultima bollitura, si aggiungono i bigoli spezzati e si lascia cuocere ancora per un quarto d’ora. Alla fine, lasciare che tutto si amalgami e si armonizzi: meglio se preparato il giorno prima».
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Alberto Lupini