Mele, i produttori incassano le briciole: “4 chili di frutta per pagarsi un caffè”

Prezzi alle stelle nei supermercati per frutta e verdura, giù i consumi e produttori agricoli in difficoltà. Coldiretti: “Bisogna intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione per salvare le aziende”

28 ottobre 2022 | 10:27

Prezzi alle stelle nel carrello della spesa ma produttori agricoli sottopagati: è il paradosso della filiera frutticola in cui, denuncia Coldiretti Cuneo, guadagnano tutti tranne chi produce, mettendo a rischio la tenuta di un comparto cruciale per l’agroalimentare made in Cuneo, fatto di 4.500 imprese che coltivano mele, pesche, kiwi, pere e susine, generando un fatturato potenziale di oltre 260 milioni di euro senza contare l’indotto.

Una situazione insostenibile che, nella passata stagione, ha visto i frutticoltori obbligati a vendere 4 chili di mele per potersi pagare un caffè

Preoccupazione e numeri incerti 

«Un dato impietoso – commenta Enrico Nada, Presidente di Coldiretti Cuneo – lontano dai numeri che leggiamo oggi su alcuni organi di stampa, che indicano 80 cent/Kg come quotazione delle Golden Delicious, mentre è del tutto impossibile conoscere con esattezza il compenso che sarà riconosciuto ai produttori per le mele raccolte quest’anno, perché il dato rilevato un certo giorno è provvisorio e privo di valore nell’arco di una campagna di commercializzazione che dura almeno sei mesi». 

 

 

Gli unici numeri certi, ad oggi, riguardano la campagna di commercializzazione 2021 delle mele: per la quasi totalità delle varietà raccolte l’anno scorso, i produttori hanno percepito compensi più bassi dei costi di produzione calcolati da Agrion, pari in media a 40 centesimi/Kg. Senza dimenticare che le liquidazioni sono arrivate tra aprile e settembre di quest’anno, ossia quasi un anno dopo la raccolta, un ritardo gravissimo che – precisa Coldiretti Cuneo – si ripropone annata dopo annata: essendo gli ultimi a percepire un compenso, i frutticoltori incassano “le briciole”, ossia il poco che rimane, pagando anche tutte le inefficienze e gli errori di chi sta a valle della filiera.

I frutticoltori lavorano sotto i costi di produzione 

«Il rischio concreto è che, alla fine di questa campagna, le mele saranno pagate ancor meno dell’ultimo anno, pur a fronte di costi in crescita per le imprese a causa dei rincari di energia, carburante, materie prime e fertilizzanti. Non possiamo accettare che i frutticoltori continuino a lavorare sotto i costi di produzione e visto quanto sta accadendo siamo pronti ad applicare il Decreto sulle pratiche commerciali sleali», aggiunge Nada. 

La Mela Rossa Cuneo 

La Granda, che vanta una produzione di eccellenza a marchio IGP, la Mela Rossa Cuneo, vede una progressiva espansione degli impianti di melo – spiega Coldiretti Cuneo – con oltre 2mila aziende frutticole coinvolte e una superficie dedicata di quasi 6mila ettari (+21% negli ultimi 5 anni), pari all’85% della superficie piemontese coltivata a melo.

«Un quadro di importante crescita e di grandi aspettative che rischia di andare in fumo – denuncia il Direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – per l’insostenibilità economica di una situazione che vede la grande distribuzione e i soggetti intermediari lungo la filiera applicare il proprio strapotere acquistando e vendendo a prezzi che non coprono neanche i costi di produzione. Vanno previste urgentemente specifiche misure per dare ossigeno alle imprese ma serve anche un incontro con la GDO per fermare le speculazioni e arrivare a definire una strategia e una progettualità che diano sostegno concreto al comparto». 

In incremento anche i prezzi della verdura, giù i consumi

E non sono solo i prezzi della frutta (+6,5%) a crescere, ma soprattutto quelli della verdura che segnano un incremento del 25,1%. L'allarme arriva, in questo caso, a livello nazionale da Coldiretti che sulla sulla base dei dati Istat a ottobre evidenzia un’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari al consumo del +13,1%. «Con l’inflazione record cresce - denuncia la Coldiretti - la forbice dei prezzi tra produzione al consumo con aumenti da 3 o 5 volte dal campo alla tavola e gli italiani che sono costretti a tagliare gli acquisti mentre le aziende agricole non riescono neanche a coprire i costi. Per effetto delle difficoltà economiche e del caro prezzi nel carrello della spesa gli italiani hanno tagliato gli acquisti di frutta e verdura che crollano nel 2022 del 9% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo».

Aziende agricole in difficoltà

Coldiretti evidenzia anche che più di un'azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, ma che ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo, secondo il Crea. «Oltre ai danni provocati dai cambiamenti climatici che hanno tagliato i raccolti, i bilanci delle aziende sono messi a rischio da rincari di ogni tipo: dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dai fitofarmaci ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+70%), alla carta per bollini ed etichette (+35%) fino al cartone ondulato per le cassette (+60%). Stesso trend di rincari anche per le cassette in legno (+60%). Bisogna intervenire per contenere il caro energia e i costi di produzione per salvare aziende e stalle - afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - nel sottolineare che occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni».

 

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Alberto Lupini


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