La carenza di personale, come è ormai noto, è una criticità in costante aumento per il comparto dell'accoglienza e della ristorazione. La richiesta ricade, quindi, anche sulla manodopera straniera, ma come sottolineano, in particolare, Federalberghi e Confindustria del Veneto le problematiche non mancano: le critiche sollevate dalle associazioni di categoria sono legate sia al Decreto Flussi (un atto con cui il Governo Italiano, ogni anno, stabilisce il numero massimo di cittadini stranieri non comunitari che possono fare ingresso in Italia per svolgere lavoro subordinato, autonomo e stagionale, ndr) sia agli effetti dei provvedimenti restrittivi correlati alla pandemia. Molti dei lavoratori immigrati, infatti, che ogni anno trovavano occupazione stagionale hanno cambiato rotta, trovando occupazione in altri Paesi.
L'allarme riguarda anche l'agricoltura con Coldiretti e Cia - Confederazione italiana agricoltori del Veneto che hanno mostrato le stesse perplessità del comparto ristorazione e accoglienza.
E ora che il timone è nelle mani del nuovo Governo, i comparti del turismo temono che intenda stringere ancor di più le maglie.
Le imprese chiedono di aumentare i flussi
Il Decreto Flussi 2021 aveva dato l'ok per tutta Italia all'arrivo di 69.700 lavoratori, una cifra molto più bassa di quella richiesta dalle imprese che superava quota 200 mila. Quest'anno solo il Veneto, alle prese con carenze di personale in diversi settori, ha chiesto undicimila stranieri ed è difficile ipotizzare che il governo li conceda. Il dibattito si riaccende proprio mentre Salvini ha riaperto la battaglia sull'immigrazione mettendo nel mirino due navi appartenenti ad altrettante Ong, accusate di aver svolto attività di soccorso senza informare le autorità statali. Le associazioni degli albergatori e le associazioni agricole sono le più preoccupate: per loro i numeri del decreto flussi non corrispondono ai reali bisogni delle imprese.
L'esempio emblematico del Veneto
Tra chi richiede un maggior numero di personale, ci sono gli imprenditori veneti che quest'anno hanno sottoposto al Governo (quando era ancora in carica Draghi, ndr) per quest'anno (i termini scadono il 31 dicembre) 11.480 richieste d'ingresso: 1.950 in agricoltura, 2.950 nell'industria, 4.700 nei servizi, di cui 1.570 specificatamente nel settore turistico, 1.760 per lavoro domestico.
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Meno burocrazie e aumento dei numeri in ingresso
La pandemia ha poi influito ulteriormente sulla disponibilità di manodopera: negli ultimi due anni, infatti, i lavoratori stranieri sono stati i più penalizzati dal Covid19 e molti di loro hanno deciso di tornare al Paese d'origine o di non farsi raggiungere dai familiari. Il blocco degli arrivi ha lasciato scoperti interi comparti, quelli in cui si registra la maggiore incidenza degli occupati stranieri come l'agricoltura (18%), l'edilizia (15,5%) e la ristorazione (15,3%). A sottolinearlo è stato anche Massimiliano Schiavon, presidente di Federalberghi Veneto: «Il capitale umano è mancato proprio in una stagione estiva che stava ripartendo dopo il Covid. Chiediamo un aumento dei flussi in ingresso e di snellire la burocrazia, altrimenti la stagione 2023 si aprirà con le medesime problematiche di quella di quest'anno».
Era il momento giusto per programmare entrambe le stagioni
A cui si è aggiunto anche il commento di Giovanni Battaiola, membro del consiglio direttivo nazionale di Federalberghi che ha dichiarato: «Sia a causa di alcune criticità legate al Decreto Flussi sia per gli effetti dei provvedimenti restrittivi correlati alla pandemia, molti lavoratori immigrati che ogni anno trovavano occupazione stagionale nelle imprese del nostro territorio, si suppone abbiano trovato occupazione in altri Paesi». E ancora ha proseguito Battaiola: «Prima eravamo abituati che entro febbraio ci fosse un riscontro sui numeri del nostro settore, che ci permetteva di organizzarci anche con i tempi di assunzione. Era il momento giusto per programmare entrambe le stagioni nel migliore dei modi».
I flussi migratori vanno tenuti sotto controllo, ma parametrati alle esigenze delle imprese
Il problema, tuttavia, non riguarda solo i lavoratori stagionali. «Nella nostra provincia le aziende fanno sempre più fatica a trovare manodopera - ha spiegato a La Repubblica Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza - Ultimamente se ne stanno andando anche gli immigrati residenziali, lo vediamo dalle scuole elementari: i bambini che frequentavano regolarmente sono andati via rima di arrivare alla quinta. I flussi migratori vanno tenuti sotto controllo, ma andrebbero parametrati alle esigenze delle imprese».
Il dibattito sulle semplificazioni per i flussi d'ingresso
Dal 22 giugno intanto, con l'entrata in vigore del decreto legge 73/2022 sono state previste semplificazioni importanti per i flussi d'ingresso. Una norma che ha fatto tirare un sospiro di sollievo alle imprese ma che non piacerebbe invece alla Lega, che nei giorni scorsi ha presentato un emendamento per sopprimerla. Subito è, quindi, poi arrivata la reazione dell'opposizione con Sara Moretto, deputata veneta di Italia Viva che ha dichiarato a Il Corriere del Veneto: «Smascherata la doppia della Lega: a maggio il ministro del Turismo Garavaglia chiedeva di allargare le maglie del Decreto Flussi con il voto favorevole della Lega stessa». Un richiamo va anche al tema del caporalato, con Erika Baldin del Movimento 5 Stelle, che secondo quanto riportato da Il Corriere del Veneto, avrebbe depositato un'interrogazione sul tema: «È urgente sbloccare il decreto in modo tale che gli stranieri che vengono a lavorare nel nostro Paese possano farlo nella totale legalità e, quindi, in sicurezza».
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Alberto Lupini
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