Locali etnici, irregolare 1 su 2 Sequestrate 128 tonnellate di cibo

Maxi operazione dei carabinieri in tutta Italia in negozi e ristoranti stranieri. I militari hanno accertato irregolarità in 242 strutture, circa la metà di quelle sottoposte ai controlli . Nel mirino anche tanti "all you can eat". Il valore complessivo della merce sequestrata è di 232mila euro. Trovati prodotti non tracciati, scaduti e ricongelati

14 giugno 2019 | 11:01
Tra i locali etnici è irregolare uno su due, sequestrate 128 tonnellate di cibo, chiuse o sospese 22 attività. Sono i risultati di una maxi operazione condotta dai carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni (Nas) in decine di locali etnici in tutta Italia.

I carabinieri hanno trovato anche cibo scongelato e ricongelato

I risultati sono allarmanti: i militari hanno accertato irregolarità in 242 strutture, circa la metà di quelle sottoposte ai controlli. Quasi ovunque (nei locali etnici irregolari, s’intende), i carabinieri hanno trovato alimenti scaduti, oppure cibo scongelato e ricongelato, destinato alla vendita o alla somministrazione.

L’attività dei carabinieri si è concentrata soprattutto nei negozi e nei locali etnici, specialmente negli “all you can eat”. Ebbene, nel 48% dei casi sono state riscontrate irregolarità più o meno gravi, che hanno portato alla sospensione della licenza per 22 attività, a fronte di 477 violazioni di legge accertate. Irregolarità anche nel 41% dei controlli a grossisti e depositi di alimenti etnici. Le  128 tonnellate di cibo sequestrate, tra prodotti ittici, carne, pesce e vegetali perché non idonee al consumo e prevalentemente privi di tracciabilità o in cattivo stato di conservazione, hanno un valore di 232mila euro.

«Con un italiano su tre che consuma prodotti etnici regolarmente o qualche volta durante l’anno l’operazione dei carabinieri dei Nas è importante per garantire la salute dei cittadini», è la reazione di Coldiretti alla notizia del maxi sequestro. «Nella maggior parte dei casi - sottolinea la Coldiretti - si tratta di prodotti importati dall’estero con livelli di sicurezza più bassi rispetto a quelli nazionali. Non a caso i cibi stranieri importati in Italia hanno provocato quasi un allarme alimentare al giorno nel 2018, secondo le elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf). Sul totale delle 398 allerte che si sono verificate nel nostro Paese solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 194 provenivano da altri Paesi dell’Unione europea (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%)».

«La ristorazione dichiara Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi - non è un mestiere per tutti: lo dimostrano gli esiti dei controlli del Nas nei locali che servono cibi etnici, che hanno portato alla denuncia di numerosissime irregolarità e a sequestri per 128 tonnellate di prodotti ittici, carnei e vegetali. Ringraziando i Nas per il prezioso e puntuale lavoro che svolgono per garantire la sicurezza ai consumatori, vogliamo ribadire ancora una volta che dedicarsi alla ristorazione non è semplice! È necessario conoscere e rispettare le regole di igiene e sicurezza alimentare del nostro sistema che, come ha opportunamente sottolineato il ministro della Salute Giulia Grillo, è tra i più avanzati a livello mondiale. Servono organizzazione, competenza e professionalità, ma anche attrezzature adeguate ed una adeguata preparazione. Per questo abbiamo messo a disposizione degli esercenti della nostra Federazione un vademecum che li aiuti ad applicare le normative in tema di Lavoro, Salute e Sicurezza e Igiene e Sanità, con un roadshow di presentazione in tutte le città italiane, proprio con la collaborazione delle autorità competenti come Asl e Nas; la prossima tappa del roadshow sarà a Roma, il prossimo 19 giugno».

«Oggi - prosegue la nota Fipe - anche a causa di politiche che vanno a vantaggio di chi si vuole improvvisare nel settore, si è diffusa l’idea che con un impegno relativo e attrezzature di base si possa avviare un’attività di ristorazione, non è così! I risultati sono sotto agli occhi di tutti, e rappresentano un danno tanto per il mercato quanto per i consumatori. Da un lato gli esercenti che operano nella legalità e con precisione, anche quelli che offrono cibo etnico, vengono penalizzati da notizie di questo tipo che mettono in cattiva luce il settore. Dall’altro i consumatori vedono minata la garanzia della sicurezza alimentare e perdono fiducia nell’intero sistema. Da questi principi: garanzia di concorrenza leale e garanzia di sicurezza per i consumatori, è nata l’idea del manifesto “Per non mangiarsi il futuro”, firmato ormai da migliaia di lavoratori del settore, da grandi chef ad operatori più piccoli».

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Alberto Lupini


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