La "libertà" di febbraio non premia i consumi: ristorazione dimezzata

Secondo i dati dell'Osservatorio permanente Confimprese-Ey, l'allentamento delle restrizioni dello scorso mese non salvano i ristoranti: -50.3%. Dato che si aggrava considerando gli ultimi 12 mesi (-56,5%) . Così la sintesi: «Nonostante l’avvio della campagna vaccinale, abbiamo di fronte un altro anno di convivenza con il virus»

15 marzo 2021 | 14:51
Segno meno costante alla voce consumi anche per il mese di febbraio. A sostenerlo sono le rilevazioni dell’Osservatorio permanente di Confimprese-Ey per cui nell’ultimo mese, gli acquisti degli italiani nelle categorie ristorazione, abbigliamento e non-food sono in calo del -35,6% rispetto allo stesso mese del 2021.



Febbraio negativo, ma in recupero
Sebbene ci sia un recupero di 22,6 punti percentuali sul mese di gennaio, il dato di febbraio sconta ancora il paragone con l’ultimo mese di piena attività dello scorso anno, allorché ci si avvicinava inesorabilmente verso il lockdown nazionale scattato solo successivamente; nella sera fra l’8 e il 9 marzo per la precisione. Il recupero rispetta a gennaio, quindi, è stato determinato dall’allentamento delle restrizioni post-Natale in alcune regioni della Penisola. Ma, va sottolineato, nell’arco degli ultimi 12 mesi (quello che viene definito “anno mobile”) il calo è del -46,3%.

Ristoranti i più penalizzati
A livello di merceologie, la discesa più ripida si conferma essere sempre quella della ristorazione che lascia sul terreno il 50,3% dei consumi. A seguire, l’abbigliamento (-36,5%) e il non-food (-6,2%). Considerato il progressivo degli ultimi 12 mesi, le performance per tutti i comparti peggiorano sensibilmente con un -56,5% per ristoranti, bar, pasticcerie, tavole calde, ecc.

Male anche travel e centri commerciali, due canali che, nonostante gli stop&go dei vari Dpcm non sono mai riusciti a riprendersi dalla crisi pandemica a causa delle restrizioni agli spostamenti (che per i viaggiatori si traducono in quarantene obbligatorie all’arrivo, in attesa del passaporto vaccinale mentre per i centri commerciali diventano fonte di riduzione del bacino di utenza) e alle chiusure comandate (nel weekend le grandi superficie di vendita rimangono chiuse).

La Lombardia tiene i consumi
Valutando le aree geografiche, la peggiore in termini di consumi persi è il Centro Italia che mette a referto un -40,5% seguita dall’area Nord Est (-38,3%), Sud (-36,1%) e Nord Ovest (-31,6%). Un dato, quest'ultimo, in cui vanno sottolineate le performance della Lombardia. La Regione più colpita dal virus in tutta Italia riesce a tenere con un -29,7% che la piazza al terz'ultimo posto della classifica. Meglio solo Calabria (-28,8%) e Basilicata (-26,2%). Stessa cosa può dirsi per il capoluogo Milano che grazie a un -37,8% fa meglio di altri centri e chiude anch'essa al terz'ultimo posto della calssifica per città. 



Confimprese: 2021 altro anno di convivenza col virus
In febbraio, quindi, «continua l’onda negativa in tutti i settori, tranne nel non-food che, sulla scia delle minori restrizioni di alcune merceologie e della ritrovata voglia degli italiani per la lettura, per l’arredamento della casa e per gli oggetti di elettronica, chiude il mese di febbraio con una contrazione ridotta – chiarisce Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese – Resta il fatto che, nonostante l’avvio della campagna vaccinale, abbiamo di fronte un altro anno di convivenza con il virus e per questo dobbiamo ritrovare fiducia sapendo gestire le aperture e non le chiusure. Continuiamo a sostenere che gli operatori del commercio hanno messo in atto in tempi rapidissimi protocolli operativi molto stringenti, volti a prevenire i rischi di contagio nelle diverse tipologie di esercizi, siano essi situati sia nei centri delle città sia all’interno di centri commerciali, parchi commerciali o altre strutture analoghe».



Ey: nuove abitudini si stanno consolidando
Legittimo chiedersi, a questo punto e con di fronte il lockdown pasquale, quale sia stato l'effetto di un anno di pandemia sui consumi degli italiani. Una risposta prova a darla Paolo Lobetti Bodoni, med business consulting leader di Ey: «Iniziamo a osservare anche un cambiamento negli stili di consumo degli italiani che, a distanza di un anno dall’emergenza, si stanno abituando a rinnovare meno spesso l’abbigliamento e a non poter consumare i pasti fuori casa. Sarà importante capire se questo trend si confermerà anche in presenza di futuri allentamenti delle misure sanitarie, o se sarà necessario un periodo più lungo di assestamento, prima di poter tornare alle vecchie abitudini»

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Alberto Lupini


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