Nella giungla degli aiuti di Stato per i ristoranti si è aggiunta un'altra trappola, tanto per complicare un po' di più un quadro fatto di incertezza e fondi non certo sufficienti a ripianare le perdite: quella del cortocircuito Regioni-governo, che rischia di privare del ristoro i locali di certe zone.
Il perché è presto spiegato: nei decreti è specificato che i contributi a fondo perduto stanziati a favore delle categorie più interessate dalle restrizioni anti-coronavirus vengono riconosciuti solo a seguito di un’ordinanza del ministero della Salute, con la quale si prevede l’inserimento di una regione in un’area di rischio più elevata, come quella arancione o rossa. Peccato però che poi anche le singole Regioni possano intervenire con un giro di vite. E qua la situazione si complica.
I ristori rischiano di saltare se l'ordinanza di chiusura è regionale
Il caso del giro di vite anti-assembramenti di tre Regioni
Per esempio Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia, come ricordato da Il Sole 24 Ore, hanno deciso di adottare, con ordinanze concordate, nuove misure restrittive anti-assembramenti. E le attività interessate da quest’ultima stretta potrebbero incappare in un mancato ristoro, visto che non si tratta di chiusure che provengono direttamente dal governo.
I tre governatori Luca Zaia, Stefano Bonaccini e Massimiliano Fedriga hanno spiegato che la questione è solo normativa e che il governo si è reso disponibile a un incontro. Però intanto il problema resta, e la richiesta esplicita è che venga data una compensazione di carattere economico per quelle attività che vengono limitate dalle ordinanze regionali.
Le tre Regioni, per evitare che fosse il governo a mandarle in zona arancione o rossa, hanno giocato di anticipo e hanno promosso una nuova stretta, creando però questa complicazione per i ristori.
Indennizzi legati a decisioni del ministero della Salute
Nel decreto ristori bis viene infatti chiarito che possono contare sugli indennizzi le attività elencate nelle liste dei codici Ateco che «hanno il domicilio fiscale o la sede operativa nelle aree del territorio nazionale, caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto, individuate con ordinanze del ministro della Salute».
Se non altro, il "cambio di colore" deciso dal governo dà accesso a un indennizzo automatico. Per esempio bar e alberghi di Abruzzo, Basilicata, Liguria e Toscana, le quattro regioni che a seguito di un’ordinanza di Speranza sono passate dalla zona gialla a quella arancione, avranno un contributo maggiorato al 200% dal 150% previsto dal primo dl ristori.
Chi avesse già ricevuto il primo bonifico da parte dell'Agenzia delle entrate ne riceverà un secondo automaticamente. Resta da capire come risolvere il nodo degli inasprimenti decisi dalle Regioni stesse. Magari grazie a un ristori ter.