Non possiamo che immaginarlo compiaciuto, il nostro Roberto Vitali, nel sapere che nel giorno in cui amici e colleghi si sono stretti attorno ai suoi familiari per l’ultimo saluto, per merito suo si è parlato di buona cucina anche in chiesa. Lui che del giornalismo enogastronomico è stato uno dei padri fondatori, sarebbe senz’altro contento dell’immagine della tavola imbandita che don Francesco Poli, parroco di Colognola, ha utilizzato per ricordarlo durante la celebrazione funebre, questa mattina a Bergamo.
I funerali di Roberto Vitali, oggi a Bergamo
Roberto Vitali ci ha lasciati giovedì notte a 74 anni, lasciando ai suoi colleghi un’eredità pesante: era capace di
scrivere con semplicità, schiettezza, arguzia, senza mai cercare scontri e soppesando le parole, soprattutto quando gli toccava di scrivere qualche recensione non proprio positiva. «Ha saputo cogliere l’elemento culturale e di civiltà della tavola, che rappresenta il posto più bello del mondo dove ritrovarsi, il simbolo stesso della vita – ha detto don Francesco Poli – con l’intuizione del passaggio dall’alimentazione all’enogastronomia, anche con una prospettiva socio-economica».
Un riferimento preciso, quello del sacerdote, alla passione e allo stile di Roberto Vitali, ma soprattutto a quell’intuizione che circa 40 anni fa lo portò a fondare,
insieme al direttore di Italia a Tavola,
Alberto Lupini, la prima rivista di enogastronomia dedicata al territorio,
Bergamo a Tavola. Un’esperienza felice, che con gli anni si è sviluppata, trasformandosi prima in
Lombardia a Tavola, poi in Italia a Tavola, una creazione di cui lui è sempre andato fiero, fino all’ultimo.
«I tuoi articoli sono stati all’insegna del rigore, della precisione e della pacatezza, con lo stile del cronista di razza, senza voli pindarici, ma con l’obiettivo di spiegare i fatti - ha ricordato Alberto Lupini, che a Roberto Vitali era legato da una profonda amicizia, fin dai tempi de l’Eco di Bergamo, dove si sono conosciuti – Ci aiutavi a capire per crescere, non per fare la predica; uno stile che in pochi oggi riescono a padroneggiare come hai fatto tu. E per questo oggi ti chiamo finalmente professore, facendoti tanto di cappello come maestro di giornalismo, di quello vero, in cui abbiamo sempre creduto».
Professore, un titolo che per Roberto Vitali ha rappresentato poco più che un vezzo, ma che nascondeva un suo lontano passato di insegnante a Ciserano, suo paese natale. Una professione, quella scolastica, che Vitali ha abbandonato precocemente per dedicarsi alle sue altre passioni, quella del giornalismo e quella della buona tavola.
La sua scomparsa ha lasciato sgomenti i tantissimi
professionisti della ristorazione e dell’enogastronomia orobica che nei decenni gli erano diventati amici; gli stessi che lui, prima di andarsene, ha voluto ringraziare per la loro amicizia, un altro valore che ha sempre contraddistinto la sua personalità e il suo modo di vivere.