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Istat: il Pil cresce ancora, ma pesa la crisi del comparto alimentare

L’andamento climatico anomalo ha influito su agricoltura e pesca, a fronte del balzo dei costi di produzione, compreso il caro bollette. Per non parlare delle difficoltà della ristorazione coi locali deserti

 
31 gennaio 2022 | 12:27

Istat: il Pil cresce ancora, ma pesa la crisi del comparto alimentare

L’andamento climatico anomalo ha influito su agricoltura e pesca, a fronte del balzo dei costi di produzione, compreso il caro bollette. Per non parlare delle difficoltà della ristorazione coi locali deserti

31 gennaio 2022 | 12:27
 

Il Prodotto interno lordo (Pil) cresce, ma a ritmi meno serrati rispetto al passato. Lo rivela la stima preliminare dell’Istat (Istituto italiano di statistica) nel quale si registra per il quarto trimestre consecutivo una espansione, seppure a ritmi più moderati rispetto ai periodi precedenti. Buona anche la previsione nazionale dove si ipotizza per l’intero 2022 un Pil in aumento del 6,5% rispetto al 2020. A detta dell’Istat il Pil cresce grazie alla spinta del settore dell’industria e dei servizi, ma al tempo stesso la crescita è frenata dal calo del settore agroalimentare. Secondo Coldiretti a incidere è stato l’andamento climatico anomalo, con danni stimati per oltre 2 miliardi per i raccolti, a fronte del balzo nei costi della produzione, dall’energia ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi, fino ai mangimi per alimentare il bestiame. Oltre a questo c’è anche da considerare la crisi del settore ristorazione, con i locali deserti, prodotti invenduti e il drastico aumento delle bollette.

La previsione di crescita del Pil frenata dalla crisi del comparto alimentare Istati: il Pil cresce ancora, ma pesa la crisi del comparto alimentare

La previsione di crescita del Pil frenata dalla crisi del comparto alimentare

 

La crisi del comparto alimentare frena la corsa del Pil al rialzo

Nel quarto trimestre del 2021 L'Istat stima che il Prodotto interno lordo (Pil) sia in aumento dello 0,6% rispetto al trimestre precedente. Un andamento positivo generalizzato dove al momento la stima per il 2022 si attesterebbe al 6,5% in più rispetto al 2022. In controtendenza l’agricoltura e la pesca sulle quali pesano anche le difficoltà della ristorazione con vini e cibi invenduti nei locali svuotati. «Il bilancio agricolo è stato sconvolto nel 2021 da un andamento climatico del tutto anomalo a causa di un inverno bollente, il gelo in primavera ed una estate divisa tra caldo africano, siccità e violenti temporali che hanno continuato a colpire città e campagne in autunno - sottolinea la Coldiretti - Il risultato è stato l’addio in Italia a quasi un frutto su quattro per il crollo di oltre il 27% della produzione nazionale secondo l’analisi della Coldiretti rispetto alla media dei cinque anni precedenti».

 

A pesare sul calo del Pil del settore agroalimentare anche il balzo dell’energia

«A pesare sull’andamento del Pil è stato il balzo dei costi energetici  – sottolinea la Coldiretti – Questo si trasferisce a valanga sui costi di produzione e sui bilanci delle imprese, dai carburanti ai fertilizzanti, dalle macchine agli imballaggi fino ai mangimi per alimentare il bestiame. L’aumento dei costi energetici riguarda anche il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi ma ad aumentare sono pure i costi per l’acquisto delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne». Il rincaro dell’energia, di conseguenza si abbatte anche sui costi di produzione.

 

Coldiretti sul calo del Pil del settore agroalimentare

«Serve  responsabilità della intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore dei prodotti – conclude Coldiretti – Questi accordi permetterebbero quindi di salvare aziende agricole e stalle e continuare a garantire le forniture alimentari alla popolazione con l’avanzare dei contagi che mette a rischio gli scambi commerciali».

 

Confcommercio: «Non siamo ancora ai livelli pre Covid, ma il risultato è superiore alle attese. Ora bisogna però state attenti all'inflazione»

«Il 2021 si è chiuso all’insegna di una ripresa che, in termini congiunturali, è risultata meno dinamica rispetto al semestre precedente, ma che ha permesso di conseguire nel complesso del 2021 una crescita del 6,5%, un risultato superiore alle attese». Questo il commento di Confcommercio sui dati pubblicati dall'Istat legati alle previsioni dell'andamento del Pil. «L’intensità della variazione annua, che colloca l’Italia tra i paesi europei più dinamici, e ben oltre il +2,8% della Germania, va senz’altro letta anche alla luce di quanto accaduto nel 2020. Tuttavia, se una parte della forte ripresa è rimbalzo statistico, la parte rimanente è testimonianza di una crescita genuina sviluppata dai lavoratori e dalle imprese che, con il sostegno del Governo, hanno mostrato vitalità e grande capacità di reazione - ha scritto Confcommercio in un comunicato - I livelli pre-crisi non sono ancora riconquistati, però, e, soprattutto, ciò che conta è tornare a crescere a tassi ben superiori a quelli che hanno caratterizzato i vent’anni precedenti la crisi pandemica». Per Confcommercio il vero banco di prova per misurare la tenuta delle imprese eil vero superamento dell'emergenza Covid sarà il risultato di questo e del prossimo anno. «Al di là delle incertezze sull’evoluzione della pandemia, il principale ostacolo è rappresentato dalla ripresa del processo inflazionistico, guidato dai consistenti aumenti dei costi nel comparto energetico, e dal suo impatto sulle decisioni di acquisto delle famiglie e sui conti delle imprese», ha concluso l'Ufficio studi di Confcommercio.

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