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Gli industriali come i ristoranti: per lavorare serve il green pass

Per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi occorre sedersi tutti subito al tavolo per aggiornare i protocolli sulla sicurezza facendosi carico di «costringere» chi opera nei luoghi di lavoro a vaccinarsi

 
21 agosto 2021 | 15:49

Gli industriali come i ristoranti: per lavorare serve il green pass

Per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi occorre sedersi tutti subito al tavolo per aggiornare i protocolli sulla sicurezza facendosi carico di «costringere» chi opera nei luoghi di lavoro a vaccinarsi

21 agosto 2021 | 15:49
 

Serve unità d’intenti e chiarezza, lo diciamo da sempre. Altrimenti da questa crisi non se ne esce. In particolar mondo per l’utilizzo di green pass e vaccinazione, che ad oggi, rappresentano l’unica, ma efficace, cartuccia che abbiamo per lascarci alle spalle morti e lockdown e far ripartire l’economia. Così pensa la Fipe-Federazione italiana pubblici esercizi che ha inviato una lettera al premier Mario Draghi nella quale propone di ampliare l'obbligo della certificazione verde al peggioramento della situazione regionale, invece che procedere con le chiusure. Così la pensa il presidente di Confindustria Carlo Bonomi che, dal Meeting di Rimini, si dice molto preoccupato per la difficoltà ad uscire dalla pandemia e chiama sul banco degli imputati i sindacati. Ma non solo. Perché, ora più che mai, il green pass è fondamentale per non dover richiudere. Cosa che non possiamo permetterci.

Carlo Bonomi. Fonte: Il post

Carlo Bonomi. Fonte: Il post


I sindacati stanno commettendo un grade errore

I sindacati, per Bonomi «stanno commettendo un grave errore». L’accusa? Avere una posizione rispetto all’obbligo vaccinale quantomeno ondivaga (ieri il segretario della Cisl Luigi Sbarra ha invocato una legge mentre il collega leader della Cgil Maurizio Landini è stato meno perentorio).


«Sono rimasto molto perplesso dell’atteggiamento di molti corpi sociali. Ero convinto che sull’onda di quello che era stato un momento drammatico - forse qualcuno si è dimenticato degli oltre 128mila morti nel nostro Paese - ci saremmo seduti a un tavolo e avremmo tenuto insieme il Paese. Lo abbiamo fatto in passato, perché non oggi?».


Bonomi invita tutti, compresa la sua controparte, a colaboarre e assumersi le sue responsabilità, senza «gettare la lattina nel campo della politica». «Anche nel mio campo ci sarà qualche associato che non è d’accordo, ma preferisco scontentarlo piuttosto che non fare quello che serve al Paese».

 

Gioca e Parti

 


Aggiornare subito protocolli e costringere a vaccinarsi

Ma non c’è tempo da perdere e quello che è ormai fondamentale è sedersi subito al tavolo con tutte le parti sociali per aggiornare i protocolli sulla sicurezza e, facendosi carico di «costringere» chi opera nei luoghi di lavoro a vaccinarsi, aumentare il livello di sicurezza: «Solo così l’economia può ripartire ed è fondamentale perché le risorse anche per la salute arrivano solo se il motore gira».

 

 


Che poi, se guardiamo bene, un precedente storico c’è: la vaccinazione obbligatoria contro la polio del 1965: «I sindacati hanno fatto un grande errore, insieme a noi potevamo costruire quello che i nostri padri hanno costruito con la polio. Non abbiamo tempo da perdere».


Dai sindacati al ministro del Lavoro: «Andrea Orlando e il sottosegretario Todde pensano di colpire con un dl le imprese sull’onda dell’emotività di due o tre casi che hanno ben altra origine e su cui dobbiamo intervenire. Ha un atteggiamento punitivo contro le imprese che rappresentano un asset fondamentale per il Paese».


Non possiamo permetterci di fallire

Ma non finisce qui. Bonomi fa una vera e propria requisitoria: «Siamo tutti d’accordo che è brutto licenziare con WhatsApp, non è quello il metodo. È brutto licenziare. Ma nei primi 6 mesi dell’anno, lo ha detto Tridico, abbiamo assunto 400mila persone in più in Italia, mentre si parlava di “valanga di licenziamenti” e abbiamo acquisito un 4,8% di crescita del Pil, probabilmente sarà superiore. Stiamo investendo e mi si viene a dire: faremo questo provvedimento perché non c’è correttezza? Bene, caro Stato mi devi 58 miliardi, inizia a darmeli. Mi parli di chiusure? Non dovevi chiudere diverse partecipate pubbliche che costano a italiani diversi miliardi l’anno? Perché non lo fai? Perché sono poltronifici. Stato, correttezza per correttezza inizia a essere tu corretto».


Infine, uno sguardo alla politica. «Temo che l’azione dell’esecutivo possa venire fermata ma non ce lo possiamo permettere per impegni presi in Europa sul Pnrr e perché è un’occasione storica che non possiamo fallire se vogliamo creare uno stato moderno, efficiente e inclusivo».


 

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