I balneari sulle concessioni: “Rimborsateci o 30mila aziende chiuderanno”

Gli operatori sono scesi in piazza a Roma per una grande manifestazione. In quattromila hanno raggiunto la Capitale per chiedere di modificare la legge sulle concessioni. Dal 2024 si dovranno bandire nuove gare e gli attuali gestori vogliono il risarcimento per gli investimenti fatti. In gioco oltre alle aziende, la maggior parte imprese di famiglia, ci sono 300mila posti di lavoro

10 marzo 2022 | 15:00
di Berto Silva

Il lodo balneari continua a far discutere. Oggi a Roma, in piazza Santi Apostoli, più di 4mila operatori - secondo le stime degli organizzatori - provenienti da tutta Italia e rappresentati da Fiba Confesercenti e Sib hanno manifestato contro la proposta di legge per la riforma delle concessioni demaniali marittime che rischia di mettere in ginocchio decine di migliaia di imprese in tutta Italia, con ricadute particolarmente gravi per una regione a forte vocazione turistico-balneare come la Liguria. In sostanza, i balneari chiedono che in sede di procedura di assegnazione ad evidenza pubblica vengano riconosciuti agli attuali concessionari l’esperienza acquisita ed il valore aziendale degli investimenti fatti negli anni, mentre l’ultima versione del decreto, dopo il passaggio in aula, prende in considerazione solo gli ammortamenti. Nei prossimi giorni la legge, già approvata il 15 febbraio dal Consiglio dei ministri, dovrà passare al vaglio di Camera e Senato. La speranza per gli operatori è che ci sia qualche emendamento che giunga in loro aiuto. Al coro delle proteste si è aggiunta anche Confidustria Alberghi, che ha lanciato un ulteriore allarme: senza concessioni gli alberghi con le spiagge chiuderanno.

La protesta dei balneari

Le richieste degli operatori del settore sono semplici. «Oggi siamo in piazza per l’emendamento che riguarda i balneari anche perché ci sono altri Paesi europei che hanno agito in modo diverso - ha dichiarato il presidente di Fiba-Confesercenti Maurizio Rustignoli - Non è mai stata fatta una mappatura delle nostre coste per capire se c’è o non c’è la scarsità delle risorse, non è mai stato verificato l'interesse transfrontaliero. Mi riferisco a tutti quei principi che possono declinare l’applicazione della direttiva in modo diverso. Una giusta applicazione non la troviamo nell’emendamento in discussione adesso e che in modo frettoloso si vuole inserire nel dl Concorrenza. Lo riteniamo un emendamento troppo riduttivo; non c’è niente per il futuro delle imprese, non c’è neanche una richiesta di impegno verso le imprese. Il 98% degli stabilimenti balneari italiani è gestito da famiglie e sicuramente le congiunture internazionali purtroppo sono quelle che sono e la situazione nel complesso diventa difficile per il settore. Per la stagione 2022 gli stabilimenti balneari cercheranno comunque di trovarsi pronti, allestendo le spiagge e le strutture nel migliore dei modi, anche se a livello psicologico gli imprenditori sono mortificati. Non ci sono investimenti perché è tutto bloccato compreso l’indotto. Il settore dei balneari c’è sempre stato. In questi anni pandemici di grande difficoltà i flussi turistici sono stati legati per il 60% ad una destinazione balneare».

 

Gli operatori al Governo: «Non c'è più tempo»

«Siamo in piazza per la più grande manifestazione dei balneari degli ultimi anni - ha spiegato Enrico Schiappapietra, vicepresidente del Sib, il Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe Confcommercio - Non c’è più tempo, siamo qui per difendere il lavoro delle nostre famiglie e il lavoro dei nostri dipendenti Abbiamo fatto solo un errore, un grave errore: fidarci delle leggi dello Stato. Abbiamo preso dallo Stato in affitto un posto auto, ci abbiamo parcheggiato la nostra autovettura - la nostra azienda - abbiamo lavorato per migliorarla con fatica e sforzi. Adesso lo Stato ci dice che mette a gara il nostro posto auto: peccato che mettendo a gara il posto auto mette a gara, a titolo gratuito, anche la nostra azienda, il lavoro di una vita. E non è giusto e siamo qui per protestare. Non siamo soli, siamo piccole imprese familiari e siamo con grane piacere al fianco delle amministrazioni, sindaci, governatori e amministratori provinciali, perché questa norma oltre a essere ingiusta, negativa e distruttiva per il mondo dei balneari è inapplicabile dal punto di vista amministrativo». E alle sue parole sono seguite quelle di Antonio Capacchione, presidente del Sib: «Incomprensibile che il Governo abbia deciso “di forzare la mano” nonostante la contrarietà delle Organizzazioni sindacali di categoria, la non condivisione delle Regioni e dei Comuni, nonché la situazione di crisi internazionale».

La politica si schiera coi manifestanti

Dichiarazioni di solidarietà anche dal mondo della politica. In particolare, è intervenuto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ha espresso il suo appoggio alle Associazioni di categoria dei Balneari Sib e Fiba: «L’ho detto e non cambio idea solo riconoscendo il valore aziendale e l’indennizzo degli investimenti ai concessionari uscenti si possono tutelare realmente le imprese storiche che hanno creato e contraddistinto l’offerta balneare di qualità, nazionale e della Costa Veneta in particolare. Non siamo mai stati contrari alle gare, ma riteniamo che sia necessario garantire l'ammortamento e la valorizzazione dell’esperienza professionale».

 

 

Pure Flavio Briatore aveva contestato la riforma

Sulla vicenda non poteva mancare il commento di Flavio Briatore, noto imprenditore e proprietario dello stabilimento balneare e discoteca Twiga in Versilia. «Come sempre in Italia si fanno dei pasticci – ha dichiarato a Il Tempo – Perché la Spagna e il Portogallo non hanno aderito alle stesse misure, per cui non si tratta di un fatto europeo, ma di una scelta. Alcuni punti del testo, come la tutela dell’occupazione, vanno anche bene, però i balneari non possono essere depredati del lavoro che hanno costruito in anni e anni di fatiche e investimenti». Per Briatore il Governo dovrebbe agire in questo modo: «Andrebbe anzitutto fatto il censimento delle spiagge. Poi bisognerebbe specificare che chi subaffitta ad altri perde il diritto alla concessione. Terzo: le future aste dovranno tener conto anche degli investimenti finora fatti dagli attuali gestori. Infine, se qualcuno ha preso una spiagga anni fa e gli accordi dicevano che la concessione sarebbe durata fino al 2033 gli imprenditori chiederanno i soldi all’erario perché non puoi entrare in un business dove c’è una regola e dopo qualche anno te la cambiano».

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Alberto Lupini


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