Gentiloni: Tutta l'Ue al lavoro sul passaporto vaccinale

Durante un forum sulla ripartenza post-Covid, il commissario agli Affari economici ha sostenuto l'introduzione del certificato vaccinale. Per Von der Leyen prime proposte dal 17 marzo. Scettico il Garante della privacy

01 marzo 2021 | 12:23
Nonostante le varianti e le incognite legate al ritmo della campagna vaccinale, l'Europa guarda avanti, in prospettiva, e accelera i lavori per l'introduzione del passaporto vaccinale, tema delicato che intreccia privacy, sicurezza e libertà d'imprea.

Entro il mese di marzo prime proposte legislative dall'Ue

Le anticipazioni di Gentiloni
Sul tema è intervenuto anche Paolo Gentiloni, commissario Ue agli Affari economici, durante il Forum Ansa dal titolo Un nuovo patto Ue per la crescita: «Bene se si riesce a creare un certificato comune, non deve contenere chissà quali informazioni ma semplicemente il dato che il titolare è stato vaccinato ed eventualmente se solo con la prima o anche con seconda dose. Detto questo, c'è una parte molto delicata e difficile del problema che riguarda la necessitò di bilanciare l'interesse alla ripresa di settori economici con l'evitare discriminazioni».

Consapevole delle difficoltà della situazione attuale, Gentiloni ha voluto dare un messaggio di ottimismo sui prossimi mesi e il possibile impatto negativo delle restrizioni sull'economia (a partire dal turismo): «Non vedo al momento conseguenze sulle nostre previsioni economiche dalla seconda ondata della pandemia, che era già stata incorporata nelle stime fatte a febbraio improntate a una certa prudenza. Ovviamente dobbiamo mettere in conto anche scenari più negativi, per varianti ma anche scenari più positivi se le vaccinazioni accelerassero più del previsto e ci fosse qualche intesa europea su un certificato vaccinale che aiuti settori molto colpiti, come turismo e viaggi».

Von der Leyen: novità entro questo mese
Via Twitter, invece, la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen è stata più precisa sulle tempistiche del passaporto vaccinale: «Questo mese presenteremo una proposta legislativa per il pass verde digitale. L'obiettivo è certificare che le persone sono state vaccinate, i risultati dei test di quanti non si sono potuti immunizzare, e informazioni sulla ripresa dal covid. Rispetterò la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy».

Secondo il vicepresidente dell'Esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, al termine della videoconferenza dei ministri della Salute Ue, la prima data utile per visionare una bozza di regolamento per il passaporto vaccinale sarebbe il 17 marzo. Lo stesso Schinas ha riconosciuto che il pass verde Covid «sarà una proposta legislativa. Quindi non sarà un optional, ma avrà il valore di uno strumento legale sulla base dei Trattati per il libero movimento. Una volta presentato ai leader, al vertice del 25 marzo, sulla base di questo saranno fatti i passi per organizzare la mobilità vera e propria».



Coinvolta anche la Gran Bretagna
E nonostante il recente divorzio dall'Unione europea, anche la Gran Bretagna dovrebbe essere coinvolta nel coordinamento comunitario sull'introduzione del passaporto vaccinale. L'ipotesi di un documento di questo tipo, che faciliti alcune attività (dal turismo al commercio, passando per la ristorazione), è da tempo sul tavolo del premier Boris Johnson che attende di muoversi in concerto con il Vecchio Continente. «Stiamo approfondendo la questione», avrebbe risposto il portavoce di Johnson a quanti chiedevano lumi. Una risposta che rappresenta anche uno spiraglio di ottimismo (e collaborazione) rispetto all'iniziale scetticismo del Regno Unito. 

Il commento del Garante
A tale proposito, il Garante della privacy ritiene che il trattamento dei dati relativi allo stato vaccinale dei cittadini a fini di accesso a determinati locali o di fruizione di determinati servizi, debba essere oggetto di una norma di legge nazionale. I dati relativi allo stato vaccinale - continua il Garante - sono dati particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone: conseguenze che, nel caso di specie, possono tradursi in discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali. Il Garante ritiene, pertanto, che il trattamento dei dati relativi allo stato vaccinale dei cittadini a fini di accesso a determinati locali o di fruizione di determinati servizi, debba essere oggetto di una norma di legge nazionale, conforme ai principi in materia di protezione dei dati personali.

Il caso Sardegna
Precisazioni che arrivano giusto in tempo per insinuarsi nella polemica aperta dalla richiesta del governatore della Sardegna, Christian Solinas di istituire un certificato vaccinale per le vacanze in sicurezza. La proposta, già scattata la scorsa estate ma mai definitivamente decollata, al momento è stata declinata in un processo di controlli a tappeto. La Sardegna, infatti, è la prima zona bianca d'Italia e Solinas ha già predisposto delle tutele: sull'isola potrà sbarcare (attraverso porti e aeroporti) solo chi avrà con sè un test negativo; chi non lo avrà già eseguito, lo effettuerà sul posto e anche in quel caso, ovviamente, potrà rimanere in Sardegna solo se negativo.

Solinas ha voluto infatti precisare che il passaggio in zona bianca non sarà un «liberi tutti» ricordando il «prezzo pesantissimo, pagato l'estate scorsa» quando «ci è stato riportato il virus sull'isola: ecco perché il vero tema adesso saranno i controlli da un lato e il senso civico delle persone dall'altro». Chiaro il rimando del Governatore alla polemica di quest'estate quando si era assistito al ridicolo teatrino sul rimbalzo delle responsabilità tra Regioni per via dei viaggi in entrata e uscita dai luoghi di villeggiatura sarda, con polemica sulle discoteche non controllate (e diventate focoloai ardenti) annessa.

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Alberto Lupini


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