Galline ovaiole: negli allevamenti, anche biologici, il 97% ha le “ossa rotte”
Lo rivela uno studio dell'Università di Berna che in dieci mesi ha condotto radiografie su 150 animali. I risultati hanno portato alla condanna dell'associazione Animal equality che ha chiesto controlli rigorosi
Un nuovo studio condotto dall’Università di Berna denuncia la grave sofferenza a cui sono esposte le galline ovaiole all’interno degli allevamenti, anche biologici. L'associazione Animal equality (organizzazione internazionale che lavora con la società, i governi e le aziende per porre fine alla crudeltà verso gli animali allevati) «condanna questa forma di crudeltà che provoca la sofferenza di milioni di galline ogni anno». L'associazione chiede che anche in Italia venga esaminata accuratamente la situazione.
Galline ovaiole: lo studio dell'Università di Berna
Uno studio svizzero dell'Università di Berna sulla produzione di galline ovaiole, anche da allevamenti biologici, rivela che il 97% ha lo sterno spezzato e le ossa rotte. L'analisi ha subito portato a una levata di scudi da parte dell'associazione Animal equality, giudicando la situazione degli animali negli allevamenti per la produzione di uova «non eticamente accettabile». «In un periodo di dieci mesi, i ricercatori dell’Università di Berna hanno condotto radiografie su 150 galline ovaiole allevate riscontrando sul 97% di esse la presenza dello sterno spezzato e una media di tre ossa rotte, che in alcuni casi arrivavano ad essere undici - ha commentato Animal Equality - Ciò provoca non solo un’estrema sofferenza negli animali, ma impedisce loro anche i più semplici movimenti quotidiani. Secondo lo studio, la causa di questa terribile condizione nelle galline è da riferirsi alle modalità di sfruttamento a cui sono sottoposte all’interno degli allevamenti. Una gallina ovaiola depone infatti in media 323 uova all’anno (quasi un uovo al giorno) ricavando il calcio per formare il guscio dalle proprie ossa. Tuttavia, secondo le ipotesi degli studiosi, a causa della sovrapproduzione a cui le galline sono sottoposte, le loro ossa non hanno il tempo sufficiente per ricostituirsi e diventano così porose. Un’altra possibile causa è lo sfruttamento precoce di questi animali che iniziano a deporre le uova troppo giovani, quando le loro ossa non sono ancora sufficientemente sviluppate.
Come dichiarato da Hanno Würbel, professore di Benessere animale alla Facoltà Vetsuisse di Berna: «Con il modo in cui oggi vengono allevate le galline, dolore e sofferenza sono inevitabili per molti animali. E questo non è sostenibile».
In Italia 40 milioni di galline sono allevate per produrre uova
In Italia le galline allevate per le loro uova sono 40 milioni, ha segnalato Animal equality. «Si tratta di animali sfruttati all’interno dell'industria delle uova che per il 40% vivono ancora all’interno di gabbie che non consentono loro di muoversi o aprire le ali - ha ripreso Animal equality - Nel nostro Paese la stessa industria coinvolge al contempo tra i 25 e i 40 milioni di pulcini maschi che vengono abbattuti ogni anno in quanto considerati “scarti di produzione». Il Parlamento italiano sta valutando una legge che vieterebbe questa uccisione dal 2026: il documento è attualmente in esame al Senato. «Animal Equality denuncia da anni l’impatto degli allevamenti intensivi sulla salute delle galline ovaiole e dei loro piccoli, ma lo studio realizzato dall’Università di Berna è la riprova che si tratta di un sistema produttivo ancora troppo basato sullo sfruttamento che non tiene adeguatamente conto del benessere delle galline e che genera al contrario inutile sofferenza, in contrasto con qualsiasi forma di benessere animale», ha dichiarato Alice Trombetta, direttrice esecutiva di Animal Equality Italia.
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Alberto Lupini
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