
Fipe-Confcommercio lancia un allarme riguardo al dilagare del fenomeno del dumping contrattuale, che sta minando la qualità del lavoro e delle imprese nel settore. La Federazione italiana dei pubblici esercizi denuncia l’uso di contratti collettivi non rappresentativi che abbassano il costo del lavoro, ma a discapito delle tutele per i lavoratori.
«Giuste retribuzioni e giusti diritti - afferma il vicepresidente vicario di Fipe Aldo Cursano - sono elementi fondamentali non solo per garantire trasparenza, ma anche per rendere il settore più attrattivo. Tuttavia, sul mercato assistiamo al fenomeno del dumping contrattuale e alla diffusione di contratti pirata, che puntano sull’eliminazione o sulla riduzione delle tutele garantite dal Contratto Collettivo Nazionale. Questo genera una forte discrepanza nel mercato, creando situazioni di concorrenza sleale e penalizzando sia i lavoratori che le imprese».
Che cosa è il Dumping contrattuale?
Il dumping contrattuale è una pratica sleale nel mercato del lavoro in cui le aziende applicano contratti collettivi di lavoro meno favorevoli rispetto a quelli realmente applicabili al settore, al fine di ridurre il costo del lavoro. Questo meccanismo può avvenire, ad esempio, attraverso:
• L’applicazione di contratti collettivi non rappresentativi: alcune imprese scelgono contratti nazionali sottoscritti da sindacati poco rappresentativi, con condizioni peggiorative per i lavoratori rispetto a quelli firmati dalle principali organizzazioni sindacali.
• L’uso improprio di contratti di settori diversi: un’azienda può applicare un contratto nazionale meno oneroso, pur operando in un settore che ne richiederebbe uno più tutelante (es. usare un contratto del commercio invece di uno della ristorazione).
• La frammentazione aziendale: le imprese possono suddividere le attività tra più società per applicare contratti meno vantaggiosi ai dipendenti.
Questa pratica non solo danneggia i lavoratori, ma crea anche concorrenza sleale tra le imprese, penalizzando chi rispetta le condizioni contrattuali corrette. Per contrastarlo, in Italia è stata introdotta una normativa che impone di applicare i contratti collettivi firmati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
Dumping contrattuale, una piaga per il comparto
Secondo Fipe, la crescente diffusione di questi contratti rischia di trasformarsi in una vera e propria piaga per il settore, penalizzando non solo i dipendenti, ma anche creando una concorrenza distorta tra le imprese. Un fenomeno che, a lungo andare, potrebbe compromettere la stabilità del mercato e danneggiare la salute sociale del comparto.
In un contesto sempre più delicato, Fipe ribadisce l’importanza di mantenere condizioni di concorrenza eque tra le imprese del settore, a garanzia della tutela dei diritti dei lavoratori. La Federazione, infatti, prosegue nel suo impegno per difendere il sistema di rappresentanza del lavoro, come confermato dalla recente firma del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro, che rappresenta un baluardo di legalità e di diritti per i lavoratori.
Dumping contrattuale, servono più controlli
Va sottolineato che tali contratti sono considerati irregolari sia dalla legislazione vigente che dalle normative dell'Ispettorato del Lavoro, che li giudica incompatibili con le disposizioni di legge. Per questo motivo, Fipe invita le autorità competenti a intensificare la vigilanza su queste pratiche, affinché vengano contrastate con maggiore efficacia.
«È fondamentale - evidenzia Cursano - prendere le distanze e non consentire l’applicazione di contratti che non siano espressione delle rappresentanze storiche di categoria. I cosiddetti "contratti pirata" vengono stipulati da gruppi di interesse che siglano accordi contrattuali non rappresentativi, una pratica che non dovrebbe essere ammessa. Se vogliamo garantire il giusto valore al lavoro, è essenziale difendere la contrattazione collettiva basata su accordi legittimi e riconosciuti, che tutelano i diritti dei lavoratori. Da questo punto di vista, ritengo che nei settori di riferimento debbano essere applicati esclusivamente i contratti collettivi nazionali sottoscritti dalle organizzazioni sindacali rappresentative, evitando ogni forma di scorciatoia o accordo privo di adeguata legittimazione».
Dumping contrattuale, ci rimettono anche le aziende
Anche le imprese, però, hanno da perdere in questa situazione, come ricorda il vicepresidente: «Il problema di fondo è che, senza adeguate tutele contrattuali, non si riesce a fidelizzare il lavoratore. Quest’ultimo valuta la sua retribuzione e, soprattutto, i diritti a essa legati, come la quattordicesima mensilità e il corretto riconoscimento delle ore lavorative. Tuttavia, si tende spesso a risparmiare proprio su questi aspetti, che invece dovrebbero essere valorizzati per garantire maggiore stabilità nel settore».
«D’altra parte - prosegue Cursano -, quando un lavoratore si rende conto di avere meno diritti rispetto ad altri colleghi con pari produttività e competenze, si genera frustrazione e insoddisfazione. Questo porta a un indebolimento della motivazione e della qualità del lavoro. È quindi essenziale che il settore tuteli la componente umana, garantendo contratti equi e rispettosi dei diritti fondamentali dei lavoratori».
Se da un lato il dumping contrattuale grava sui lavoratori ed è uno dei motivi delle difficoltà nel reperire personale per hotel, bar e ristoranti, per il dirigente Fipe non è solo una questione economica: «Penso che sia arrivato il momento di mettere al centro le persone, le aspettative, i sogni, i ragazzi stessi. Occorre mettere al centro elementi attrattivi che non sono solo gli aspetti economici, ma il bisogno di tempo e spazio. L’intelligenza artificiale ci può aiutare a lasciare più tempo libero ai nostri ragazzi»
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Alberto Lupini
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