Federalimentare-Censis: l'86,4% degli italiani ha fiducia nell'industria alimentare

Con 179 miliardi di euro di fatturato annuo, 60mila imprese e 464mila occupati è componente di primo piano dell’interesse nazionale. La filiera food italiano vale 31,8% del Pil

11 maggio 2023 | 17:02

Industria alimentare italiana traino per l’economia del Bel Paese: con 179 miliardi di euro di fatturato annuo, 60mila imprese e 464mila occupati è componente di primo piano dell’interesse nazionale. L’export supera i 50 miliardi di valore in un anno. Secondo quanto emerso dal primo Rapporto Federalimentare-Censis «Il valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana» presentato, presso la Sala della Regina alla Camera dei Deputati, l’86,4% degli italiani ha fiducia nell’industria alimentare.

All’interno della filiera del food italiano, l’industria alimentare registra un fatturato totale di 607 miliardi di euro, pari al 31,8% del Pil, con 1,3 milioni di imprese, 3,6 milioni di addetti e che costituisce quindi un patrimonio di interesse nazionale. «L'industria alimentare italiana ha un valore strategico - ha dichiarato Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste - ed è un elemento portante della nostra economia. Bisogna sempre più comprendere la potenzialità legata ai prodotti italiani. I dati fotografano una crescita del settore, sul quale il governo continua a investire. La qualità è al centro del nostro dibattito e lo facciamo attenzionando il contesto, ma anche incentivando l’esportazione e promuovendo le aziende del Paese all’estero».

Industria alimentare prima per fatturato

L’industria alimentare, nelle graduatorie dei settori manifatturieri italiani, è al primo posto per fatturato, al secondo posto per numero di imprese, per addetti e per l’export in valore. In dieci anni il fatturato ha registrato in termini reali un incremento del 24,7%, il numero di addetti del 12,2% e il valore delle esportazioni del 60,3%. L’industria alimentare risponde a una spesa interna che, come quota del totale della spesa, è in Italia pari al 16,6%, come la Spagna, superiore a Francia (15,7%), Paesi Bassi (13,9%), Germania (13,4%) e media della Ue a 27 Paesi (16,1%). Come anticipato, dal Rapporto si evince come l’86,4% degli italiani dichiara di avere fiducia nell’industria alimentare italiana ed è una fiducia trasversale, che coinvolge il 93,8% degli anziani, l’84,2% degli adulti e l’81,6% dei più giovani.

Durante la presentazione del rapporto, Lorenzo Fontana, presidente della Camera dei Deputati, evidenzia come: «Si tratta di numeri importanti che ben rappresentano il prezioso contributo dell’industria agroalimentare al benessere dei consumatori, allo sviluppo di un'economia competitiva e alla coesione sociale. Le imprese del settore sono oggi chiamate a nuove e impegnative sfide riguardo alla modernizzazione e sostenibilità dei processi produttivi, alla valorizzazione dei prodotti e alla difesa degli alti livelli di qualità e sicurezza. Sono certo che sapranno essere all'altezza di questo compito». Secondo Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare: «Il settore è uno dei più dinamici e robusti dell’industria italiana e, dopo secoli di storia al fianco della nostra popolazione, vuole ancora essere impegnato a favore della crescita, nella consapevolezza di rappresentare un patrimonio nazionale nella produzione di alimenti di qualità, unici e con marchi riconoscibili. Quei prodotti del Made in Italy che, grazie all’industria alimentare italiana, costituiscono da sempre un vanto nel mondo».

Il valore sociale dell’Alimentare e degli stabilimenti in Italia

Secondo quanto emerso dal rapporto, il 78,3% degli italiani valuta molto positivamente che gli stabilimenti dell’industria alimentare siano localizzati in Italia, perché contribuiscono alla creazione di redditi e occupazione nei territori coinvolti. Inoltre, pur in situazioni di crisi e nell’attuale inflazione, l’industria alimentare ha sempre garantito un’articolazione interna di prezzi che rende possibile l’inclusività, anche dei gruppi sociali più vulnerabili, nei consumi alimentari. Il 90,7% degli italiani dice che mangiare il cibo che preferisce è importante per il proprio benessere psicofisico. Pur non rinunciando al rigoroso controllo del budget familiare, il 63,4% degli italiani per alcuni alimenti acquista solo prodotti di qualità, senza badare al prezzo. Il 79%, pur praticando diete soggettive nel perimetro di quelle tipicamente italiane, apprezza la disponibilità di nuove referenze nei punti vendita. È il senso del ruolo sociale di promozione del benessere e di welfare dei consumi alimentari.

Italiani a tavola? abitudinari ma non manca chi osa

Quali sono le abitudini degli italiani a tavola secondo il report?

  • Il 42,1% degli italiani a tavola nel quotidiano si definisce un abitudinario, cioè mangia più o meno sempre lo stesso cibo,
  • il 20,5% un innovatore a cui piace sperimentare alimenti e gastronomie nuove,
  • il 9,2% un salutista che mangia sempre e solo cibo che fa bene alla salute,
  • il 7% un appassionato, cura la spesa e gli piace cucinare, il 6,3% un italianista, vuole sempre e solo prodotti italiani,
  • il 5,8% un convivialista, considera il cibo importante perché occasione per stare con gli altri,
  • il 4,4% godereccio, perché mangia sempre quel che gli piace.

Ma cosa mangiano gli italiani?

  • Il 92,7% ha l’abitudine di mangiare un po’ di tutto senza vincoli particolari,
  • il 7,1% si dichiara vegetariano,
  • 4,3% vegano o vegetaliano.

Alta l’attenzione ai valori etici nel carrello

Tra i fattori che gli italiani valutano nel fare la spesa o quando si mettono a tavola ci sono anche i valori etici e sociali:

  • il 66,7% è pronto a rinunciare a prodotti che potrebbero essere dannosi per la salute,
  • il 52,6% a quelli non in linea con criteri di sicurezza alimentare, il 43,3% a quelli la cui produzione e distribuzione non rispetta l’ambiente,
  • il 35,6% a quelli per la cui produzione non sono tutelati i diritti dei lavoratori e dei fornitori.

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Alberto Lupini


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