Che la comunicazione in politica sia sempre stata centrale per fare propaganda è cosa nota, ma forse mai come in questi ultimissimi anni - a partire dalle presidenziali americane - lo è diventata ancor di più. Sì, perché il motivo del contendere non sono più tanto i contenuti dei rispettivi programmi politici, ma la veridicità degli stessi. O meglio, lo scontro è su quello che politici e partiti pubblicano sui social e sul web contro i loro avversari, in modo spesso falso oppure distorto o comunque ingannevole nell’ottica di una chiara e corretta informazione. L’elettore del 2017 così è portato non più a considerare ciò che il politico gli propone, ma si preoccupa di capire se quella proposta l’abbia detta davvero. Per assurdo, potrebbe vincere l’informatore più onesto con un programma scarno piuttosto che il miglior politico ma con una comunicazione “
fake”.
Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio e Matteo Salvini (foto: blitzquotidiano)
Come è noto che la comunicazione sia sempre stata centrale, è noto anche che sia cattiva abitudine lanciarsi in qualche promessa troppo urlata, azzardata o rendere noto qualche dato un po’ corretto a proprio piacimento. Ora però la questione è più seria, ufficiale e messa nero su bianco e ha un nome: fake news. Il fatto c’è ed è concreto ed è per questo che prima Forza Italia e ora anche il Pd si stanno muovendo per portare in Parlamento una proposta di legge contro questo fenomeno.
A bruciare tutti sul tempo è stata Nunzia De Girolamo, deputata di Forza Italia, meno di due settimane fa con un testo all’interno del quale si parla anche di
cyberbullismo. La norma, in particolare, richiede una multa che può arrivare a 5 milioni di euro e fino a due anni di reclusione per chi non elimina dalla propria piattaforma notizie giudicate false dai tradizionali o qualsiasi contenuto incitante all’odio.
Il testo a cui sta pensando il Pd invece dovrebbe portare la firma del capogruppo Luigi Zanda con l’annuncio che è stato dato nel corso della Leopolda. Da questa sponda però sembra meno concreta la possibilità che il progetto arrivi fino in fondo. A smorzare i toni infatti ci ha pensato proprio Matteo Renzi in chiusura della stessa Leopolda spiegando che non c’è in programma alcuna proposta di legge ora visto che si è a fine legislatura. Renzi ha però dato forza all’idea di redigere un report ogni 15 giorni che renda nota l’attività d’i
nformazione rilevata sul web.
L’idea del Movimento 5 Stelle è invece quella di chiamare in causa l’Ocse per questa tornata elettorale in modo che possa vigilare sull’informazione politica -
ma non solo - che circola in Italia - ma non solo. Nei giorni scorsi infatti il
New York Times ha messo in guardia l’Italia avvertendola che venti russi potrebbero infiltrarsi sul nostro territorio per “manovrare” a proprio piacimento le elezioni proprio facendo leva sulle false notizie. Un avvertimento forte e autorevole che conferma quanto messo in luce da un’inchiesta di
BuzzFeed secondo il quale esisterebbe un nucleo operativo unico che produce appositamente fake news da diffondere in rete. Sembrerebbe che, in particolare, le condivisioni favorirebbero la Lega di Salvini e il Movimento 5 Stelle, i quali però ribattono affermando che tutto parta dallo stesso Renzi.
A proposito, di fronte a questa tematica, Matteo Salvini è uno dei pochissimi a non aver premuto sull’acceleratore ordinando ai suoi di non cavalcare l’onda. Non accade spesso che si tiri indietro da una polemica così forte e da “tutti contro tutti” il leader del Carroccio, proprio lui (ma non è il solo) che, forse, in qualche suo proclamo populista e in qualche presunta inchiesta, indagine, pubblicazione di dati farebbe buona cosa a rendere nota la fonte, che sia possibilmente anche certa e affidabile. Che ci sia dietro qualche disegno preciso?