Enoturismo, le donne nuova nicchia da sviluppare con esperienze ad hoc

Nel post Covid le donne crescono fra i visitatori delle cantine benché non come gli italiani e i Millennials che hanno fatto registrare un boom. Le cantine dovrebbero investire nel creare un'offerta appositamente studiata

23 aprile 2022 | 10:00
di Emanuele Bottiroli

Il turismo del vino italiano è gestito dalle donne e si diversifica nelle varie parti d’Italia sia nei servizi offerti sia nel tipo di clientela. Queste le principali novità scaturite dall’indagine condotta da Nomisma-Wine Monitor, nei primi mesi del 2022, in 80 comuni e 150 cantine.


Le donne primeggino nei ruoli commerciali

L’indagine – presentata da Roberta Gabrielli, senior project manager di Nomisma in occasione del Vinitaly – è stata commissionata da un inedito raggruppamento di realtà costituito da Città del Vino, Donne del Vino, La Puglia in più del Senatore Dario Stefàno, primo a legiferare sull’accoglienza turistica in cantina. La presentazione è avvenuta domenica 10 aprile nello spazio Mipaaf di Vinitaly alla presenza del ministro dell’agricoltura Stefano Patuanelli a cui è stato chiesto di usare l’indagine Nomisma come elemento fondante della “cabina di regia” nazionale dell’enoturismo, ovvero di un centro che studi, indirizzi e promuova quello che appare un settore nuovo e performante del business agricolo.


L’Osservatorio ha messo in luce la distribuzione delle “quote rosa” all’interno del settore vitivinicolo. In particolare, la presenza delle donne nelle imprese del vino si concentra nell’ambito di tre aree: marketing, comunicazione e promozione, dove sono l’80% degli addetti in azienda; altre attività turistiche (accoglienza, ospitalità…), con il 76% degli occupati; agriturismo, con il 75% sul totale. Prevalgono rispetto agli uomini anche nel commerciale (51%) mentre nel vigneto e in cantina la loro quota crolla al 14%. Possiamo dire, quindi, che il gentil sesso trasforma il vino tricolore in euro.


In aumento anche le enoturiste

Nella fase post Covid le donne crescono anche fra i visitatori delle cantine benché non come gli italiani e i Millennials che hanno fatto registrare un autentico boom. La maggior presenza di enoturisti donne ha determinato persino la nascita di proposte ad hoc che sono concentrate a Sud (58%) e nelle grandi cantine (77%).


Attualmente la wine hospitality si concretizza, nel 99% dei casi, nella degustazione a cui si associano la vendita diretta (96%) e la visita guidata degli impianti produttivi (94%). Fra le cantine, c’è una percentuale del 33-40% che offre anche pasti, pernottamenti o altre attività di tipo agrituristico, anche organizzate in soggiorni a tema. Meno del 20% del totale ha cercato di organizzare qualcosa di particolare come un corso di cucina oppure una esperienza di vendemmia.


Occorre uscire dagli schemi con proposte ad hoc

Le più restie a implementare l’offerta enoturistica “basic” con elementi accessori sono le cantine del Nord Ovest mentre le più strutturate sono nel centro Italia dove la visita con assaggio è spesso arricchita dall’offerta di prodotti tipici, trekking, escursioni ai centri d’arte nei dintorni, corsi di cucina e benessere. La forbice fra aree d’Italia dove l’accoglienza in cantina è più diversificata e quelle dove si esprime su modelli ripetitivi, anche se forse con standard eccellenti, rischia di ampliarsi nel futuro. Infatti, nel Nord si registra una scarsa propensione a uscire dallo schema “visita + assaggio e vendita” (42% nel Nord Est e 47% nel Nord Ovest) mentre il 62% delle cantine del Sud progetta di aumentare il numero delle esperienze che offre.


Nel 77% delle grandi cantine vengono organizzate attività ad hoc per i turisti stranieri, circostanza prevedibile vista la loro maggiore presenza nei mercati esteri. Sorprende invece che, fra le zone italiane, la wine hospitality for foreigners sia concentrata al Sud e nelle isole. Se infatti andiamo a vedere le zone d’Italia dove è maggiore la presenza di turisti del vino stranieri, la scopriamo nel Nord Ovest, mentre al centro dominano gli italiani di altre regioni e al Sud l’enoturismo è più regionale. Pesa, su questo risultato, la crisi del turismo statunitense in Toscana, circostanza che ha privato la Regione capofila del turismo del vino italiano, della sua tradizionale clientela alto spendente. Questo spiega anche perché l’analisi del valore medio degli scontrini delle cantine veda in testa il “Piemonte e dintorni” e il centro Italia solo in seconda posizione seguito dal Nord Est. L’acquisto medio degli enoturisti è compreso nella fascia 50-100€ e solo il 18% dei visitatori spende più di 100€. Tenendo presente questa circostanza risulta sorprendente come le esperienze “premium” a prezzo più alto, che costituiscono la vera novità post Covid, siano maggiormente presenti tra le offerte del Centro e del Sud Italia (42%) invece che nel Nord Ovest (24%). Le animazioni enoiche più costose ed elaborate vengono organizzate soprattutto nelle cantine più grandi (62%) mentre sono poco presenti tra le attività delle piccole imprese (32%).


Ogni cantina e regione fa da sé

In linea generale, la segmentazione delle proposte enoturistiche – per prezzo e impegno organizzativo – è costruita dalle imprese del vino in base a logiche diverse: a Nord si basa sulla capacità di spesa dei clienti, al Centro, più correttamente, sulla motivazione di viaggio. Scelta che mostra un lodevole attitudine “customer oriented”.

L’enoturismo appare più destagionalizzato nel Nord Ovest, probabilmente anche grazie all’abbinamento con il tartufo, mentre scendendo verso Sud sembra più concentrato sui mesi estivi. Infine, solo l’8% delle cantine italiane è aperta tutto l’anno.

 


Serve formazione e un osservatorio nazionale

L’ultima parte dell’Osservatorio ha messo in luce quali potrebbero essere per le aziende del settore essere i fattori chiave per rilanciare l’enoturismo in Italia nel 2022. Fra le principali misure indicate nell’indagine, la necessità di istituire un piano di promozione e comunicazione nazionale del turismo (92%), i corsi formativi per gli operatori e gli addetti all’enoturismo (67%), la digitalizzazione delle aree rurali (58%) e la creazione di corsi di management dedicati agli imprenditori/titolari (49%). Marketing e comunicazione, lingue straniere, digital e informatica sono pertanto gli ambiti di intervento sottoposti all’attenzione del ministro all’agricoltura Stefano Patuanelli. Per 6 intervistati su 10, inoltre, il monitoraggio dell’evoluzione di questo comparto potrebbe avvenire grazie alla creazione di un osservatorio sull’enoturismo a livello nazionale.

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Alberto Lupini


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