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Bufala Campana
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E se l'unico cuoco o pizzaiolo del locale è no vax e non vuole fare i tamponi? Rischia di pagare i danni

Dopo l'assalto fascista alla Cgil, le imprese si preparano alla non facile gestione dei green pass dal 15 ottobre. Se non va in azienda un lavoratore indispensabile, gli si potrebbe chiedere un risarcimento. Rischio caos per i tamponi.Confidustria e Confcommercio invitano le aziende a non pagare i tamponi ai dipendenti

di Alberto Lupini
direttore
10 ottobre 2021 | 18:18
E se l'unico cuoco o pizzaiolo del locale è no vax e non vuole fare i tamponi?
E se l'unico cuoco o pizzaiolo del locale è no vax e non vuole fare i tamponi?

E se l'unico cuoco o pizzaiolo del locale è no vax e non vuole fare i tamponi? Rischia di pagare i danni

Dopo l'assalto fascista alla Cgil, le imprese si preparano alla non facile gestione dei green pass dal 15 ottobre. Se non va in azienda un lavoratore indispensabile, gli si potrebbe chiedere un risarcimento. Rischio caos per i tamponi.Confidustria e Confcommercio invitano le aziende a non pagare i tamponi ai dipendenti

di Alberto Lupini
direttore
10 ottobre 2021 | 18:18
 

Dopo l’assalto alla sede della Cgil e a un pronto soccorso di Roma, i capi dell’organizzazione neofascista di Forza Nuova sono stati arrestati (e fra questi c’è anche il ristoratore Biagio Passaro, leader del movimento "IoApro"), ma basterà questo provvedimento (a cui farà certamente seguito un rilascio nel breve periodo) per fermare la tensione e le violenze che i no vax e no green pass stanno facendo crescere giorno dopo giorno? La domanda non è capziosa visto che da venerdì 15 ottobre scatteranno le nuove regole sull’accesso nei posti di lavoro e, stando ai dati disponibili, i lavoratori non vaccinati potrebbero superare i 4 milioni, circa il 15% del totale. È vero che una buona parte di questi è costituita da quanti per motivi sanitari non si possono vaccinare, o sono immuni perché hanno già contratto la malattia, ma sono sempre tanti.

 

Col 15% di non vaccinati, rischio di caos tamponi e chiusure delle aziende con no vax "indispensabili"

Sta di fatto che il 15% di non vaccinati è un numero importante che potrebbe mettere in crisi anche il sistema dei tamponi, unica modalità per entrare in fabbrica, in ufficio o nei luoghi dell’accoglienza e del benessere che sono stati finalmente riaperti, sia pure col vincolo del green pass per tutti (lavoratori e utenti). E proprio nei pubblici esercizi, per il basso numero medio di dipendenti, ci potrebbero essere molti problemi se qualche addetto (non vaccinato) dovesse decidere di restare a casa per la difficoltà di fare i tamponi o per il costo degli stessi. Dove c’è un solo cuoco o un solo barman che non vuole vaccinarsi o fare i tamponi che succede al locale? Chiude temporaneamente? Salvo che l’obiettivo dei “rivoltosi”, fra cui IoApro, sia proprio quello di spingere a dovere chiudere molti gestori seri che vogliono rispettare le norme. Un ulteriore disastro causato non tanto dal Covid ma da questi impresentabili negazionisti.

 

E non dimentichiamo che con le norme in vigore un gestore non potrebbe chiudere un occhio e tenere in servizio chi non è fornito di green pass: le sanzioni sarebbero quasi certe e in caso di recidiva non è escluso che si possa arrivare anche alla chiusura forzata del locale.

Biagio Passaro, arrestato per l'assalto fascista alla sede della Cgil (foto di ioleggo.it) E se l'unico cuoco o pizzaiolo del locale è no vax e non vuole fare i tamponi?

Biagio Passaro, arrestato per l'assalto fascista alla sede della Cgil (foto di ioleggo.it)

 

Le imprese non pagheranno i tamponi dei dipendenti

Grazie ai prezzi calmierati, oggi un lavoratore no vax spenderebbe circa 200 euro al mese in tamponi e per gli stipendi più bassi non si tratta di noccioline. Tutte le associazioni delle imprese, da Confindustria a Confcommercio, consigliano ovviamente alle aziende associate di lasciare questo onere a carico dei dipendenti. Nello stesso tempo le aziende devono però fare i conti con il rischio del venire meno di manodopera preziosa… Che fare?

 

Le Regioni chiedono tempi più lunghi per la validità dei tamponi

È uno scenario che preoccupa anche le Regioni che chiedono, infatti, di allungare ulteriormente i tempi di validità (attualmente 48 ore con test rapido e 72 con molecolare) e dare la possibilità alle imprese di organizzarsi anche autonomamente per l'esecuzione dei test, oltre al supporto delle farmacie. Solo che allungare i tempi di validità dei test, che già non sono attendibili se uno è all’inizio di un contagio, non sembra una trovata davvero saggia.

Sta di fatto che tutte le imprese sembrano decise ad adottare una linea molto dura. Il lavoratore senza green pass, come prevede la norma, sarà sospeso dal lavoro senza conseguenze disciplinari, ma senza retribuzione. C’è peraltro la questione dell’ingresso “abusivo” senza green pass. Questo comporta una multa da 600 a 1.500 euro, ma può portare anche a sanzioni disciplinari serie, nonché a multe per l’azienda.

 

Confindustria interviene sulla richiesta danni ai no vax per evitare ricatti

E su questo tema è intervenuta Confindustria con una nota (“L’estensione del green pass al lavoro privato”) con cui ritiene auspicabile la richiesta dei danni al lavoratore senza green pass in alcuni casi precisi. Il passaggio chiave è questo: «Ogni comportamento che dovesse recare danno all’impresa, incidendo negativamente sulla possibilità di far fronte ai propri obblighi contrattuali, legittima la reazione aziendale sul piano della richiesta del risarcimento danni». Un richiamo non bizantino, ma legato ai casi in cui il lavoratore è indispensabile. Tra i casi ventilati come passibili di richiesta danni ci sono quelli di addetti impegnati in appalti/commesse/ordini in cui è essenziale la loro presenza, trasfertisti che non possono partire in mancanza di green pass, assunti in edilizia per uno specifico appalto.

 

 

Volendo portare l’esempio fra i pubblici esercizi, è il caso, come ricordato, di un locale dove l’unico cuoco, o l’unico pizzaiolo, o l'unico barman assunto si rifiuta di fare il vaccino e anche i tamponi. È vero che si potrebbero prendere sostituti, ma vista la carenza di personale nel comparto forse è il caso di definire una linea chiara per tutti. Anche perché qualcuno, se indispensabile, spinto dall’aria di scontro anche ideologico che tira (con alla base un negazionismo assurdo e molti versi idiota), potrebbe preferire davvero stare a casa due o tre mesi senza stipendio e vedere che succede. Di fatto potrebbe mettere in atto anche un ricatto, neanche tanto velato, per farsi almeno pagare i tamponi dal gestore del locale. E qui ci sono evidenti lacune del decreto, come l’assenza di norme che “vietino” di pagare i tamponi anche per non innescare concorrenze scorrette fra le imprese.

 

 

I controlli saranno difficili per la Privacy

Per finire c’è anche la questione dei controlli. Per la privacy l’azienda dovrebbe verificare il green pass ogni giorno e non può chiedere al lavoratore la scadenza del certificato verde, controllandolo così una volta per tutte. Si pensa a un’App che con l’anonimato aiuti, ma al momento non c’è ancora nulla.

L’idea è quella di arricchire con nuove funzionalità l’App già usata oggi da ristoranti, palestre e così via, da modulare a seconda dell’utilizzatore finale (pubblico o privato), quasi come una “libreria digitale”. Questo per semplificare le verifiche ed evitare criticità e code all'ingresso in azienda. Si immaginano controlli anticipati e su tutti i dipendenti, anche attraverso il codice fiscale dei soggetti da controllare. Ma sono ancora in corso le verifiche con il Garante della privacy, per il via libera definitivo.

In questa logica c’è poi la questione dei controlli a campione. Il decreto del 21 settembre che ha introdotto il green pass sul lavoro dal 15 ottobre li permette. Ma Confindustria in una sua nota interna li sconsiglia. E così le altre organizzazioni delle imprese, da Confartigianato a Confcommercio. Il datore di lavoro è responsabile per quanto riguarda salute e sicurezza sul luogo di lavoro. E se si creasse un focolaio in azienda dovuto al fatto che non si sono controllati uno a uno i green pass dei dipendenti, il datore di lavoro chiamato in giudizio potrebbe dover giustificare la sua condotta.

 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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