Dopo il granchio blu arriva la formica di fuoco che minaccia l'agricoltura

È una delle specie più invasive al mondo e ora è sbarcata anche in Italia, dopo aver già conquistato buona parte del globo: 88 nidi sono stati individuati in Sicilia, in prossimità di Siracusa, sulla costa ionica dell'isola

12 settembre 2023 | 12:49

Dopo il Granchio blu che sta infestando il mar Mediterraneo, ora arriva la formica di fuoco a minacciare l’agricoltura e, anche le apparecchiature elettriche e di comunicazione. La formica di fuoco, una delle specie più invasive al mondo, è infatti, sbarcata anche in Italia, dopo aver già conquistato buona parte del globo: 88 nidi sono stati individuati in Sicilia, vicino Siracusa, e si tratta del primo avvistamento ufficiale per l'Europa. L'allarme arriva dallo studio pubblicato sulla rivista Current Biology e guidato dall'Istituto spagnolo di Biologia evoluzionistica, e al quale hanno collaborato anche l'Università di Parma e l'Università di Catania. Conosciuta anche come formica guerriera, la specie Solenopsis invicta può diffondersi in maniera estremamente rapida, in Italia come nel resto del continente, con impatti notevoli sugli ecosistemi, agricoltura e la salute umana.

La formica di fuoco, danno per gli ecosistemi naturali

Oltre ad apparecchiature elettriche e di comunicazione e l'agricoltura, come ha detto all’Ansa Mattia Menchetti dell'Ibe, che ha guidato lo studio, questa specie di formiche «ha anche un importante impatto sugli ecosistemi naturali: è infatti un predatore generalista, e nei luoghi in cui si insedia causa la diminuzione della diversità di invertebrati e piccoli vertebrati. Inoltre, grazie al veleno contenuto nel loro aculeo e alle colonie che possono raggiungere centinaia di migliaia di individui, possono avere un impatto anche su animali giovani, deboli, o malati».

Formica di fuoco, punture molto dolorose

La formica di fuoco deve il soprannome alla sua caratteristica più nota: le sue punture sono molto dolorose e possono causare anche gravi reazioni allergiche. Sebbene sia originaria del Sud America, si è diffusa rapidamente, spostandosi con il vento e con l'aiuto degli esseri umani, che hanno contribuito attraverso il commercio marittimo e il trasporto di prodotti vegetali: in questo modo la formica è riuscita a colonizzare Australia, Cina, Caraibi, Messico e Stati Uniti in meno di un secolo, mentre l'Europa è riuscita ad evitarla più a lungo del previsto.

Formica di fuoco, 88 nidi in Sicilia

Ma ora l’arrivo in Italia dove in Sicilia i ricercatori hanno trovato 88 nidi in un'area di 4,7 ettari, ognuno abitato da molte migliaia di formiche operaie. Parlando con gli abitanti della zona, gli autori dello studio hanno anche scoperto che le prime punture dolorose risalgono almeno al 2019, quindi l'estensione reale dell'area invasa è probabilmente maggiore. I ricercatori non sono riusciti a determinare come esattamente S. invicta sia arrivata in Italia, ma dopo averne analizzato il Dna hanno concluso che questa particolare popolazione proviene probabilmente dagli Stati Uniti o dalla Cina.

Formica di fuoco, “pericolo” per le grandi città costiere

Lo studio indica che il 7% circa del continente europeo ed il 50% delle città europee ha condizioni adatte alla diffusione della formica di fuoco. «Secondo i risultati del nostro modello ecologico - dice Menchetti - le grandi città costiere sono tra i siti più adatti ad ospitare S. invicta, in Italia come nel resto d'Europa. Questo è preoccupante soprattutto perché queste città sono centri nevralgici per il commercio e molto interconnesse tra loro, e quindi potrebbero consentire alle formiche di diffondersi ancora più velocemente. Inoltre, secondo le previsioni da noi effettuate, con il cambiamento climatico le aree idonee al suo insediamento aumenteranno notevolmente».

Come fermare l’invasione della formica di fuoco

I primi passi per cercare di fermare l'invasione sono già in atto. «È in corso la pianificazione dell'eradicazione ed il monitoraggio della specie da parte della Regione Sicilia - afferma Menchetti - e il team di ricerca ha dato la propria disponibilità nel ruolo di consulente scientifico. La partecipazione dei cittadini nella segnalazione della possibile presenza di S. invicta potrebbe essere un aiuto prezioso per coprire un'area più grande, sia attraverso i canali ufficiali che attraverso piattaforme di Citizen Science».

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Alberto Lupini


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