Una dieta sana e ricca di polifenoli aumenta la resistenza al Covid
Secondo alcune ricerche in ambito italiano, il cibo può aiutare ad aumentare le resistenze contro il Coronavirus riducendo l'efficacia della proteina complice dell'infezione. Il precedente del vino rosso
Si sa che con il Covid 19 o Sars-CoV-2, i modelli adottati di produzione del vaccino, di inoculo e le azioni dirette e indirette post somministrazione, sono state riportate diverse notizie false o tendenziose dettate anche da una prolifica attività di studio e ricerca in tutti i laboratori e facoltà del mondo, più o meno accreditati. La velocità della ricerca e la diffusione hanno contribuito a creare convinzioni diverse. La origine dubbiosa, la variabilità comportamentale e la non conoscenza del virus Covid hanno indotto e inducono a continue valutazioni e analisi, soprattutto anche per certe differenze, più o meno spiegate, fra le tecnologie e i veicoli di somministrazione.
Il ruolo della proteina spike e gli obiettivi dei vaccini
È noto anche che certi vaccini già inoculati a milioni di persone da gennaio 2021 utilizzano l’mRna, cioè il vaccino porta istruzioni alle molecole di acido ribonucleico messaggero che fa produrre alle cellule frammenti di virus che stimolano la produzione di anticorpi specifici. Nel tempo le risultanze sperimentali stanno assumendo sempre più valore, certezza, sicurezza, affidabilità. È sempre più accertato, sperimentalmente, che i Sars-CoV-2 infettano le persone utilizzando la proteina spike come chiave di ingresso nelle cellule vascolari di superficie dove si riproduce. Tutti i vaccini, oggi, puntano a fornire una risposta che blocchi la spike, che così non infetta una cellula dietro l’altra.
Quindi risulta errato dire che si somministra il virus o che si alimenta il virus con la vaccinazione: infatti la spike da sola non produce infezione e tanto meno malattie patogene. Oggi, a distanza dalle prime ricerche, sono sempre più numerosi i contributi della ricerca e sperimentazione scientifica sulle cause, effetti, interazioni, comportamento della malattia Covid, compreso quelli post-vaccinazione e post-malattia superata che possono essere originati solo da una infezione naturale, estranea alla vaccinazione.
Alcune ricerche avanzate, universitarie e di grandi laboratori accreditati, hanno iniziato anche a studiare e analizzare la naturalità e il comportamento generale del virus nel lungo periodo e fuori dai campi delle infezioni trasmesse per contatto. Da qui le ricerche di università di San Diego in Usa, di Xi’an Jiaotong in Cina e in altri Stati del mondo, compreso l’Italia, sulle cause dei danni arrecati dal Covid alle cellule endoteliali vascolari del nostro organismo, sui rimedi, sulle medicine o non-medicine che possono essere rimedi nel lungo periodo, mai alternativi al vaccino, ma coadiuvanti strategici terapeutici di contrasto naturale. Nessuna ricerca accusa la sola proteina spike di causare danni alla salute in modo generale o mirato, anche in concentrazioni infinitesimali nel sangue umano.
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Gli studi italiani sull'assunzione di polifenoli
Fra le ricerche più accreditate e pubblicate su autorevoli riviste mediche e scientifiche, quella sulla tracciabilità delle varianti Covid a cura del CNR italiano (autori G.Campi, A.Valletta, A.Perali, G.Ravagnan, A.Bianconi) vaglia i diversi percorsi di diffusione della pandemia (www.superstripes.net). Come ulteriore contributo sullo studio Covid, interessante risulta l’articolo su Nature e le ricerche sulle funzioni svolte dai polifenoli naturali nelle potenziali cure svolte all’Università di Trento da Fulvio Mattivi, docente di chimica degli alimenti. Studi che avvalorano l’ipotesi, sempre più concreta, che anche una nutrizione guidata possa nel tempo essere un inibitore della proliferazione virale, compreso la gamma dei virus influenzali. Gli studiosi asseriscono che il glucoside naturale del resveratrolo denominata “polidatina”, vista la sua biodisponibilità in alcuni alimenti naturali, sia un inibitore della tirosin-chinasi e potrebbe essere un presidio preventivo per persone professionalmente esposte a rischio di contagio.
Lo spunto viene dal vino rosso
A conferma e a integrazione, ecco apparire in questi giorni sulla rivista Biomolecules (If 4.68), i risultati della ricerca “Interference of Polydatin/Resveratrol in the ACE2:Spike. Recognition during COVID-19 Infection. A Focus on Their Potential Mechanism of Action through Computational and Biochemical Assays”. La ricerca si basa sull’incidenza che può avere l’assunzione quotidiana di polifenoli negli alimenti e bevande quale difesa preventiva dell'infezione da Covid, prendendo spunto dai già noti benefici effetti salutari contro le infezioni virali che attaccano l’epitelio vascolare ell’organismo umano grazie alla polidatina, presente nel vino rosso: comunemente noto come “France Paradox”. Il glucoside reagisce sia con le spike proteine del virus sia con il recettore ACE 2 delle cellule inibendo la loro interazione. Secondo i ricercatori, fra cui Giampietro Ravagnan, ricercatore del IFT -T area di Tor Vergata, il blocco e/o l’impedimento della interazione fra proteina scatenante il virus e la ricettività agevolata della cellula può ostacolare il processo infettivo creato all’interno di ogni singolo organismo.
La nascita dell'Italian Paradox
I ricercatori ricordano che il cibo non è un farmaco, ma molte sono le proprietà preventive, alienanti e coadiuvanti positive sulle infezioni da virus - in generale - da parte delle molecole di stilbeni presenti nelle piante come le fitoalessine, prodotte da molte piante - soprattutto dalla vitis vinifera - come autodifesa contro attacchi virali patogeni crittogamici o fungini. «Il percorso della ricerca - commenta Giampietro Comolli - è sicuramente lungo, difficile, abbisogna di prove continue e reali prima di arrivare a definire un metodo e un modello di assunzione diffuso, sicuro e sanitariamente autorizzato ma il canale è stato aperto e ben avviato, da quanto sembra, soprattutto grazie alle ricerca di studiosi e docenti italiani. Se sono rose fioriranno. Si potrebbe ipotizzare un “Italy Paradox” del terzo millennio, quale modello nutrizionale da assumere nel tempo contro le patologie virali. La malattia virale infatti si differenzia anche nella sua variabilità continua e nello ampio spettro temporale di vita e di attacco per cui una terapia di biosintesi naturale coadiuvante può essere un supporto di lungo periodo soprattutto verso le patologie latenti minimali sublimali di chi è portatore magari sano o magari senza manifestazioni importanti».
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Alberto Lupini
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