Dopo gli
annunci pirotecnici, con previsioni e stime a cifre monstre, il giorno della quotazione di
Deliveroo sulla Borsa di Londra si è rivelato un mezzo
fallimento. Certo, la piattaforma di
food delivery ha comunque raccolto 1,5 miliardi di sterline per una capitalizzazione di 7,59 miliardi. Ma si tratta comunque di un risultato deludente, con il titolo che è arrivato a perdere anche il 30% del suo valore (pari a 3,9 sterline per azione) nelle prime ore di
contrattazione.
Il fondatore di Deliveroo, Will Shu presenzia la quotazione della società in Borsa
Dubbi sulla struttura dell'azionariato
Diversi gli elementi che hanno pesato sulla fredda accoglienza del
mercato. In primo luogo, c’è una questione tecnica che ha a che vedere con la struttura dell’
azionariato formata da due classi di azioni. Una modalità che consentirà al fondatore
Will Shu di mantenere il controllo della compagnia pur detenendo solo il 6,3% del capitale. Le azioni di classe B, ognuna delle quali varrà per 20 voti, sono tutte nelle tasche del fondatore, mentre le azioni di classe A, che varranno un voto ciascuna, saranno distribuite ai sottoscrittori. Così Shu manterrà il 57,5% dei
diritti di voto per tre anni dalla quotazione, quando tutte le azioni di classe B saranno automaticamente convertite in titoli di classe A.
Contratto rider, fra accordi e proteste
Secondariamente, il tema del
contratto di lavoro dei rider renderebbe difficile investire in Deliveroo e rispettare i principi di sostenibilità con cui sempre più operatori dirigono le proprie operazioni. Tema che in Italia, per esempio, ha toccato i suoi picchi negli ultimi giorni con il
primo accordo fra Assodelivery e sindacati per uno schema di contratto subordinato,
la decisione di Just Eat di regolarizzare 4mila fattorini e le proteste dell’
Ugl (sindacato di base) a favore del contratto autonomo.
Il delivery è un mercato in espansione
Nonostante ciò, Deliveroo ha bisogno di
capitali per continuare a crescere e
portare online il mondo del cibo. Il
trend del cibo a domicilio, d’altronde, era ben marcato già prima della pandemia, evento che non ha fatto altro che accelerare (causa confinamento domestico) l’adozione di soluzioni digitali. «Ci sono 21 occasioni di
pasto in una settimana se si considerano i tre momenti principali di una giornata (colazione, pranzo e cena,
ndr). Adesso, meno di una di queste 21 operazioni commerciali avviene online. Noi siamo al lavoro per cambiare questa dinamica. Continueremo a investire in innovazione per migliorare ulteriormente il nostro marketplace principale per i consumatori, i ristoranti, i supermercati e i rider», ha comunicato l’azienda in una nota.